

Nell'ipotesi che ci venisse un giorno o l'altro affidato
l'incarico di abbozzare un profilo della Città di To–
rino, analizzata e descritta quale elemento «pilota»
nella genesi di un costume etico-politico moderno, ti–
picamente settentrionale ed italico ad un tempo, pen–
siamo che nostra prima preoccupazione sarebbe il re–
digerne una « mappa ideale », individuandone uno de–
gli essenziali punti di riferimento proprio nel suo
Palazzo Civico. E, infatti, se risulta ormai universal–
mente accertato, ad esempio, che parlamenti e gior–
nali costituiscono forse i due più dinamici elementi
dell'evoluzione sociale e politica dell'occidente euro–
peo, scavando in profondità nelle vicende del seicen–
tesco edificio, verremmo a scoprire non senza sorpresa
come all'ombra di quelle mura che videro, il 9 feb–
braio 1848 sprizzare la prima scintilla del rinnova–
mento costituzionale subalpino, e quindi italiano, fos–
se comparsa quasi tre secoli esatti innanzi (il primo
febbraio 1645), la più antica «gazzetta» stampata
e divulgata a Torino, e certo una delle più antiche
dell'intera penisola. L'avevano preceduta in questo
campo Firenze nel 1636, Roma nel 1640, seguite nel
'4 1 e nel '42 da Milano e da Genova.
Ideatore e realizzatore di tale gazzetta intitolata
I suc–
cessi del Mondo
(e per « mondo» si ha qui ad inten–
dere l'Europa, Turchia compresa), era stato un sacer–
dote, Pietro Antonio Socini, che ne aveva ottenuto
(15 gennaio 1645) dalla prima Madama Reale, Cri–
stina di Francia, Duchessa Reggente, il « privilegio»
unito al compenso annuo di lire mille d'argento.
Il foglio usciva bisettimanalmente, di mercoledì e di
sabato, valendosi di una tecnica di diffusione assai
rudimentale, che non risulta che fosse collegata con
alcun servizio postale per il recapito a domicilio ad
eventuali abbonati. I lettori dovevano perciò andar–
selo a procurare personalmente all'« ufficio» di distri–
buzione: la
libreria del Manzolino vicino al palazzo
di città.
Colorando con la fantasia quest 'ultima precisazione
topografica, di per sé insignificante, relativa all'ubi–
cazione della bottega del Manzolino, (quasi tu tti i
librai, infatti, tenevano banco anticamente sotto i
portici di Piazza delle Erbe), e ponendoci, poscia, a
sfogliare, qua e là a casaccio le annate de i
Successi ,
ogni notizia che per avventura ci sia dato d'incontrare
intorno alla nostra
Curia maxima
suscita in noi un'e–
co strana e sottilmente inquietante come se ci giun–
gesse dalle labbra di un antenato redivivo.
Il
gazzettiere secentesco
In data 11 giugno 1659, ad esempio, vi si legge:
«
Questa Città di nome e di opere Augusta havendo
voluto accompagnare la magnificenza delle moderne
fabbriche di questa Metropoli con un palazzo per il
Consiglio corrispondente al di lei decoro e alle gene–
rosità dei suoi Consiglieri e amministratori ne ha
intrapreso la struttura su le fondamenta dell'antico
demolitosi a bello studio per ravvivarlo di forma, di
ampiezza, di architettura e vaghezza più speciosa e
scelto per giorno da inserire fra l'eternità la lapide
della memoriale iscrizione (scherzo della fenice de–
gl'ingegni assai di fama preconizzato dal conte cava–
gliere di gran Croce Abbate d. Emanuele T esauro)
quella della decorsa annuale solennità del Miracolo
dell'Augustissimo Sacramento che si celebrò venerdì
40
Il Polo%%o
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