

dipinti di passaggio da una Galleria al–
l'altra in una ripetizione spesso stucche–
vole. Fino a oggi, comprese le antologie
surrealiste alternate di tanto in tanto al–
la Biennale di Venezia, l'attuale mostra
di
T
orino ci sembra la migliore per qua–
lità e scelta: diciamolo francamente, per–
sino migliore delle più qualificate mo–
stre di Parigi e altrove
» .
Rinascita
Roma
Anton io Del Guercio
«La mQstra curata da Luigi Carluccio
a
T
orino per gli ((Amici torinesi dell'ar–
te contemporanea" (Le Muse inquie–
tanti, Maestri del Surrealismo) è senz'al–
tro attuale: nel senso che è attuale (e
da diversi anni) una discussione attorno
al surrealismo, alla sua fertilità nella sua
fase storica (tra il
1925
e la vigilia del–
la seconda guerra mondiale) , alle sue
interne diramazioni (e contrasti), ai
suoi precedenti (in particolare quello
dadaista), alla sua incidenza diretta o
indiretta in tutti gli svolgimenti nella
fase dagli anni della guerra ad oggi so–
no ai nostri giorni. Di tutta questa va–
sta materia, Carluccio ha affrontato qui
gli aspetti decisamente storici, sia rela–
tivamente al movimento surrealista nei
suoi anni di più intensa vitalità, sia re–
lativamente ai precedenti vicini e lon–
tani. Una mostra stimolante, che pre–
senta una versione critica della linea
dell'inquietudine che, proprio per essere
discussa al suo livello di proposta glo–
bale, esige di essere letta in tutte le sue
implicazioni di metodo e di posizione; e
ho cercato, fra tali implicazioni, di sot–
tolineare le più utili per una discussio–
ne, cioè quelle sulle quali da parte mia
vi era dissenso
».
L'Unità
Milano
Mario De Micheli
«Non è perciò un solo filo quello che
si svolge da un quadro all'altro, spesso
anzi i fili che si raccolgono e si dipa–
nano da un'opera all'altra sono molte–
plici, s'infittiscono, e s'aggrovigliano:
analogie stilistiche, affinità e segrete
corrispondenze, influenze reciproche si
possono constatare in un gioco costante
ed eccitante. Ne viene fuori in tal modo
una mostra carica di suggestioni criti–
che, con una serie di pause, di
((
slarghi"
poetici di rara intensità: gli
Anemoni di
mare
di Redon,
Mistero e malinconia
di una strada
di De Chirico,
Madre e
figlio
di Carrà,
Paesaggio al germoglio
di grano
di Ernst,
Il risveglio della si–
rena
di Scipione,
Il cavallo del circo
di Picasso,
I giardini dell'estate
di Ma–
gritte,
L'Angelo ribelle con luna bianca
di Licini,
Beller imperatore delle mo–
sche
di Lam,
Studio per figura umana
ai piedi della Croce
di Bacon. Ma la
citazione potrebbe ' essere più lunga
senza difficoltà . Ciò che appare deci–
sivo comunque, in questa mostra, è la
straordinaria estensione delle possibilità
espressive di tutti questi maestri del–
l'invenzione fantastica. Neppure il sur–
realismo di più stretta osservanza fu un
movimento univoco, programmatico, cri–
stallizzato in una serie di regole stili–
stiche. Sembra quindi che la restituzione
della totale libertà dell'artista sia un po'
il denominatore comune di tutta la ras–
segna: una libertà intesa come esercizio
dello spirito contro ogni forma di mor–
tificazione, come espansione delle ragio–
ni più intime del!'essere contro l'azione
alienante d'ogni giorno. Non è dunque
inattuale questa mòstra. Anzi. Essa sol–
leva problemi tuttora aperti e vivi, su
cui non si può fare a meno di riflettere
».
Corriere della Sera
Milano
Dino Buzzati
«Deve essere stata una grossa fatica
mettere insieme una simile esposizione,
che allinea oltre duecento opere appar–
tenenti a musei e collezionisti per lo
più stranieri, anche americani. Ci sono
dei pezzi che si sono dovuti assicurare
per oltre cento milioni. Il segretario, e
ordinatore, il critico Luigi Carluccio, au–
tore anche del catalogo ha diviso il ma–
teriale in due sezioni: la prima, al pian–
terreno, comprende la lunga vigilia,
quando il surrerJlismo non era stato an–
cora ufficialmente battezzato e qui risa–
liamo da Moreau a Fiissli, da Odilon
Redon al De Chirico appunto metafisico
degli anni Dieci, da Duchamp al primo
Max Ernst; la seconda, al primo piano,
illustra gli sviluppi più notevoli della
scuola dopo il
1924,
anno in cui il mo–
vimento fu codificato dallo storico ma–
nifesto di André Breton e, attraverso
De Chirico e Max Ernst degli anni Ven-
Magritte:
«
Il doppio segreto»
(1928)
ti, Masson, Picasso, Picabia, Savinio,
Tanguy, Mirò, Oelze, Léonor Fini, Ita–
lo Cremona, Delvaux, Brauner, Magrit–
te, Dorotea
T
anning, Dalì, arriva fino
a Lam, Gorky, Sutherland, Bacon e Gia–
cometti, artisti che in qualche modo si
possono ancora far rientrare nella biz–
zarra famiglia
».
La N azione
Firenze
Umberto Baldini
« Perché una mostra valga la pena di
essere allestita occorrono almeno due
elementi di base ai quali in nessun ca–
so si dovrebbe minimamente rinunciare.
Un'idea chiara e logicamente strutturata
e sostenibile e pezze d'appoggio per quel–
l'idea, cioè dipinti o sculture, non solo
pertinenti ma soprattutto di qualità ri–
levante. Sembra un discorso ovvio, sem–
plice e di altrèttanto ovvia e semplice
attuazione . E invece non è così. Troppe
mostre sorte anche da cattedre illustri
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