

Uno lIIoterio inconsueto e suggesti"o, legato oll'esp.·essione
e allo stru.uentoli%%o%ione
di
un'epoca
e
di
uno società che sto profondolllente trasformandosi
La stagione artistica 1967-68 si
è
iniziata
in Torino con un fervore di iniziative
in cui sempre maggiormente si fa sensi–
bile l'esigenza di attuare una selezione
qualitativa degna delle tradizioni della
città, e tale da continuarle e svilupparle
con rigore di senso critico e responsa–
bilità culturale in ordine alle esperienze
più avanzate del gusto contemporaneo.
Alle iniziative degli organi ufficiali come
la Civica Galleria d'Arte Moderna ven–
gono sempre più spesso affiancandosi pa–
rallele attività di sodalizi culturali e di
private gallerie secondo linee di scelta
che, pur sorgendo dall'attività indivi-
duale di singole personalità o di gruppi,
non appaiono disordinate e contradditto–
rie, ma confluenti nel completare il pa–
norama informativo di cui
il
pubblico
colto - sempre più vasto al di là di ogni
differenziazione di classe od interessi spe–
cifici
~
si dimostra interessato. Proprio
il
fatto che per raggiungere questa orga–
nicità di formazione non occorra pianifì–
carla d'autorità, ma vi possa liberamente
giocare l'inventiva o l'interesse legittimo
di chi promuove questa o quella manife–
stazione senza che il livello generale sca–
da di qualità o di coerenza, dimostra la
maturità raggiunta a Torino da parecchie
fra le associazioni o le imprese private
che operano in questo campo reso così
delicato dal necessario intrecciarsi delle
esigenze di cultura e degli interessi eco–
nomici. E ci sem'bra .cosa confortevole.
È
nel quadro di questo complesso gioco
di fattori che va valutata l'iniziativa del–
l'associazione culturale «Nuovi Incon–
tri» e della galleria d'arte «Martano»
di portare nella nostra città quell'insieme,
imponente per numero di pezzi e per la
qualità di molti di essi che un geniale
imprenditore vetrario veneto Egidio Co–
stantini ha costituito, chiedendo ai mag–
giori maestri dell'arte contemporanea, da
Pablo Picasso a Max Ernst, da Marc
Tobey a Lucio Fontana, da Arman a Ca–
pogrossi, dalla Tanning a Le Corbusier,
ecc.,
di
operare in una materia per essi
inconsueta e suggestiva quale la pasta
di vetro.
I risultati sono stati eccellenti e spesso
stupefacenti, ma la portata dell'iniziati–
va va oltre l'occasione offerta a taluni dei
maggiori artisti contemporanei di aggiun–
gere qualche nuovo pezzo alla loro at–
tività, anche quando si tratti di pezzi di
altissimo valorè, perché essa in realtà
investe tutto
il
problema dell'impiego di
un materiale sinora legato all'espressione
'iq