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si sono imbastardite nella esposizione

pratica dell'idea iniziale per quel voler–

si legare (ahimè troppo cattedratico) al–

l'interesse filologico in se stesso fino a

sortirne noiose. Ecco allora il disagio del

pubblico e anche, al di là di esso, certo

caotico arrovellarsi accademico della cri–

tica che sembrano fatti apposta per de–

cretarne addirittura l'inutilità e l'incon–

cludenza. Andrà perciò, a questi lumi

di luna, tantopiù dato rilievo e gran

merito agli amici torinesi dell'arte con–

temporanea

-

che hanno in Marella

Agnelli un'attiva e acuta presidente -

e al Museo civico di Torino

-

cui fa

capo Luigi Mallé

-

che sono stati ca–

paci di mettere insieme ancora una vol–

ta (con la chiarezza che li distingue)

una mostra valida sotto ogni aspetto,

godibile in ogni senso, puntuale e so–

prattutto affascinante come poche pro–

prio per la splendida realtà delle cose

che presenta

».

Il Resto del Carlino

Bologna

Giuseppe Raimondi

«La mostra dunque, veramente straor–

dinaria, ha adottato come insegna di in–

dicazione critica il nome di Giorgio De

Chirico, ed è intorno all'opera del mae–

stro della ((metafisica pittorica" che si

prolungano le ricerche che hanno con–

dotto il disegno, il programma estetico,

ai quali l'ideatore della mostra, Luigi

Carluccio, si è attenuto per realizzare

la mostra medesima. Attuando, cioè, un

prolungamento storico verso le anticipa–

zioni artistiche (il preromanticismo eu–

ropeo, come si diceva) di questo prin–

cipio di una arte indirizzata alle crea–

zioni pittoriche motivate da un ordine,

che si aggira intorno alle suggestioni del

fantastico, come segno di rottura dai

vincoli del naturale e del classico; men–

tre, dopo avere incluso i fatti della me–

tafisica e del surreale, si estende verso

le ricerche più vicine alla nostra epoca

».

Gazzetta del Popolo

Torino

«Il titolo non vuol dire che la mostra

è una mostra della Scuola Metafisica, o

una mostra di De Chirico.

((

Le Muse

inquietanti" neppure figurano nella mo–

stra, perché impegnate con il complesso

della collezione Mattioli della quale fan–

no parte in un giro di mostre nei musei

americani. VuoI dire qualcosa piuttosto

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diverso, come è subito chiarito dal sot–

totitolo ((Maestri del Surrealismo". Ma

una specie di intrigante equivoco conti–

nua il suo giuoco di suspense perché,

bisogna precisare, la mostra non è una

mostra del Surrealismo, ma una raccolta

di opere che attorno al nucleo sostan–

ziale del Surrealismo storico, quello co–

dificato dai manifesti di Breton .a par–

tire dal

1924,

intende mettere in luce

quegli elementi dell'arte del nostro tem–

po che, se trovano nell'opera dei sur–

realisti la loro espressione più acuta e

programmaticamente codificata, hanno

però molti riscontri in altri artisti, in

altri movimenti ed in altre epoche. Il

Surrealismo nel quale hanno militato

molti artisti che figurano nel gruppo ri–

stretto dei

((

maestri" dell'arte d'oggi, tro–

va le sue immediate premesse nell'azio–

ne dei Dadaisti che poi confluirono nel

movimento avviato da André Breton

».

Klee:

«

Il ventriloquo sullo stagno» (1923)

Gazzetta di Mantova

Mantova

Renzo Margonari

«

...

se scrivessi che questa è la mostra

più bella che ho visto da sempre, che

è l'unica che ho visitato e rivisitato rim–

piangendo di non poterla visitare an–

cora, che la scelta delle opere è stata

condotta per quanto riguarda la qualità

con un rigore assoluto, che non c'è un

quadro esposto il quale non sia un se–

lezionato capolavoro, che basterebbero

due quadri come

La vestizione della

sposa

di Max Ernst o

Il regno delle

luci

di Magritte (uno dei più grandi ca–

polavori di tutta la storia dell'arte) per

far perdere a chiunque capisca cos'è pit–

tura il proverbiale distacco critico ...

».

" Giornale d'Italia

Roma

Luciano Bertacchini

«La scelta stringata, senza amplessi ai

molti contemporanei impegnati in ten–

denze surrealistiche, la chiusura ermeti–

ca verso i parenti più o meno prossimi

dell'arte fantastica, tornano tutte a cre–

dito della mostra, della sua chiara im–

postazione storica. Non deve essere sta–

to facile, in un ambiente come quello

piemontese, prodigo di movimenti di

estrazione surreale, il taglio netto con

pittori già affermati, con raggruppamen–

ti forti dei loro manifesti, ma le

((

Muse

Inquietanti" non hanno lasciato posto a

seguaci e neofiti; l'autorità dei

((

maestri"

pur lasciando porte aperte ed orizzonti

da esplorare, ha conservato un proprio

rigoroso, intatto dominio. Una sintesi,

del resto desiderata dall'acuta, intelli–

gente opera di Luigi Mallé, direttore

della civica Galleria che ospita la mo–

stra (è sua la presentazione che sul ca–

talogo precede lo studio critico di Car–

luccio) intesa ad individuare le origini

di tante odierne, ricalcate inquietudini

».

Oggi

Milano

Renzo Biason

«

La mostra ha un filo conduttore, parte

dai precursori e arriva agli epigoni, con

una serie di piccole e scelte ((personali".

E c'è anche il dichiarato proposito di

inserire nel movimento

((

momenti e ar–

tisti di solito proposti con altre etichet–

te"; quali, ad esempio, Licini e Scipione.

E di riproporre all'attenzione artisti an–

cora poco noti, epperò validi, come il

torinese Italo Cremona. Si comincia dal

zurighese Fiissli e attraverso Gustave

Moreau e Arnold Bocklin si arriva al

francese Odilon Redon (Bordeaux 1840

- Parigi

1916),

un personalissimo e raf–

finato pittore e litografo. Le opere di

De Chirico comprendono l'arco di tem–

po tra il 1910 e il

1929,

quelle di Car–

rà vanno dal

1917

al

1918,

di Duchamp

dal

'23

al

'42,

di Picabia dal '20 al '24,

di Ernst dal

'19

al

'48,

di Klee dal '20

al

'34,

di Arp dal

'17

al

'36,

di Bre–

ton dal

'26

al '30, di Savinio dal

'26

al

'46. Seguono Brauner, Scipione, Picas–

so, Licini, Chagall, Cremona, Magritte

(opere dal

'26

al

'63),

Delvaux, Dalì

(opere dal

'29

al

'38),

Tanguy, Mirò

(opere dal

'24

al

'39),

Gorky, Lam,

Sutherland, Bacon; e naturalmente, mol–

ti altri

».