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LA CFI.FBRAZIONE DFI V ANNUALE DFI I A MARCIA SI? ROMA

gli Avanguardisti, attrae nella sua corrente ir­

resistibile e trascinatrice le donne e i fanciulli,

penetra nelle famiglie ed in ogni manifestazione

vitale del popolo. Nessun movimento storico fra

i più diffusi aveva operato questo miracolo. 11

Fascismo non è un Partito politico principio e

fine a se stesso, ma una nuova civiltà che, per­

fezionandosi coi nuovi purissimi apporti, auto­

maticamente espellerà le residuali tossine ancora

annidate nel nostro troppo generoso organismo !

« L’ora che attraversiamo non è scevra di

asperità e di sacrifici. E il Governo sotto la

guida del Capo ha fatto e fa il suo dovere,

il popolo fa mirabilmente il suo. Il Governo

ha provveduto e provvede economicamente e

finanziariamente con ogni fermezza e con ogni

energia. Il Duce ha tolto agli Italiani il vezzo

antico dell’ottimismo e di prendere allegramente

e alla leggera la vita, il Duce che vuole gli

Italiani siano forti, non gaudenti, ci ha am­

monito, dal giorno che ingaggiò con la rivalu­

tazione della lira la battaglia economica della

Nazione, interpretando la volontà del popolo

italiano, sempre generoso e idealista, che sa­

rebbero venute ore difficili e serie. Ebbene, Mus­

solini non trema, non impallidisce, non indie­

treggia mai. L’Italia che è tutt’uno col suo Duce,

non trema, non impallidisce, non indietreggia.

Ed è pronta a tutti gli ulteriori sacrifici che le

saranno chiesti per la salute la grandezza del

popolo e dello Stato. Solo i popoli economi-

camante stretti dai bisogni e pungolati dalle

necessità, che hanno per loro legge il sacrificio,

sono forti e destinati alla vittoria! Lo sappia

l’antifascismo di tutti i paesi, che privo della

luce di un’idea che si possa misurare con la

nostra è destinato a soccombere ed a perire in

ragione diretta del trionfo in estensione e in

profondità della nostra rivoluzione.

•Camicie Nere Torinesi!

— Benito Mus­

solini pur ieri scrivendo così ci ammoniva:

<

"A cinque anni di distanza, nessun fasci-

" sta si illude chr

il

compito sia finito o vicino

" a finire. Bisogna dirsi e dire che non avremo

" mai un anno di riposo ; che il 1928, Anno VI,

” non sarà meno irto di difficoltà e di pro-

" blemi dell*Anno V . Ma questo è bene, per-

" che ci tiene svegli e affina tutte le nostre ca-

" pacità " ».

«Oggi 30 ottobre 1927, celebrando il V

annuale della Marcia su Roma, eleviamo com­

mossi e reverenti i nostri indomiti gagliardetti

e i nostri moschetti alla memoria dei nostri

gloriosi Caduti, martiri ed apostoli dell*idea.

Riandiamo alle origini, ritorniamo ai principii

in cui è sempe la salute e la vita. Oggi è la

festa della fede e dello spirito fascista, che qui

celebriamo e riaffermiamo nel giuramento di

fedeltà al Duce invitto, al Re vittorioso .

L’ imponente corteo

Il discorso del Ministro che nei punti più

salienti è stato accolto da vivissimi applausi, è

stato salutato alla fine da entusiastiche accla­

mazioni mentre le bandiere si agitano in segno

di saluto e le musiche intonano gli inni patriottici.

Il Ministro scende dal palco ed in automobile

si reca in Piazza Castello passando lungo via

Po, fra una foltissima fiumana di popolo clamante.

Dinnanzi al Palazzo della Prefettura è eretto

il palco d’onore sul quale sventolano due ori-

fiammi e sullo sfondo rosso spicca il gonfalone

della Città a guardia del quale stanno i val­

letti ed i Corpi armati municipali. Gruppi di

ufficiali dell’Esercito e della Milizia attendono

presso il palco. Alle 10,30 precise giunge il

Ministro accompagnato dalle Autorità. Si inizia

immediatamente il corteo. Passano per prime

ordinatissime le Legioni della Milizia, i Balilla,

gli Avanguardisti, i Circoli Rionali, e segue

la lunga colonna delle Federazioni Sindacali.

Subito dopo i Sindacati Fascisti, fanno ingres­

so in Piazza Castello le Comunità Artigiane

ed il Sindacato degli Agricoltori. Chiudono la

sfilata che è stata sempre accompagnata da inni

fascisti suonate da numerose bande di Torino

e della Provincia, le Sezioni del Dopolavoro.

Quando l’on. Ciano lascia la piazza, la folla

lo fa segno a calorose acclamazioni.