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TFOFILO ROSSI

il Re e lo volle Commissario generale per

1*Esposizione di Arti decorative a Parigi.

Allorché nel 1924, già colpito dal male,

presentava le proprie dimissioni, il Duce

gli telegrafò : « Respingo tue dimissioni.

Esposizione avrà luogo tra un anno. 1 la­

vori preparatori possono essere compiuti

tuoi diretti collaboratori. Rinnovo fervidi

auguri e ti prego credere ai sensi della mia

cordiale fraterna amicizia ».

* * *

1

frutti della Sua appassionata applica­

zione letteraria. Scrisse in collaborazione

con L. C. Bollea :

Echi quarantotteschi di

vita torinese,

e con Ferdinando Gabotto •

Le giornate di settembre a Torino nel

1864.

Come presidente della Società Storica Sub­

alpina, in data del 1911 pubblicò nel «Bol­

lettino » uno studio che preludeva al primo

volume della

Storia di Torino

(scritto insie­

me col Gabotto) che vide la luce nel 1914

e potè toccare soltanto il secolo decimo-

quarto. Col professor De Magistris diresse

la rivista storica «Il Risorgimento Italiano»

con importanti e inediti studi sulle carte di

Camillo Cavour, sulle Memorie di Mas­

simo d ’Azeglio, sulla politica estera pie­

montese del ’48-’49, sul principe Napoleo

ne. Ultimi sono i due volumi scritti col De

Magistris :

La rivoluzione piemontese del

1821. Pronunziò magistrali discorsi in com­

memorazione di illustri estinti e, pur nei

dolorosi mesi della malattia, continuò gli

studi prediletti, sicché la morte gli ha inter­

rotto un lavoro iniziato sulle carte del pa­

triota Augusto Ribotty di Mollières.

* * *

Non appena spentosi, tra i primi a visi­

tare la salma dell’Illustre Uomo furono

S. A. R. il Duca d ’Aosta, il Prefetto della

Provincia generale De Vita, il conte Di Ro-

bilant segretario provinciale del Fascio, il

nostro Podestà ammiraglio di Sambuy, il

Comandante della Divisione Militare, i rap­

presentanti dell'Unione Industriale, ecc.

Il 3 Reggimento Alpini, cui il compian­

to Rossi aveva appartenuto, quale ufficiale

della milizia territoriale, sollecitò l’onore

di far vegliare la spoglia dai propri uffi­

ciali e di far trasportare la bara dai sottuf­

ficiali.

Infinite le condoglianze pervenute dalla

Casa Reale, dal Cardinale Arcivescovo di

Torino, dal Governo, dalle due Camere,

da Municipi, Istituti, Enti pubblici, Asso­

ciazioni private e singole personalità :

Il Duce aveva così telegrafato :

« Partecipo vivamente al dolore per la

perdita del senatore Teofilo Rossi. Ricordo

che egli* fu mio collaboratore nel Governo

dopo la Marcia su Roma e ne apprezzai le

doti preclare di civismo, di dottrina, di la­

voro. Ne rimpiango la fine. —

F.to

:

Mus­

solini

».

L’on. Tomaso Tittoni, presidente del

Senato, inviò un dispaccio, dichiarandosi

« profondamente addolorato per la scom­

parsa dell'illustre e amato collega, bene­

merito cittadino e parlamentare ».

L’on. Casertano, presidente della Came­

ra dei deputati, riconobbe nel suo telegram­

ma, trattarsi di « sventura che priva l’Italia

d'un cittadino che ha dato per tanti anni

alla Patria singolare esempio di altezza mo­

rale » per cui « la Sua memoria resterà cara

e venerata perennemente ».

I

funerali, svoltisi a spese dello Stato

con larghissimo intervento di rappresen­

tanze e di popolo, raggiunsero un’impo­

nenza straordinaria.

La commossa ed eloquente manifesta­

zione espressa dall’interminabile corteo sfi­

lante tra i negozi chiusi per lutto cittadino,

dice, meglio d ’ogni altra parola, quanto

sia sentito dai torinesi il vuoto non facil­

mente colmabile lasciato dalla morte del

conte Teofilo Rossi.