

DI
NOSTRADAMUS E DI UNA SUA POCO NOTA ISCRIZIONE
giuoco simile ad altri di cui si vale frequentemente
Nostradamus nell'esposizione delle sue profezie, po
trebbe costituire, nei riguardi dell’iscrizione, un nuovo
elemento, non necessario, in favore della sua auten
ticità, autenticità che non sarebbe certo menomata
qualora fosse stata invece l’iscrizione (io mi chiamo
la Vittoria...) a dare il nome alla località.
In difetto di notizie e di documenti, sul soggiorno
torinese di Nostradamus non si può dire di più di
quanto laconicamente dice l’iscrizione. La data, 1556,
unico spiraglio aperto nel mondo di allora, ci mostra
il più disgraziato periodo di storia locale.
1556 (5). Anno di angoscia per i Torinesi: la
tregua di Vaucelles, concordata fra Spagnuoli e
Francesi dopo la sconfitta subita sotto Santhià dalle
truppe del Duca d’Alva, e la resa di Volpiano, con
ferma e consolida il dominio francese che da venti
anni grava sul Piemonte e su Torino.
La Città, mutilata all’atto dell’occupazione, dei
quattro fiorenti sobborghi sorti esternamente alle
sue porte, uno dei quali, chiamato Colleasca, sorgeva
nella località dell’attuale Campidoglio, a breve di
stanza dal Morozzo, è ridotta a poco più di un grosso
borgo rozzo e turbolento, a mala pena contenuto
nella cintura fortificata costruita attorno al peri
metro romano. Travolta dalla fatai decadenza che
disgrega le istituzioni civili e culturali in ogni terra
soggetta a straniero dominio, l’Università, in altri
tempi celebre nel mondo degli studi, languisce diser
tata da professori e studenti.
Torino, insensibile alle adulazioni, incurante dei
privilegi che il Sovrano francese le accorda, vive di
memorie e di speranze, e focalizza il suo amore, la
sua volontà e la sua tenacia verso Emanuele Filiberto
Testa di Ferro, il giovane Principe audace e generoso
che in terra d’esilio lotta instancabile per ricon
quistare alla Dinastia lo Stato perduto, e ridare al
suo popolo pace e prosperità.
Il contado circostante la città, malgrado le incur-
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(I pilaalrial cd il cancello neonati ralla il rada della Pellet-ina, aoao
ponti In realtà avi terreno della proprietà Moroxso, p ria » del ponti
cello che porta «Uà strada della Pettorina)
sioni ed i saccheggi operati dalle contendenti solda
taglie franco-spagnuole, ed il frequente flagellar di
carestie e pestilenze, è soggiorno estivo assai ricer
cato dai ricchi, nobili e borghesi, attratti dalla
vaghezza del sito, ed è costellato di comode costru
zioni civili abbellite da giardini e da parchi.
Una di esse, la villa la Vittoria, l'attuale Cascina
Morozzo, ospita nell'anno di grazia 1556 il dottor
Michele Nostradamus, già celebre come medico, e
più ancora come astrologo profetizzante...
Costruita come le antiche ville vicine (Giubilino,
Milanina) colla facciata a sud, su di un rialzo di
terreno dovuto al caratteristico terrazzamento geolo
gico verso il torrente Dora (6), e strapiombante per
alcuni metri sul canale della Pellerina (7), in una zona
allora rustica ed accidentata, densa di boschi ed
abbondante di cacciagione, era riunita alla città,
distante circa tre chilometri, da strade solitarie, e
certamente servita da qualche via vicinale della
Strada antica di Collegno, e forse dalla strada della
Pellerina: il magnifico sfondo della catena alpina
dominata dalla piramide del Viso, accentuava l’au
stera severità e la multiforme bellezza del paesaggio
e rendeva più suggestiva la calma solitaria del luogo.
Coi tempi, variarono pure le fortune e le attribu
zioni del Morozzo (8).
Al principio
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oo, nella villa di riposo cinque
centesca, trasformata in fattoria, il proprietario
Sig. Colla aveva impiantato una
bigattièra
per l’alle
vamento dei bachi da seta: essa costituiva un vanto
ed una curiosità locali, ed il Pandetti (9) ne consiglia
la visita al forestiero desideroso di istruirà.
Ora fl graduale estenderai della Città e l’inces
sante sorgere di vasti opifici e di alte e modernissime
case d'abitazione, hanno cambiato fa»*™ » e carat
tere alla regione.
Il parco ad il giardino deOa cascina Morozzo già
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