

P E R T IN A C E , IM P E R A TO R E SU B A L P IN O
La assunzione al trono di Pertinace voluta dal
l'onnipossente Leto doveva naturalmente significare
aperta reazione ai sistemi di Commodo e ritorno ai
sistemi degli Antonini di Commodo predecessori: e
Pertinace, assunto il titolo nella forma
lmperator
Caesar P. Helvius Pertinax
.-f
ugustus tribunicia po-
testate, consul I I , ponti/ex maximus, pater patriae,
princeps senatus,
forse vi aggiunse anche il sopran
nome di Antonino: e se anche questo soprannome
deve essere ritenuto una falsificazione, è certo che il
suo programma di governo lo presupponeva in certo
modo. La prima volta che diede la parola d ’ordine
alle truppe, scelse «
militemus
», annunciando quindi,
implicitamente, una rigida restaurazione del costume
militare; fece abbattere le statue di Commodo, invitò
nuovamente a banchetto, ripristinando usi trala
sciati dal suo predecessore, i magistrati e i maggio
renti del senato, imponendo tuttavia rispetto alla
disciplina militare anche agli appartenenti al ceto
senatorio; e manifestò anche più chiaramente la
rigidezza e la rettitudine del suo carattere schivo
di adulazioni pur consuete, declinando l’offerte del
nome di Augusta per la moglie sua Flavia Tiziana
e dichiarando che avrebbe accettato per il figlio il
titolo di Cesare quando questi l’avesse meritato.
Il rude, onesto e leale carattere di soldato e di
funzionario al servizio dello Stato, che Pertinace
manifestava nella sua opera di imperatore, non era
certo fatto per procurargli le migliori simpatie della
corrotta classe di governo che con lui doveva colla
borare. Il problema di equilibrio diffìcilissimo che
era la base della politica imperiale, equilibrio di
poteri ed equilibrio di forze, fu affrontato da Perti
nace con aperta intenzione di reagire alla politica
di Commodo, di ridare al Senato autorità e lustro,
e di evitare ogni forma di eccessivo accentramento
di poteri nella sua persona. La correttezza ammini
strativa imponeva a Pertinace di separare la sua
persona e la sua famiglia dalla dignità imperiale;
distinse nettamente i beni, e non volle i suoi figli
nel palazzo del Palatino; cercò di eliminare gli eccessi
delle delazioni e delle adulazioni, instaurò una rigida
giustizia amministrativa e una oculata politica finan
ziaria a favore dell’erario.
L ’impero di Pertinace si iniziava quindi sotto
auspici tanto buoni dal punto di vista amministra
tivo, quanto erano cattivi dal punto di vista della
sua popolarità e della sua possibilità di successo
nella politica fra le contese delle opposte correnti.
Non viene ricordata dalla tradizione nessuna inizia
tiva e nessun provvedimento che non fosse ispirato
ai migliori principii di buon governo, ma fin dal
suo primo giorno di impero cominciarono ad ele-
varglisi contro rancori e ostilità. Dopo due mesi
e venticinque giorni di impero lo stesso Leto che
gli aveva data la corona gliela ritoglieva, e con essa
gli toglieva la vita. Dopo poche settimane di governo,
a circa 67 anni di età, periva l ’unico subalpino che
avesse mai raggiunta la suprema dignità nell’impero
romano. l*a sua stessa età, la sua vita ricca soltanto
d ’esperienze militari e amministrative, ma sopratutto
la estrema difficoltà della situazione resero infelice
il suo esperimento: ma il suo breve passaggio sul
trono mise in luce ottimamente quelle stesse doti
che, nei secoli, restarono caratteristiche dominanti
della gente della nostra terra.
MARIO ATT IL IO LEV I