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cautele dalla Revisione, potrebbe permettersene la

continuazione ».

Infatti fu permessa per tutti. La

Gazzetta

pub-

Micavasi dal 1805, il

Corriere mercantile

dal 1824,

:l

Corriere delle Dante

da! 1821, i

Manifesti

da oltre

1111 ventennio nei giorni di arrivi di qualche imjxjr-

tanza (17), il

Magazzino

infine dal 1834. Quest’ultimo

scomparve col 1837. Nel dicembre 1839 il IVllas sol­

lecitò il permesso di pubblicare, ogni quindici giorni,

un supplemento letterario del

Corriere mercantile

(18).

Compilatori dovevano essere gli avvocati Lorenzo

Costa, M. Stefano Frasca, Cristoforo Gandolfo,

(i. Castellini, e inoltre I). Jacopo Rocca, professore

nel collegio della R. Marina, Filippo Chiarella, Giu­

seppe Gando, Ferdinando Rossellini e Federico Giunti

istitutori rispettivamente in casa D’Oria e in casa

Carrega. « I prefati collaboratori », così il Paolucci il

18 gennaio 1840, «sono tutti di civil condizione e

condotta morale, ma passerebbero i medesimi per

genialisti, meno il (ìando riputato anzi per nutrire

principii di austera monarchia. Del Castellini poi è

particolarmente menzione al n. 327 del

Quadro gene­

rale

delle persone sospette di questa città e provincia ».

La licenza fu quindi negata, e si disse perchè sarebbe

stato come permettere un nuovo giornale, ma il

IVllas ottenne di aggiungere al

Corriere

un'appendice

letteraria (iq); e così fece pure, a principio del 1844,

il

Corriere delle Dame,

che si trasformò inoltre allora

in

Corriere genovese di mode.

Nel 1836 comparve

II Colombo, giornale dei teatri

che morì al sesto numero (27 aprile) per mancanza

di abbonati. Nel 1844 il Ponthenier chiese di ripub­

blicarlo sotto la direzione di Filippo Acquai one e di

Emanuele Celesia, ma il vicegovernatore I)e Sonnaz

non diede parere favorevole (12 agosto):

Mi riscontra essere già da qualche tempi) che la Polizia

era stata informata ilei proposito di pubblicare in Genova

un giornale col nome di

Colombo;

che primo a concepirne

l'idea vuoisi essere stato l'avv. Didaco Pellegrini, ben noto

per la esaltazione de' suoi principii lilverali e oggetto in

ultimo del mio riverente foglio 4 detto; che, facendo egli

conoscere la nullità di tutti i giornali che videro in Genova

la luce dopo il iHjH, allorché fu dal governo proibito il

Mtssaggirrr

che era in gran parte compilato dal fuoruscito

Mazzini, avrebbe insinuato l’opportunità di un nuovo che.

camminando sulle traccie del primo, non rimanesse estranei)

alle riforme del secolo; che il Celesia ed Acquarone, che nel

ricorso sporto dai fratelli Ponthenier sono indicati per coloro

cui verrebbe afhdata la direzione del nuovo giornale, non

sarebbero però, dove venisse questo autorizzato, i soli scrit­

tori del medesimo, proponendosi di prendervi parte gl’indi-

\ idui descritti nella qui unita nota (20); che la maggior parte

di essi son noti per le loro tendenze liberali, non esclusi il

Celesia ed Acquarone che di riforme pure son vaghi; che

riguardo a moralità non si avrebbero sfavorevoli note sul

conto di detti Acquarone e Celesia; che, sebbene l’avv. Di­

daco Pellegrini non figuri nel suddetto ricorso come diret­

tore del giornale

II Colombo,

non è però men vero che si

proponga di avervi una gran parte, specialmente per lo scopo

da lui proclamato; che vuoisi pure che l'autore della tragedia

Arnaldo da Brescia,

Niccolini. abbia promesso di concorrere

all’impresa inviando da Firenze qualche articolo...

Evidentemente ce n’era abbastanza perchè la

resurTezione del

Colombo

non fosse, come non fu,

consentita (21). Nel dicembre 1840, mentre scompa­

riva il

Nuovo giornale ligustico (22),

nasceva l

'Esperò,

giornale di scienze, lettere, arti, teatri e varietà,

che ebbe

tra i suoi collaboratori l’avv. Giuseppe Morro, presi­

dente della Facoltà di Giurisprudenza, l’avv. S. Frasca,

Giuseppe Gando, Federico Alizeri ed Emanuele Rossi,

compilatore, quest’ultimo, di un

Florilegio femmi­

nile,

che trovo così incidentalmente ricordato nei

soliti Atti segreti di Polizia.

Una prima tempesta si scatenò contro

YEspero

nel gennaio

1841

per due articoli dell’aw . Giuseppe

Deferrari che allTmpresario dei teatri, Francesco

Sanguinetti, parvero offensivi e calunniosi. «Dicesi

infatti in quel giornale che si monopolizza sul prezzo

degli scanni la prima sera dell’Opera, e che vi fu

persona che non potè usare degli scanni pe’ quali

aveva comprato i biglietti. Questi due fatti sono

falsi... ». Il secondo articolo poi, «ingiurioso anche

per la Commissione illustrissima e per il R. Governo »,

insinuava quasi che «si tenesse aperto il teatro di

S. Agostino a sfogo di mal costume e di deprava­

zione ». Così il Sanguinetti, il quale continuava:

« È grave ad un uomo onesto il vedersi scopo alla

maldicenza di sfaccendati che cercano di dar risalto

ai propri scritti percuotendo la fama altrui, ma più

grave si è lo scorgere un segreto movente nell’editore

di quel periodico inteso a denigrare l’attuale Impresa

dei Teatri dopoché questa, per disordini da lui com­

messi in teatro, credette privarlo dell’entrata gra­

tuita e dopoché venne rigettata l’offerta d’una c>

del giornale condizionata allo stesso compenso ».

Il

Paolucci, fatte le necessarie indagini, dichiarò

(25 gennaio

1841)

di credere infondate le trasparenti

accuse del giornale, ed aggiunse anche che il Defer­

rari, invitato a fornire le prove, aveva risposto che

gli articoli erano stati approvati dalla Censura e

che, in ogni modo, il Sanguinetti poteva ricorrere ai

tribunali. «Siccome », continuava poi, «il predetto

a w . Deferrari, figlio del verificatore in capo del

marchio di Genova, il quale risulterebbe un giovi­

nastro di bel tempo e facile a censurare..., non era

compreso nella nota dei collaboratori..., considerato

d ’altra parte che non si potrebbe recriminarlo pel

fatto degli articoli medesimi perchè approvati, a dir

vero troppo leggermente, dalla Commissione di revi­

sione (alla quale mi consta in oggi essersi quindi

rivolta questa Civica amministrazione lagnandosi

sopra tutto per le espressioni ond’è concepito il se­

condo dei riferiti articoli

dell'Espero,

espressioni

meno convenienti a riguardo della Commissione e

capaci di spargere allarme nel pubblico), io avviserei

che, per misura economica, venisse inibito al Defer­

rari di scrivere ulteriormente nel giornale

YEspero

».

Ma il Lazzari fu d ’altro parere.

Per quanto abbia preso in attento esame i succitati arti­

coli (cosi il 28 gennaio) non mi riuscì di riscontrarvi cosa

alcuna contraria alla decenza, alla morale, nè al buon governo,

come neppure delle ingiurie contro il Sanguinetti nè altri

individui, trovandovisi soltanto specificati dei fatti, veri o

falsi che siano, sui teatri e non già sulle persone che ne hanno

o l'impresa o la direzione. In questo stato di cose non vedo