

MORSALI E GIORNALISTI PIEMONTESI-LIGURI
come la Polizia possa essere in dovere ed in diritto d ’inter-
venirvi... Già altre volte per giornali che si stampano in
questa capitale ebbero a presentarsi simili richiami che
riffertisi alla Maestà Sua decise appunto nel modo avanti
accennato facendo in tal circostanza conoscere essere sovrana
sua intenzione che si lasciassero i compilatori di siffatti
scritti in piena lil>ertà di inserirvi quegli articoli di critica
sui teatri e cose letterarie che meglio avvisassero, purché
questa critica non degenerasse in aperte contumelie, perso
nalità o villanie, mancanze queste che, a mio credere, non
si possono nel caso concreto ravvisare.
Così
VEspero
fu salvo, e poti' poi continuare le
sue pubblicazioni sino alla fine del 1845. 11 25 ottobre
di quell’anno il Paolucci si rivolse nuovamente al
Lazzari:
Spintovi da molti reclami rassegnati a questo governo,
10 ebbi già a chiamare l’attenzione di questa Commissione
di revisione sopra alcuni articoli che andavano pubblican
dosi sull’£s/>fro, siccome quelli che per la loro virulenza ed
acerbità svegliavano l'indignazione di quelle persone che
venivano attaccate. Questi inconvenienti cessarono per
qualche tempo, ma non andò guari che, al prodursi di nuovi
e caustici articoli nel suddetto giornale, si suscitarono a
questo governo novelle querele, l ’n’amara censura pubbli
cata nel N. 12, anno 1841, contro la compagnia di Luigi
Pezzana, che agiva in quell'autunno al Teatro Diurno del-
l ’Acquasola, dava luogo a un serio diverbio in pubblica
strada tra il capocomico e l’editore dell’Es/vro, di maniera
che io fui obbligato di far punire con alcune ore di carcere
11 primo per le provocazioni e gl’insulti proferiti contro
l’editore G. lì. Ferrando e lo scrittore della critica, Federico
Alizeri. I n altro articolo di teatro (23) sulla Compagnia di
autunno 1844, N. 52, avendo punto al vivo l’amor proprio
di Galli, ricorse il medesimo a questo governo ed, essendo
da me rimandato a ’ Tribunali competenti, si lasciò traspor
tare, incontrato sul pubblico passeggio il suddetto editore
dell'£s/>fro, a svillaneggiarlo ed anche a percuoterlo, per
cui s’instaurò presso questo Tribunale di lYefettura un
criminale procedimento. Un affresco nella chiesa della
SS. Annunziata, dipinto da certo Monterano, motivò nel-
ì'Fspero,
X. 20, 1844, un articolo derisorio (24) contro
l'autore il quale ebbe ricorso a questo governo per ottenere
un adeguato risarcimento. I fratelli Ponthenier si querela
rono anche a me, in dicembre dell'anno scorso, da che,
avendo dato alla luce un almanacco intitolato
Pittorico.
non tardò ad essere segno de' pungenti motteggi delTEs^rro
(X. 2, 14 dicembre 1844) (25).
In luglio p. p. la Polizia dovette intervenire da che un
articolo dell’£s/>fro, X. 33 (19 luglio 1845) (26), essendosi
fatto a criticare acerbamente l’attrice Belle-Bases, che
rappresentava la parte di Clitennestra, il marito di questa,
aspettato una sera l’editore, lo caricò d ’ingiurie e di minaccie.
per cui fu l'insultante sottoposto a severa ammonizione, l'n
articolo di Belle Arti, inserito nel X. 43 di quest’anno con
dusse a querelarsi a questo governo colla qui unita memoria
lo scultore Giovanni Legnani. il quale per la men che giusta
critica patita ebbe a perdere il già convenuto prezzo del
suo lavoro. Il suddetto giornale non risparmiò neppure le
amministrazioni particolari e i pubblici stabilimenti. Un
articolo di teatro, inserito nel X. 5, anno 1841, in cui veniva
tacciato di monopolio l’impresario, motivò per parte di
quest’ultimo delle vive rimostranze che furono da me
comunicate alla Commissione di revisione a cui ebbi pure
a dirigere quelle inoltratemi dall’amministrazione di questo
Istituto di Musica per un articolo che a detrimento dello
stesso veniva pubblicato nel X. 1 (2 dicembre 1843). Que
st’ultimo articolo, firmato: Adolfo Parodi, diceva che «co
loro i quali hanno speranza di potersi un giorno mercare
lucro t gloria lasciano Genova e vanno ad istruirsi in altre
città; la qual cosa non avverrebbe se. meglio diretti, non
fossero costretti a cantare nei cori ».
11
Paolucci consigliava pertanto la soppression
del periodico; e il Ministero la propose questa volta
al Sovrano (4 novembre 1845) che la ritenne «pru
dente e conveniente ». Il Ferrando, colpito nei suoi
interessi finanziari, supplicò che si tornasse sulla deli
berazione protestando che il suo giornale aveva
sempre esaltato il governo e la Casa di Savoia; ma
tutto fu inutile, e la condanna
de\YEsperò
venne fir
mata il 18 dicembre 1845.
Il
severo provvedimento fu provocato proprio e
esclusivamente, come si legge nella relazione al Re,
dalle «acerbe, odiose e villane critiche contro le cose,
ma eziandio contro le persone », oppure anche da
altri motivi? Il dubbio può parere non infondato
ove si pensi che il Brofferio polemizzava allora con
la Direzione dei vapori toscani, la quale valevasi
appunto
dvWEspero.
Il 21 novembre il Pullini avvi
sava il Lazzari di aver pregato il Brofferio stesso di
sostituire con altro articolo quello da lui preparato
per il
Messaggere
in risposta alle accuse mossegli
dalla Direzione suddetta anche con un foglio ch’erasi
distribuito insieme con l
'Espcro,
e, poiché prevedeva
che il bollente giornalista torinese avrebbe voluto
giustificarsi in ogni modo, domandava se non sarebbe
stato conveniente troncare senz’altro la polemica con
un atto di autorità. La risposta ministeriale fu affer
mativa: «Avviserebbe questo dicastero che il signor
avv. Brofferio bene e convenientemente opererebbe
a non toccare più oltre di ciò ». E così fu fatto.
Intorno a quel tempo scomparvero la
Rivista
ligure
e il
Raccoglitore universale
(27), ma al posto
di quest’ultimo sorse
L'eco dei giornali.
L ’n agosto
1846. dietro analogo rapporto del Paolucci, il Laz
zari scrisse alla Grande Cancelleria:
Lo scritto periodico intitolato
L'eco dei giornali,
che
pubblicasi a Genova dalla tipografìa dei fratelli Pagano,
produsse nei suoi numeri 25 e 26 venuti alla luce il 20 e
27 precorso giugno un
Frammento di un libro inedito intito
lato
«
Due adunanze degli Accademici pitagorici
», firmato
Giuseppe Mazzini. Quantunque aggirisi un tale articolo
totalmente sulla letteratura e nulla siavi quindi a ridire
sul suo contenuto, tuttavia l’autore del medesimo essendo
il noto Mazzini di Genova, condannato in contumacia a
morte per reato politico, il quale promosse quindi il tenta
tivo seguito in principio di febbraio 1834 contro la Savoia,
che si spaccia capo della
Giovine Italia,
e non cessa di fomen
tare con ogni mezzo l’insurrezione contro i Governi monar
chici, non tralasciò di produrre cotale articolo una certa
sensazione e di dar luogo a diversi commenti, che sarebbe
conveniente non avessero più a rinnovarsi». Chiedeva quindi
che la Grande Cancelleria ordinasse alla Revisione «che
non abbia assolutamente più a permettersi d ’ora innanzi
la pubblicazione di qualsiasi scritto del predetto Mazzini,
soprattutto con la di lui firma » (28).
E così il Re decise nella udienza del 14 agosto.
Ma. sulla fine dell'anno, essendosi chiesto il permesso
di cambiare un'altra volta il nome del periodico, il
Paolucci tornò a scrivere al Lazzari:
Mi scrive il signor Direttore di Polizia che la trasforma
zione dell'Eco
de
1
giornali
nello
Spettatore ligure
si vorrebbe
una conseguenza del cambio del Direttore, e questa, senza
però accertarlo, l'effetto di un segreto maneggio del noto