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ARIANNA GRANDE: LA FANCIULLA P ITTRICE

M « W l — la

La

rivelazione

doveva verificarsi nell’estate del

1932 quando la nostra artista non aveva ancora

tredici anni.

Eravamo ai Tometti sopra Viù, un alpestre pae­

sello sui mille metri fra i più lontani dalla polverosa

città per la mancanza assoluta di strada carrozza-

bile; ma non per ciò, anzi forse appunto per ciò, fra

i più poetici e più suggestivi luoghi delle nostre

montagne.

Assieme vivemmo in quell’atmosfera purissima,

nella osservazione e nella contem­

plazione di un panorama così

semplice e così bello: albe bluastre

incantevoli; pigri meriggi info­

cati; tranquilli crepuscoli viola

fra le nuvole che salivano lente

verso le punte sottili delle cime

e quando la grande ombra not­

turna inghiottiva ogni cosa ed in

cielo si accendevano le stelle ad

una ad ima, sere tranquille at­

torno all’ospitale vecchio tavolo

dell’ampia cucina un po’ nera,

dove un rozzo camino risvegliava

nei nostri animi strane malin­

conie di ricordi lontani! In una di

quelle sere appunto in cui Gio­

vanni Grande aveva signoreggiato

parlando di pittura come se — a

sentirlo — quella fosse la cosa più

aderente ad ognuno e la più fo­

cile di questo mondo, la giovane

Arianna e mio figlio, che ha la

stessa età sua. chiesero di potersi

provare «

fare un quadro.

Ricordo nettamente ancora

quella prima categorica lezione

ai due ragazzi: dieci minuti al

massimo: la tavolozza si impu­

gna così per questo motivo; i

colori si impastano così; un corpo

opaco noi lo vediamo bianco per

questo e nero per quest'altro

motivo; i colori contenuti nello

spettro solare sono apparente­

mente sette e quelli sono i cosi­

detti colori semplici; dalle loro

combinazioni poi risultano quelli

composti che sono infiniti; guar­

date: giallo + rosso = arancio,

giallo - f azzurro = verde.

Due rettangoli di cartone

(forse due coperchi di scatola)

uno per ciascuno, sei tubetti di

colore colla raccomandazione

di­

sinteressata

di non sciuparne,

quattro pennelli furono presto

apprestati e la mattina seguente

via i due ragazzi per la montagna,

soli, raggianti, ... verso la gloria!

Intorno l’ora della colazione ritornarono i due

artisti,

un po’ storditi e sfiduciati e convinti ormai

definitivamente che il Maestro, la sera prima, av*«»~*

forse un pochino esagerato nell’affermare ciò a cu*

essi in un momento di candido entusiasmo avevano

così ciecamente creduto. Erano infatti due sgorbi;

ma aiutatemi a dire sgorbi: il Maestro tuttavia, pur

sorridendone, giudicò seriamente che l ’esperimento do­

veva ripetersi. Da quella mattina e per tutto il tempo

delle vacanze, Arianna Grande dipinse ogni giorno