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VE CC H I A T O R I N O

UN C E N T E N A R I O - LA S T A G I O N E T EATRALE D E L 1834

L

a vita teatrale di un secolo fa aveva carattere

prevalentemente privato, poiché nelle sale di

spettacolo quasi tutti i posti disponibili erano assor­

biti dai proprietari dei palchetti, e per il Teatro

Regio dalle famiglie a cui, prima dell’inizio della

stagione teatrale, perveniva l'invito regale e l ’asse­

gnazione del palco.

Quattro erano allora i teatri a Torino:

il

Regio,

edificato dalla reale magnificenza di

Carlo Emanuele III su disegni del conte Benedetto

Alfieri, primo architetto di Sua Maestà, ed apertosi

l’anno 1740;

il

Carignano,

di proprietà della famiglia Savoia

Carignano; il quale, aperto nel 1712, la mattina del

6 febbraio 1786 era stato distrutto in poche ore da

un incendio. Nell’agosto dell’anno seguente era già

riedificato e l'architetto Farroggia, inviato a Monza

per studiare la macchina per abbassare il livello del

palcoscenico a quello della platea, in eventualità di

feste, preferì creare un impianto che alzazze questa

ultima al livello del primo;

il

D'A ngennes,

appartenente alla omonima

Casa Marchionale, costruito in 30 giorni, dopo l’in­

cendio del

Carignano.

Era stato poi ingrandito nel

1821, apportandovi l’innovazione che i lumi a petrolio

della ribalta erano investiti da una corrente d’aria,

per mantenere la fiamma chiara ed eguale;

il

Sutera

(ora

Rossini),

fondato dal signor

Sutera nell’anno 1792, nella intenzione, consona al

genio dei tempi, di mettere a disposizione del pubblico

un teatro che avesse veramente carattere popolare.

L'attività artistica di questi teatri era, dal 1750

in

poi, piuttosto varia; in prevalenza opera e balletti,

continuando una tradizione che procedeva dal 1600

e che la ventata rivoluzionaria della fine del secolo

non aveva sconvolta. Ed ogni anno, a cura di

Onorato

Derossi,

stampatore e libraio dei teatri, appariva,

puntualmente il 15 dicembre, un volumetto che rias­

sumeva le attività teatrali precedenti, comunicava

l’assegnazione dei palchi del Teatro Regio e fissava

il

calendario teatrale per l'anno imminente.

La chiusura era rigorosa in Quaresima e dalla

prima Domenica dell'Avvento a quel 26 dicembre,

giorno di Santo Stefano, che fu per tradizione, ora

abbandonata, conservato per la festosa riapertura

del

nostro Massimo.

Scorriamo dunque «

L ‘Almanacco

dei teatri i i

Torino per l'anno 1834

#, uscito puntualmente dai

torchi di

Onorato Derossi

il giorno 15 dicembre 1833.

Certo le pàgine alle quali volava con impaziente

curiosità l'occhio dell’acquirente erano quelle che

contenevano la «

Distribuzione dei palchi del Regio

Teatro fatta d’ordine di S. M. pel Carnovale del-

l’Anno 1834

».

Probabilmente gli interessati la conoscevano già,

ed eccettuato per alcune famiglie di grande premi­

nente nobiltà, il far parte della lista ambita era stato

frutto di preghiere, raccomandazioni, insistenze, in­

trighi, congiure di salotto e di alcova, che si erano

scatenate dalla sera in cui il sipario del Regio era

calato sull’ultima scena dell’ultima opera dell'anno

precedente. Ma non tutti coloro che, da mezze paro­

line, piccole confidenze di anticamera, mancic

personale dell’ «

Appartamento di S. M. il Re

»,

erano riusciti a tranquillizzarsi o a disperarsi sulla

propria sorte, sapevano quali fossero stati gli altri

eletti o gli altri dannati.

Possiamo facilmente immaginare come la sera di

quel lontano 15 dicembre 1833 molti visetti fossero

imbronciati, molti raggianti. Se ci fosse stato già allora

il telefono, quante chiamate di congratulazione, o di

consolazione, non immuni forse, sotto l'apparenza di

cordialità affettuosa, da qualche punta di invidia per

una assegnazione più favorita nell’ordine del palco o

nella collocazione di esso rispetto al sole centrale di

questa costellazione nobiliare: il palco reale!

Il quale palco, a differenza di oggi, non era

affatto centrale. Le teste coronate di allora ci tene­

vano assai a seguire da vicino le vicende del palco-

scenico e, sacrificando la solennità simmetrica, si

assegnavanno i palchi alle due estremità. Il gran

palco di centro era riservato agii interventi in

forma ufficiale.

In quella stagione del Regio di un secolo fa

S.

M. il Re Carlo Alberto occupava i palchi N° 1

e 2 a destra nel secondo ordine e confinava con il

proscenio assegnato a

S.

E. l'Ambasciatore diFrauda.

Era questo uno dei due diplomatici, con il Rappre­

sentante del Regno delle Due Siale, che avevano

l’onore di quest'ordine di palchi; perchè il Ministro

d’Inghilterra, quello di Prussia, d'Austria e di Spagna

erano relegati al terz’ordine, ove inoltre un palco

(il N° 4 a destra) ospitava i rimanenti incaricati di

potenze estere. »