

DI NOSTRADAMUS E DI UNA SUA
POCO
NOTA ISCRIZIONE
non distrae il vecchio dottore immerso
in astnisi calcoli ed in meditazioni pro
fonde.
L'ora propizia alle paurose evocazioni
è giunta: egli abbandona la vecchia pol
trona, indossa il camice rituale ed inizia
la complicata cerimonia. Un malizioso
folletto dissimulato nella fiamma sotto-
linea con bagliori caricaturali la sagoma
gesticolante del Mago ed accende rapidi
occhieggiamenti nei cristalli contorti di
misteriosi strumenti e sui dorsi fregiati
d’oro di ancor più misteriori volumi am
massati sui polverosi scaffali.
Il rito arcano praticato fin dagli an
tichi tempi sugli antri consacrati delle
Profetesse vaticinanti, si compie.
Nella quiete notturna, rotta dagl’im
periosi scongiuri agli spiriti ed agli ele
menti, forze indefinite e potenti sorte
dall’Al di là si manifestano; l'uomo, in
vasato dal furor profetico, acquista una
vasta ricettività psichica, si trasfigura,
ed i suoi sensi dilatati si protendono
oltre il velo del tempo ed egli diventa
cosciente del futuro. Ma al risvegliarsi
dal mistico rapimento la carne riprende
il suo imperio: il Veggente ritorna uomo,
un piccolo uomo abbacinato, scosso ed
esausto, che attraverso il suo cervello
fisico non trova e non potrà trovare le
frasi adatte per riferire con linguaggio
umano le prodigiose visioni ultraterrene
e le dovrà forzatamente esprimere in uno
stile oscuro, complesso ed enigmatico.
Complesso ed enigmatico come il suo
dire, ci appare ancora oggi Nostradamus.
Uomo di corte e di mondo, di pensiero e di
scienza, dotato di eccezionale ingegno e di vastis
sima coltura, profondo nella medicina e nelle mate
matiche, esperto in particolari discipline ai suoi
come ai nostri temi» P°°° 110(6 e pochissimo prati
cate, la sua aha figura velata di mistero ed aureo
lata di leggenda si erge solenne e grandiosa sulla
soglia della Rinascenza e grida al Mondo i suoi
vaticini incompresi, ed il suono della sua voce squil
lante soverchia nei secoli il fragore dell’umanità in
travaglio.
Nella vecchia villa torinese tranquilla e solitaria,
oggi ancora isolata nò soot alti miai e tagliata fuori
dal dilagare rumoroso e sfavillante deUa Città, fra
i veocni amen, utroni resu a u ncco parco, noi
amiamo WHiisgiuare il dotto provenzale, decifrare
raccolto
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sereno, 1 granai eventi aeua piccoli urna-
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mia, senili neu
boto
off vieio coi nusce*
riosi segni delle stelle, e largire, arguto e bonario,
ai
od ai miseri, —
H*Ht sofferenza
e
dai
dolore, la saluta ai colpi e la pace aBe anime.
1*4
L’attuazione del piano regolatore progettato dal
Comune richiederà forse la demolizione totale o par
ziale del Morozzo. Sull'area già occupata dalla deca-
duta villa cinquecentesca si deveranno nuovi edifid
luminosi, squillanti di giovinezza, passeranno nuove
vie per sempre nuove mete e la grigia lapide troverà,
a cura di dii è preposto alla custodia dd nostro patri
monio storico, degna collocazione fra le testimonianze
ed i monumenti die illustrano il nostro passato.
Consideriamo senza rimpianto cab die cade, ed in
dò che sorge, tangibile affermazione dell'Alto Volere
die d guida a nuova grandezza, esaltiamo fi miracolo
sempre
clell& Vita e dd suo Eterno
Divenire.
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dd Moroxxo, che mi ha
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