

CONSIGLIO NAZIONALE PER BIBLIOTECHE
De’ primi direttori molto si è già detto: Arturo
Graf, che ne fu l ’ideatore e il fondatore, dedicò al
»Giornale » gran parte della sua attività di critico,
e seppe adunare intorno a sè uno stuolo di studiosi.
Il Graf trovò anche l’editore in Ermanno Loescher,
di Lipsia — editore degli studi d ’Italia, sua seconda
P a t r ia — intelli
gente e alacre,e così
il «Giornale Storico »
che era stato va
gheggiato e plas
mato a Firenze nella
ro tond a luminosa
della Laurenziana,
si fondava e si pub
blicava a Torino nel
1883. Ritiratosi il
Graf (1), tutto il
peso della direzione
del periodico gravò
allora sul'Renier che
diede intiera la sua
impronta originale
e personale alla ri
vista. Egli moriva
f w m w Navali
]’8 gennaio 1915 e a
giusto titolo si può
dire ch ’egli fu veramente il padre del «Giornale »;
fu il Renier a propugnare la pubblicazione di un
periodico come fino allora mai erasi pubblicato in
Italia «che spiegando la bandiera della scuola sto
rica... trasformasse il manipolo esiguo in gagliarda
legione »; doveva la nuova rivista ideata dal Renier
avere un'impronta spiccata, una disciplina rigorosa,
un metodo preciso, muovendo guerra agli ultimi
avanzi della scuola purista e al dilettantismo. Mente
positiva, severa, metodica, quadrata — dice il Cian
— come le sue spalle, ricca di una seria preparazione
storica e bibliografica, di volontà indomita e di fer
vido amore per la scienza, fu per vero il Renier un
grande benemerito della fortuna che ha avuto e ha
il «Giornale Storico » in Italia e fuori.
Francesco Novati — morto nel 1915 — l’ultimo
a scomparire dei fondatori del «Giornale Storico »,
fu un formidabile lavoratore: lo ricordo alla presi
denza della Società Storica Lombarda: compito nella
persona, cortese nella parola; in lui subito si rivelava
l ’umanista che gli studi prediligeva e che diede al
«Giornale Storico » gran parte della sua feconda
energia, rinnovatore di quegli studi medioevali che
così largo contributo portarono alla nostra coltura
mostrandoci come le letterature del Medio Evo non
nascano in una età incolta e rozza o primitiva, ma
sentì la luce della coltura e della letteratura romana(2)j
Egidio Gorra tenne fino all’ultimo giorno della
sua vita la direzione della Rivista: non volle abban
donarla se non all’ultimo istante e la Rivista amò
come sapeva amare quell’uomo ch'io ebbi la ventura
di avere come insegnante all’Ateneo Pavese. L ’opera
sua, come direttore del «Giornale Storico», d è
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pòrta in quel mirabile e lucido articolo
Riprendendo
il cammino
pubblicato nel sessantasettesimo volume
del Giornale. Nell’assumere la direzione egli ebbe
dinnanzi alla mente l’esempio di coloro che attua
rono un disegno ardimentoso e innovatore. Egli
considerava il Giornale come uno strumento prezioso
e insieme come un
«segnacolo in ves
sillo » di tutto un
programma di cri
tica e di azione cul
turale « d e s t in a to
non solo a conser
vare e ad accrescere
il patrimonio della
sc ien za nazionale
nel campo della cri
tica storica, ma an
che a rendere pos
sibile l’erigere sopra
sa lde fondamenta
l’edificio della fu
tura nostra storia
letteraria ».
Ultimo in ordine
di tempo è Vittorio
e
«
m i
* C a r r a
Cian. In s e g n a n te
neU’ Università Torino, senatore del Regno, nome
caro ed amato a quanti l’avvicinano, chè rico
noscono in lui una nobile figura di cittadino e di
educatore, Vittorio Cian non è solo il maestro insigne
della Cattedra, ma lo storico dottissimo delle nostre
lettere. Veneto di origine, egli con sè porta tutta la
grande tradizione umanistica della sua nobile regione:
egli ha recato nei suoi innumerevoli contributi un
largo dotto materiale alla storia delle nostre vicende
letterarie e ima critica sapiente. Non si può in poche
righe delineare bene il ritratto del direttore del
«Giornale Storico»: solo diremo che dal 1918 egli
dirige la Rivista che ha compiuto l’anno scorso il
suo cinquantesimo anno di vita. Si pensi che nel 1885
il Cian esordiva dopo lungo studio e meditazione con
quell’opera su Pietro Bembo che rivelava, nell’au-
»
tore allora giovanissimo, le particolari attitudini alla
ricostruzione storica, opera che ancor oggi e a quasi
quarant’anni di distanza, è consultata e studiata e
che a quel lavoro susseguirono centinaia di scritti
su tutti i periodi e tutti gii aspetti della nostra lette
ratura, dall’Alighieri al Foscolo, dal Castiglione al-
l’Oriani, ed in ognuno ferve la critica precisa ed
oggettiva,*e in ognuna il maestro si afferma recando
nuove lud e nuove valutazioni alla storia letteraria.
Si può comprendere la mole di lavoro che rappre
senta quasi mezzo secolo di vita (3).
Non v i è campo di tutti i secoli della nostra storia
che Vittorio Cian non abbia esplorato con mente
aperta ai più vasti orizzonti della critica storica ed
estetica. Noi non possiamo che guardare con viva e
riconoscente ammirazione all’opera di un uomo che