

UNA GRANDE A T T R IC E D IM ENT ICATA
-
CARLOTTA MARCH IONNI
Torino ed era istituita da poco. Da quel momento,
che segnò una fra le più luminose date della sua
carriera teatrale, ella diventò cittadina torinese, e
scordando di essere nata a Pescia, predilesse Torino
su ogni altra città.
Strinse amicizia con tutte le più cospicue famiglie,
venne accolta nel mondo artistico ed intellettuale
con profonda simpatia e ammirazione, non soltanto
per il magistero della sua arte e per la sua avvenenza,
ma anche per l’illibatezza dei suoi costumi e per
quell’aura di purità verginale che rendeva più attra
ente il suo grazioso volto. Fanciulla pareva un angelo;
donna era il ritratto della castità sposata alla fem
minilità.
Quando i suoi genitori, comici poveri ed erranti,
la misero nel Collegio delle Orsoline in Verona per
non trascinare nel turbine della loro vita errabonda
la bambina sulla quale avevano riposta ogni loro
speranza, Carlotta, con quel medesimo ardore che
doveva più tardi portare nell’arte, s’abbandonò alle
pratiche religiose ed alla preghiera, e, ignara della
vita piena, ardente, tutta pericoli che l’aspettava,
fece voto di castità. Quel voto doveva essere rispet
tato e lo fu per tutta la sua vita.
Le luci della ribalta, gli orpelli della scena, le
parole amorose e appassionate che recitava, il tri
buto d ’ammirazione che saliva a lei, i desideri degli
uomini che la sfioravano, non valsero a farie tradire
quel voto fatto in Verona, ove viveva come spiri
tuale sorella delle buone religioseche la
sorvegliavano.
Molti dicono che non può una donna rendersi
interprete dei sentimenti amorosi, delle passioni più
veementi, se non ha amato fortemente e non ha
conosciuta la vita turbinosa e febbrile, ove il cuore
ha le sue tempeste e i suoi momenti di ebbrezza
divina; ebbene, Carlotta Marchionni smentì questa
opinione.
Nessuna attrice seppe rendere come lei l’adul
terio e la passione travolgente di Francesca da Ri
mini; nessuna trovò accenti di così profonda tenerezza
e di così accorata umanità.
Quando Silvio Pellico nel 1817 presenziò ad alcune
rappresentazioni della Compagnia Marchionni a Mi
lano, si convinse che non v ’era artista al mondo che
meglio potesse rappresentare la sua tragedia, tra
gedia che egli aveva scritta, sotto l’impressione di
una recita a cui partecipava la Marchionni, nel 1812.
Allorché l’eletta donna lesse la
Francesca da Rimini,
intuì che poteva fame una creazione e, senz’altro,
distribuì le parti agli attori, ben decisa a metterla
in scena con tutto il decoro occorrente.
La rappresentazione segnò per Silvio Pellico e
per Carlotta Marchionni un vero trionfo che ebbe in
tutta Italia un’eco profonda.
Il successo ottenuto a Milano si ripetè con uguale
fervore e uguale entusiasmo in tutte le città d ’Italia,
mentre già il povero Silvio Pellico nello Spielberg
scontava il suo amor patrio espresso con poetica
vena nella
Francesca
per bocca di Paolo:
E non ha patria forse
cui sacro sia dei cittadini il sangue?
Per te, per te che cittadini hai prodi
Italia mia, combatterò, se oltraggi
ti moverà l'invidia.....
Il nostro teatro D’Angennes, ove lancia i suoi
inesauribili frizzi da anni la maschera di Gianduia,
ospitò Carlotta Marchionni per un corso di recite e
presentò a Torino per la prima volta la
Francesca
del poeta saluzzese.
Il Pellico riconoscente, dimostrò sempre un'im
mensa gratitudine a colei che gli aveva procurato il
maggiore dei suoi trionfi e quando prese la decisione
irrevocabile di ritirarsi per sempre dalla scena, egli
scrisse quattro versi che esaltano la donna e l’attrice
grandissima, versi che in quei giorni in cui in Torino
non si parlava d ’altro, risuonavano di bocca in bocca:
Sulle rìdenti scene e sulle eccelse
chi cotanto fulgesse Italia ignora;
dai trionfi perenni ella si svelse;
quando fosse più grande è dubbio ancora!
Ma se il Pellico deve in buona parte a lei il suc
cesso della sua tragedia, anche Alberto Nota, il
famoso autore della
Fiera,
che riesumata da una
buona Compagnia potrebbe avere tuttora buon suc
cesso, ha debiti di riconoscenza verso la.Marchionni
che amò rappresentare i suoi lavori teatrali attra
verso le peregrinazioni della Compagnia Reale Sarda;
ed il teatro Re di Milano, quello dd Cocomero di
Firenze, il San Benedetto di Venezia, consacrarono
l’autore alla fama attraverso la sublime interprete.
Un cronista de&’epoca magnifica le interpreta
zioni di Carlotta nelle commedie goldoniane, e nota
come il versatile ingegno delTmsigne attrice ri eapfr-