Table of Contents Table of Contents
Previous Page  332 / 1821 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 332 / 1821 Next Page
Page Background

IL CINQUANTENARIO DEL TEMPIO ISRAELITICO DI TORINO

■m

P a r t l c a l a r a d e l ■ • ( l i l l a

éml

T c a p l a I s r a e l i t i c o

Ora poi, liquidata la questione antonelliana, si

cercò di risolvere definitivamente la erezione di un

Tempio dignitoso. Acquistato un terreno tra le

coerenze di via Pio V, via S. Anseimo e via

Galliari, il Consiglio d ’Amministrazione bandiva il

25 luglio 1879 un concorso per un nuovo progetto

di Tempio: la parte essenziale doveva essere una gran

sala destinata al vero oratorio, con ampiezza tale da

poter contenere comodamente mille persone di cui

settecento sedute, oltre ad una galleria per le signore,

per quattrocento persone. La gran sala doveva avere

un aspetto solenne e severo, esser ornata con fregi

e marmi, in modo però da evitare assolutamente

qualunque figura d ’uomo e di animale: doveva pur

poter comprendere ima sala per la cantoria e l'organo,

una tribuna per la predicazione, un’altra per le pub­

bliche recitazioni delle preci e lettura della Sacra

Bibbia: e questa tribuna doveva comunicare, me­

diante una elegante porta, collocata nella parete di

fronte all’ingresso principale, con un’edicola destinata

al deposito delle Sacre Bibbie ed arredi sacri, e che

doveva esser pure elegantemente addobbata e ornata

e possibilmente illuminata con luce proveniente dal­

l'alto. Dovevano essere acclusi alcuni locali minori,

che non dovevano far perdere al complesso il carat­

tere severo omogeneo e di stile appropriato ad un

Oratorio Israelitico.

La spesa doveva tenersi sulle 300.000 lire, com­

preso un secondo corpo di fabbrica minore per

uffici, ecc.: L. 3000 di premio al progetto prescelto.

La Commissione tecnica nominata per l’esame

dei progetti designava primi a pari merito quello del­

l’ingegnere Petiti di Torino e quello dell’aichitetto

Locami di V'ercelli, e si rimetteva al Consiglio di

Amministrazione per la definitiva scelta fra i due.

11

Consiglio sceglieva il progetto Petiti come più

conforme alle condizioni del programma: e, posta la

pietra fondamentale deU’edifizio nel mese di giugno

1880, i lavori procedettero con tale attività che nei

primi del 1884 il Tempio era completamente ulti­

mato in ogni più minuto particolare.

Quel paramento esterno in pietra, colle arcate e

finestre limitate ai lati da colonne torte in pietra

con sopra gli archi a forma di ferro di cavallo fine­

mente intagliati, quelle cupole sferiche ai quattro

angoli, terminate alla sommità con un’appendice

acuminata, quella decorazione a mosaici nel fregio

del cornicione in facciata: tutto ciò subito attesta il

carattere orientale della costruzione.

Ed è appunto lo stile moresco quello con cui l ’in­

gegno semita ha saputo affermare il suo genio arti­

stico nell’architettura, spoglia come doveva essere di

ogni aiuto della scultura e della pittura d ’argomento

figurativo.

Se dall esterno passiamo all’interno, la minuta ed

elegante distribuzione degli stucchi a riparti geome­

trici con dorature, la decorazione che si svolge in

stipiti, fascie, timpani, cornici e cornicioni coll’ac­

compagnamento di svariate membrature, rosoni,

borchie, festoni, che, dal magnifico soffitto, si esten­

dono a tutte le pareti in giro senza lasciare liscio

il più piccolo tratto, il più minuto angolo, tutto sta

a mostrare come l’architettura moresca sia capace

delle più aristocratiche affermazioni.

L ’imponenza dell’edificio già spicca all’esterno

perchè, oltre l’altezza dei 17 metri sulla via, esso

porta agli angoli quattro torri che si sopraelevano

di 10 metri e terminano a terrazzo chiuso da un

parapetto a merlature: su queste torri poi poggiano

quattro grandi cupole sferiche rivestite di lastre di

zinco a squame di pesce che si erigono a punta per

un’altezza di altri 11 metri.

Risalta ancor di più la grandiosità, sebbene in

altra impressione, allorquando dal pronao, snello

per il portico con le arcate a forma di ferro di

cavallo, oltrepassata la porta principale istoriata

dalla riproduzione degU arredi sacri che servivano

al Tempio di Gerusalemme, l’occhio ammira nella

sala, lunga 35 metri, larga 22 e 50, alta 16, i due

ordini di arcate che la dividono in tre parti e lo

sguardo si porta al fondo dove ergesi solenne l’Arca

Santa dalla smagliante decorazione in vivo spicco

ed armonia con il resto.

Grandi fasci di luce penetrano dalle ampie finestre

del piano terreno e da quelle del matroneo: ma com­

pleta molto di più la signorilità dell'ambiente l’illu­

minazione elettrica, la quale, sostituendo la precedente

36