Table of Contents Table of Contents
Previous Page  335 / 1821 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 335 / 1821 Next Page
Page Background

U Q iU d— dUlla F errarla Tari— .W ra ll

alla stazione recentemente (1895) costrutta in piazza

Statuto.

Questa non fu sempre, come oggi è, signorile e

comoda, poiché, per molti anni, era animata da

«trenini » trainati da una piccola, ma rumorosa,

macchina che emetteva vapore, in quantità forse

superiore al bisogno, donde il desiderio degli abitanti

di vederla allontanata, anche pel pericolo che costi­

tuiva pei passanti.

Così fu che, dalla primitiva modesta stazione,

sorta (1870-71) nella «rotonda » della grande piazza,

ancora non onorata dal caratteristico monumento ai

geniali trapanatori del Fréjus, venne nella sede attuale

trasportata.

La nota allegra, popolare, del primitivo «treno di

Rivoli »fu la non partenza di esso al momento fissato

dall’orario ufficiale, bensì a quello in cui il caposta­

zione in persona avrebbe data la «partenza ».

Ma, per dare questa, egli usciva fuori della sta­

zione, sulla piazza e scrutava se v’erano persone

che accorressero da via Doragrossa (oggi via Gari­

baldi) per non «perdere il treno »: non era così

infrequente il caso che egli gridasse al macchinista:

Aspetta, aspetta, c 'i laggiù uno che corre...,

seguito,

poco dopo, da altro grido:

Niente, niente, parti pure...,

s’i infilato in un negozio!

E il trenetto partiva co’ suoi quattro viaggiatori

stipati in vagoncini (che, tuttavia, servirono di mo­

dello per altri trenini locali) ma che oggi costitui­

scono un elegante treno elettrico, che congiunge

Torino non solo a Rivoli, ma a Brusasco aspirando,

forse, a diventare treno alpino per la benemerenza

del «Consorzio » tra la Provincia e i Comuni interes­

sati, Torino, Rivoli e minori, attuali proprietari.

Questo Consorzio dimostrò di non ignorare l'am­

mirevole benemerenza dd concessionario e costrut­

tore della «prima ferrovia italiana

a scartamento ridotto », cav.

G.B.

Colli,

la cui figura é oggi onorata

con bronzeo busto nell’atrio del­

l’attuale stazione, oggetto di grata

ammirazione da parte dei sempre

più numerosi viaggiatori.

È terminato, da poco, il Car­

novale; parliamone brevemente,

essendo questi altri tempi in cui

il biondo

Massimo d’Azeglio,

ve­

stito (cioè seminudo) da angelo

alato, cavalcava a galoppo, ap­

plaudito, per via Po e via Dora­

grossa, fortunatamente, per lui,

non ancora lastricate, nè percorse

da rotaie metalliche, ma coperte

da un c io t t o la t o che faceva

«veder le stelle » a molti passeg­

geri e partire scintille dalle zampe

dei quadrupedi.

La caratteristica principale del «Carnovale di

Torino », nobilissimo in Piemonte e provincie circo­

stanti, era, come tutte le sue feste, la «Beneficenza »,

e questa si manifestava specialmente

c r

•• Banco »

che si teneva dapprima in piazza Casteuo e poi, ap­

pena costrutto (1865), sotto il magnifico porticato

del Palazzo Carignano, dove continuò, per molti

anni, a far sborsare quattrini ai numerosi visitatori,

attratti dalle cortesie e gentilezze di signore e

signorine delle più distinte famiglie torinesi.

Oggi tutto è mutato: le sorgenti dei quattrini

sono assai più numerose, più frequenti e meno rumo­

rose; ma la loro riscossione è giustamente affidata

sempre a Comitati femminili, i quali non lavorano

solo per Carnovale, ma tutto l’anno, senza che si

possa dire che quello tutto l’anno duri.

Questo ricordo carnovalesco

è

legato ad un gra­

zioso episodio svoltosi oltre mezzo secolo addietro,

appunto sotto il portico del Palazzo Carignano, e.

per molto tempo, raccontato.

Fra i numerosi visitatori e ammiratori camova-

leschi, fu, un giorno, un giovine straniero, uno dd

tanti che, appartenenti alle ambasciate, vivevano

in Torino-Capitale, colle proprie famiglie: fermatosi

questi dinanzi ad una signorina della nobiltà che gli

offriva biglietti per la lotteria, dopo averne accettati

parecchi, a vuoto, le chiese:

— Quanto costare un bado?

La signorina ebbe un istante di esitazione, ma,

prontamente, rispose:

— Cento lire!

Il giovine inglese non esitò: estrasse cinque

• marenghi »d’oro e sporse la guancia: seguì un bado

applaudito dai presenti al gesto, e il giovino*to si

allontanò col grido:

Viva ritolta!

che susdtò un

lunghissimo applauso.

FRANCESCO ABBA