Table of Contents Table of Contents
Previous Page  340 / 1821 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 340 / 1821 Next Page
Page Background

LA R. SOCIETÀ TORINESE PROTETTRICE DEGLI ANIMALI

la sventurata bestia camminasse con tutta la docilità

possibile.

Troppi ve ne sarebbero di questi fatti atroci ma non

voglio occupare di più il suo tempo. Il mio pensiero scri­

vendo questa è che Ella forse, l’idolo adorato di tutti gli

Italiani, potrebbe più facilmente di qualunque altro sta­

bilire una Società per la protezione degli animali come la

nostra, che dovrebbe essere sostenuta dalla legge. Credo

che molti inglesi aiuterebbero a recare in effetto un simile

progetto.

10 per ora potrei mettere alla sua disposizione cinque

lire sterline e spererei di poterle offrire qualche cosa di più

quando si cominciasse a fare qualche passo in avanti.

Spero che mi vorrà scusare di aver tanto occupato suo

tempo, e mi creda

Sua devotissima

A

nna

W

in ter

.

56 Rarcourt St. - Dublin.

Li 19 marzo 1871.

11 Dott. Riboli fondava così in Torino la prima

Società zoofila italiana sotto la denominazione di

Società Torinese Protettrice degli Animali; denomi­

nazione gloriosa che venne sempre conservata benché

più tardi la Società assurgesse a Reale e si estendesse

a tutto il Piemonte. Pochi e valorosi pionieri, in

una massa di popolo non ancora matura, incompresi,

forse derisi, certo avversati da tutti. Colla costanza

delle più nobili passioni e colla abnegazione di una

missione da compiere, perdurarono i pochi e la loro

fatica ebbe, lentamente è vero, ma successivamente,

il coronamento di ogni buona azione. Il pubblico

che prima li considerava come degli spostati dal

buon senso comune, degli idealisti, anzi degli utopisti,

finì coll’assimilare qualche poco della loro propaganda

attiva e penetrante. Non era bastato prima l’egida

di Giuseppe Garibaldi a proteggerli dal ridicolo, dal

disprezzo; la loro fede, la nobiltà della loro causa

finì per imporsi, se non generalmente, almeno in

principio fra le anime più sensibili e più caritatevoli.

Anche l ’autorità prese in serio esame l ’operato

della Società, ne comprese gli scopi e le finalità.

Nel 1889 la Società venne riconosciuta di pubblica

utilità e creata Ente Morale.

Vari lasciti di aderenti, primo quello della signora

Antonietta Mills, in lire 288.000, costituivano per la

Società un capitale cospicuo, di cui però si potevano

solo godere gli interessi adibendoli a scopi esclusi­

vamente di protezione degli animali, restando il

capitale vincolato in perpetuo. Tale nucleo diede

alla Società il mezzo di espandersi e progredire. Però

l'ambiente non era ancora maturo. Il buon seme

gettato dai pionieri non era ancora caduto nel buon

terreno, ma solo fra sassi

e

sterpi. Misera era quindi

la messe. Di mano in mano però che l’educazione

popolare progrediva, anche il pensiero zoofilo comin­

ciava a trovare nelle masse un elemento più propizio

al suo sviluppo, sino a che già nel 1928 si contarono

1500 soci iscritti, benché non tutti paganti la quota

sociale. Un grande sviluppo lo si ebbe dal 1928 ad

oggi, ossia quando per la educazione fascista il po­

polo,

e

non solo il popolo, comprese quanto fosse

vile ed

ignobile atto, il maltrattare gli animali.

In Inghilterra Richard Martin nel 1822 otteneva

che la legge sulla protezione degli animali, dopo

lunghe ed estenuanti lotte, fosse riconosciuta fra le

leggi dello Stato.

Noi tardammo alquanto. Solo il 12 giugno 1913

ebbimo, per merito di un grande, di Giuseppe Luz-

zatti, una particolare legge di protezione per gli

animali, che confermando quanto già prescritto nel

Codice penale (anno 1898), regolava la istituzione

delle Società Protettrici degli Animali, riconoscen­

done le attribuzioni ed elevando le guardie giurate

delle stesse Società ad agenti di P. S. Prerogativa

questa poi confermata esplicitamente dal Governo

Fascista con suo decreto 27 dicembre 1923.

La nostra legge non ammettendo una casistica

particolare, ma trattando la cosa genericamente è

in modo indubbio la migliore legge fra quante le

nazioni più progredite abbiano promulgate; migliore

della legge inglese, migliore ancora della legge tedesca

ultima del 24 novembre 1933. È sintomatico poi il

fatto che la legge italiana, unica al mondo, riconosca

agenti di P. S. le guardie nominate dalle Società

Protettrici.

Dal 1923 ad oggi è tutto un susseguirsi di dispo­

sizioni legislative, di circolari ministeriali, di regola­

menti di polizia, a favore degli animali. Tantoché se

questo maltrattamento degli animali, tanto deprecato

dagli stranieri che visitano l’Italia, sussiste ancora in

qualche regione, lo si deve all’incuria delle stesse

Società Protettrici locali.

In Piemonte, ed in particolare in Torino, le cose

sono in questi ultimi tempi assai cambiate. Diciamo

specie in Torino. L ’autorità prefettizia e l’autorità

municipale per mezzo dei proprii uffici competenti

ed agenti, hanno dato valido aiuto alla Società Tori­

nese Protettrice degli Animali nell’esplicazione del

suo mandato.

L ’Ispettorato di Torino, cui obbediscono tutti

gli agenti del Piemonte, conta un centinaio di ottimi

elementi fra agenti ed allievi. Il corpo degli agenti

sorse nel 1923 per opera del signor Michele Ferrando

che fu il primo comandante.

I soci salirono in questi ultimi anni al numero

di 5654, ma nel corso di questo periodo di crisi,

perché morosi nel pagamento, dovettero essere de­

pennati molti soci, tanto che il numero degli effettivi

si mantiene fra i 3-4000, compensandosi colle nuove

iscrizioni, quelli che devono essere depennati. Ogni

socio riceve una tessera sulla quale in brevi parole

viene compendiato ogni suo dovere:

Estratto dallo Statuto sociale, R.D. febbraio1931, art. i,d).

La Società ha per scopo la protezione degli animali mediante

la difesa loro dalle crudeltà, dall’insufficienza di nutrizione,

e da qualunque forma di sevizie o maltrattamento, e per

quanto le saià possibile la Società assiste coi suoi organi

il povero che a lei fa appello porgendogli aiuto ed assistenza

secondo le disponibilità dei pcoprii mezzi.

Oltre il servizio prestato dagli agenti della polizia

zoofila, volontari e quindi senza compenso alcuno,

servizio di prevenzione e di repressione, sorvegliando

44