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LA R. SOCIETÀ TORINESE PROTETTRICE DEGLI ANIMALI

Vie, piazze e corsi di Torino illustrali nei nomi

nelle persone, nei luoghi e nelle date

corrente, le cuccie ampiamente fornite di paglia, il

pasto sano e nutriente.

Sono accolti tutti i cani presentati; quelli ricol­

locati vengono controllati dagli agenti, quelli incu­

rabili o comunque incollocabili, umanitariamente

soppressi.

La Direzione centrale, come si è detto, è a Torino.

Si hanno però Sezioni amministrativamente auto­

nome ad Aosta, Asti, Cuneo, Novara, ed informazione

ad Alessandria; nonché gruppi in quasi tutte le città

del Piemonte.

Dalla fondazione della Società nel 1871 ad oggi

si ebbero 14 Presidenti e 3 Commissari prefettizi.

La K. Società Torinese Protettrice degli Animali

(Croce Azzurra), risulta la più antica delle 23 Società

italiane, la di gran lunga più numerosa, più a ttiva

e estendendo la sua azione in favore di tutti gli esseri

derelitti e senza difesa, dall’uomo agli animali,

è

quindi anche la più importante delle Società Zoofile

italiane. La R. Società Torinese Protettrice degli

Animali, costituisce quindi un vanto per la C ittà

di Torino.

A. O L I V E T T I

ABBA GIUSEPPE CESARE (Piazza).

In borgata R. Parco,

di fronte alla Manifattura Tabacchi.

Dedicata al soldato e scrittore garibaldino G. C. Abba,

n. nel 1838 a Cairo Montenotte (Genova), m. a Brescia

nel 1910. «Eroe, poeta, maestro: tre cuori in un cuore »,

10 disse il Pascoli. Poeta,

romanziere e storico, ci ha

lasciato un poemetto in cin­

que canti sulle gesta da

Quarto al Volturno; tentò

11 romanzo

Sulle rive della

tìormida

(1875), ma più di

tutto gli danno fama le

Xo-

terelle di uno de' Mille edite

dopo vent'anni,

che più tardi

venne fuori col titolo defini­

tivo

Da Quarto al Volturno,

che

è

il capolavoro della

nostra letteratura garibal­

dina. Pubblicò ancora

Cose

Garibaldine,

la

Vita di S'ino Hixio,

e narrò al popolo la

Storia de' Mille.

Maestro insigne, fu prima al Liceo di Faenza,

poi Preside del R. Istituto Tecnico di Brescia. Senatore

del Regno. Si veda il bel contributo di L. Rrsso,

Abba

e la letteratura garibaldina dal Carducci al D'Annunzio.

Pa­

lermo, Tip. Ciuni, 1933.

Il Municipio di Torino ha dedicato al nome dell'Abba

la Scuola Elementare posta sulla piazza Abba, di fronte

alla Manifattura tabacchi.

ABBADIA DI STURA (Strada comunale).

Dallo stradone

di Settimo alla borgata Bertolla, presso la cascina Abbadia

di Stura.

Prende il nome dalla Parrocchia dedicata a S. Giacomo

Maggiore, edificata dove un tempo sorgeva l’antichissima

Abbazia di cui conserva il nome, fra la Stura e Settimo

Torinese. Questa Abbazia deve la sua fondazione a Pietro

Podisio, giureconsulto di Torino che nel gennaio 1146

l’assegnò a Vitale, abate di Vallombrosa allo scopo che

sul terreno dell’Abbazia sorgesse un ospedale al doppio fine

di ricoverare i lebbrosi e di soccorrere i pellegrini. Arric­

chitosi l’ospedale per elargizioni de’ Principi di Savoia,

dei vescovi di Torino e dei Marchesi del Monferrato, allettò,

come dice il Durandi, una colonia di monaci vallombrosiani.

Primo abate di S. Giacomo di Stura fu Simeone che nel

1168 acquistò dal vescovo di Torino alcune Alpi nelle Valli

di Lanzo. Le continue guerre tra i Conti di Savoia e i Mar­

chesi del Monferrato, sul principio del 1300 cagionarono la

rovina dell’antica Abbazia. Ultimo abate di S. Giacomo di

Stura fu Tommaso Brancaccio, nobile napoletano, creato

cardinale nel 1411: più tardi l’Abbazia fu data in com­

menda ad Aimone vescovo di Torino, e nel 1420 i suoi beni

furono aggregati alla Mensa vescovile di Torino da papa

Martino V, e nel 1868 venduti a vantaggio dello Stato.

Nel luogo della distrutta Abbazia sorge ora la chiesa par­

rocchiale con titolo di Vicaria. Davanti all’antica badia

passava la vecchia strada cosi detta d’Italia. Soli’Abbadia

di Stura scrisse

O u v e k o ,

in

Torino.

1929. a pp. 835 e segg.

ACCADEMIA ALBERTINA (Via).

E ' la quarta via a destra

di via Po. Il nome attuale risale al ig giugno 1860.

Un tempo era divisa in due parti, che si denominavano

Via della Posta

e

Via dell'Arco.

L'origine di questa via

appartiene al secondo ingrandimento della Città avvenuto

nel peripdo che corre

dalla reggente Maria

Cristina fino a Carlo

Emanuele II. Si chia­

mò poi dell’Accademia

Albertina chè prende

il nome da Carlo Al­

berto in ricordo de’

benefìci ricevuti.

In questa via sorge

il Palazzo dell'Acca-

demia Albertina, che

ospita l’Accademia le

cui origini vanno ri­

cercate fin dal 1652,

anno in cui in Torino

in una riunione di ar­

tisti si fondava una

specie di

Università dei

pittori, scultori e archi­

tetti.

detta anche

Com­

pagnia di S. Luca.

Questa istituzione,

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ventitré anni dopo, co­

minciò a conquistare rinomanza fuori del Piemonte, aggre­

gandosi alla Accademia di S. Luca a Roma, e si consolidò

sotto la reggenza della Duchessa Maria Giovanna Battista

diSavoia-Nemours, che con decretosovrano del 29agosto 1678

la fonda e l’approva. I primi ordini e statuti vengono redatti

nel 1716 con RR. Patenti di Vittorio Amedeo II: fu allora

che l’Accademia si trasferì nel palazzo della R. Università

degli Studi.

Nel 1778 Vittorio Amedeo III sancisce e promulga nuovi

statuti e le dà il nome di

Accademia di pittura e scottura

e

molto più innanzi Carlo Alberto con RR . Patenti del 2 mag­

gio 1833, donò all*Accademia il palazzo attualmente occu­

pato che prima fu la casa de’ Minimi e poi Collegio delle

Provincie, stanziando per gli opportuni adattamenti, la

somma di oltre 100.000 lire, assumendo il titolo di Reale

Accademia Albertina delle Belle Arti.

Il 16 marzo 1850 la Reale Accademia passò in proprietà

dello Stato, rimanendone però ancora il mantenimento a

spese della Corona, ma dieci anni dopo, nel 1860, l’Acca­

demia per la legge del 24 giugno, dalla Lista Civile è trasfe­

rita a carico dello Stato e affidata all’allora Ministro della

Pubblica Istruzione.

L ’Istituto, che ha proprii statuti e regolamenti,

porge

l'insegnamento delle arti del disegno, nella pittura, archi­

tettura, scoltura, ornato, incisione, ecc.; ha una scuola di

nudo. Ebbe insigni maestri Ira cui Vincenzo Vela, Giovanni

Albertoni. Giuseppe Dini, Andrea Gastaldi, Edoardo Ta­

bacchi. Nel vestibolo sorge il mommento di Mona. Maria

Marni di Morano, munifico donatore di una ricca qna-

dmria. Per maggiori notizie ri rimanda al b d contributo.

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