Table of Contents Table of Contents
Previous Page  334 / 1821 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 334 / 1821 Next Page
Page Background

I E R I E O G G I

Cronache a memoria

U no dei ricordi allegri tra gli studenti di medicina di

oltre mezzo secolo addietro, era quello dei

cerre­

tani

(o

ciarlatani

come più sinceramente si definivano),

i quali, sulle pubbliche piazze, col consenso delle

relative autorità, vendevano i loro rimedi per tutte

le malattie, cavando, quale compenso, ai compratori

e ascoltatori, denti malati, o sani, a più non posso.

Porta Palazzo ne sa forse ancora qualche cosa e,

con essa, non poche altre piazze della Città, le quali,

per turno, erano visitate dalle alte, caratteristiche

vetture-cattedra trainate da quattro, e persino da

sei, cavalli, dotate di rumorosa musica strumentale

che soffocava le grida degli... sdentati

Da essi le piazze erano periodicamente visitate,

a giorni ed ore fisse, note alle buone popolazioni

locali che, non avendo le preoccupazioni odierne, e

non disponendo dei numerosi giornali e romanzi dal

progresso messi a loro disposizione, si divertivano

un mondo ad ascoltare allegre, periodiche declama­

zioni ed esclamazioni.

Una delle sedi più favorite, prima del 1872,

perchè priva del monumento di gratitudine che Torino

e l ’Italia eressero alla memoria di Camillo Cavour,

era la piazza Carlo Emanuele II, meglio nota, ieri

come oggi, col nomignolo di «Piazza Carlina ».

Quivi bisognava sentire il famoso cerusico-cava­

denti

Orcorte

venditore, fra altro, di «cinture da

ernie », il quale affermava di possedere «segreti »per

aver girato il mondo non sapeva neanche lui quante

volte, e di aver portato ovunque le sue specialità e

appresi i metodi migliori per cavare i denti, mediante

una «chiave inglese » mai vista prima da’ suoi pre­

decessori, che erano quindi veri... ciarlatani.

Un giorno, fra gli altri, in piazza Carlina, mentre

dall’alto della caratteristica carrozza, spiegava il va­

lore terapeutico di una sua nuova «pomata », buona

per guarire... trentasei malattie, vide soffermarsi un

signore, ascoltare le sue panzane e sorridere: la per­

sona era nota a tutti i Torinesi e il suo sorriso avrebbe

potuto esser commentato a lui sfavorevolmente, per

cui, egli, rivoltosi direttamente a quel signore, gli

chiese ad altissima voce:

— Non è vero, senatore, quel che dico, che, cioè,

vulgus vult decipi

?

E il signore, allontanandosi e affermando, col

capo, che sì, rispose:

Ergo decipiatur!

— Sentite? — riprese

Orcorte.

— E sapete chi

è quel signore che mi dà ragione? È nientemeno che

il professore

Alessandro Riberi,

il primo chirurgo

del mondo, che va a far la sua lezione all’Ospedale

San Giovanni, come ora io la faccio a voi qui, con

la differenza che lui parla agli studenti che lo com­

prendono a volo, mentre io devo parlare a voi che

non capite niente: dunque riprendiamo il nostro

discorso!

E, sfogliando un grosso volume, che teneva aperto

sul braccio sinistro, prese ad illustrarne le figure

botaniche, esclamando: la

Mandragora!

il

Pan­

porcino!...

Ma un brutto giorno venne per

Orcorte

e per tutti

i cerretani d ’Italia: un giorno, la cui data non deve

esser dimenticata da quanti amano la propria e la

collettiva salute: il 22 dicembre 1888, data d ’origine

della «Legge sanitaria », alla quale sono legati tre

nomi pur essi da non dimenticare:

Agostino Bertani,

Francesco Crispi

e

Luigi Paglioni.

Bertani,

il medico garibaldino che la iniziò;

Pa-

gliani,

il compianto professore d ’igiene di Torino

che la completò e rese praticamente attuabile;

Crispi

che ebbe il coraggio di farla « trangugiare » (è la

parola volgare, ma significativa) al Parlamento che

non potè impedire entrasse in funzione, interrom­

pendo usi e abusi, costumi e interessi privati, a

beneficio non di pochi, ma di tutta la nuova Nazione.

Quindi, si può concludere confermando che, real­

mente, non tutti i mali vengono per nuocere: se

l ’invasione dei cerretani, nelle grandi e nelle piccole

città, nei mercati e nelle fiere e dovunque si adunava

un po’ di buona gente, non avesse raggiunta l’esage­

razione, forse le Autorità non'si sarebbero commosse

e preoccupate dello scandalo e la «Legge Crispi »

avrebbe tardato ancora qualche decennio a liberarci

dall’impostura, dall'empirismo e dal relativo paras­

sitismo.

Quanto al prof.

Riberi,

la sua figura è degnamente

onorata con statua marmorea nella nostra Univer­

sità e la sua memoria è, ogni quinquennio, rinnovata

coll’assegnazione del premio di lire ventimila, dovuto

alla sua generosità e perciò al suo nome intitolato,

che l’Accademia di Medicina assegna al medico­

chirurgo che più si sia distinto, quali furono i profes­

sori

Bizzozero, Golgi, Pagliani, Sciavo, Gosio,

nomi

che lasciarono duratura traccia di sè nel campo del

progresso scientifico.

Parliamo, ora, di un benemerito, e di una sua

benemerenza modesta, ma pur essa da non dimen­

ticare, il cui nome è legato alla « Ferrovia di Rivoli •

volgarmente denominata « treno di Rivoli »o «tranvai

di Rivoli », che percorre il corso Francia e fa capo

38