

Una grande attrice dimenticata:
CARLOTTA MARCHIONNI
M olte elette ed acclamate
nostre attrici, quando
si recano a visitare il cimi
tero di Torino, saranno
passate, quasi senza avve
dersene, accanto ad un mo
numento funebre in cui lo
scultore torinese Giuseppe
Bogliani ha ritratto un com
movente ed umano episodio.
La madre morente che ri
vede per breve ora la figliola
adorata al suo capezzale, e
la benedice, invocando sul
capo adorato ogni bene ed
ogni felicità.
Quella madre è Elisa-
betta Marchionni, e la figlia
è Carlotta Marchionni,gloria
e vanto della scena italiana.
L ’episodio pietoso es
presso nel marmo non è
colto dal vero; è frutto del
l’immaginazione dell’artista.
Siccome la incomparabile
artista drammatica non a-
veva potuto chiudere i soavi
occhi materni, essendo lon
tana per necessità d ’arte,
volle che fosse eternato il ricordo della madre in
quel modo così ricco di dolcezza, d ’affanno, di su
blime poesia.
La tomba corrosa dal tempo e desolatamente
sperduta, non trova più echi, non trova più una
lacrima di rimpianto, non ospita mai neanche un
piccolo mazzo di crisantemi, un modesto ed umile
omaggio di attore od attrice.
Eppure sotto il fasto di quel marmo, riposano le
spoglie mortali di colei che fu la prima interprete
della
Francesca da Rimini
di Silvio Pellico.
Il nostro teatro di prosa, aveva trovato all’inizio
dell’8oo la sua Eleonora Duse. Poche artiste eserci
tarono come la sublime Carlotta un fascino così
straordinario sul pubblico e poche gentildonne, nella
realtà della vita, ebbero in dote tanta gentilezza
d ’animo, tanta bontà e così rara modestia. La Mar
chionni ebbe la grande virtù di ritirarsi dalle scene
nel momento in cui la gloria
voleva donarle nuovi allori
e la vita le serbava gioie,
lusinghe, trionfi.
Nel maggio del 1840, an
cora bellissima, piena di vita
e di energia, adorata dal
pubblico, circondata dall’af
fetto e dall’ammirazione di
poeti e scrittori, malgrado
le insistenze degli impresari,
le suppliche degli ammira
tori, lo stupore inaudito dei
suoi confratelli d ’arte che
non potevano darsi pace di
una simile decisione, Car
lotta Marchionni abbandonò
la scena, affermando di non
voler dare all’arte che ado
rava il periodo declinante
della sua esistenza. E queste
sono parole sue. La Staél,
dopo averla sentita, pro
ruppe in un inno d ’ammi
razione e scrisse:
EUe possède
le ginie de son ari!
Infatti a ventidue anni
appena, per quanto non fosse
ancora attrice in comp>agnie
di grido, era stata notata dal pubblico italiano e gli
occhi dei critici e degli scrittori si posavano sulla
bellissima fanciulla che era una buona promessa.
Scritturata nella Compagnia drammatica Pani, un'ac
colta di attori mediocri erranti di terra in terra,
conquistò il pubblico a segno, che il capocomico Pani
decise di battezzare la Ditta Sociale col nome di
Carlotta Marchionni.
Aveva ima figura scultoria, il viso d ’un purissimo
ovale, ove all’ornamento di una bocca tizianesca,
di un naso perfetto e duna chioma ricciuta che coro
nava la fronte bianca, spaziosa, intelligente, si aggiun
gevano due occhi maravogliosi, fulgenti, che rispec
chiavano tutti i sentimenti dell’anima invasa ora dal
soffio tragico delle opere dell’Alfieri, ora dalle patetiche
vicende dialogate e sceneggiate da Cario Marenco.
Nel 1823, Carlotta venne scritturata come prima
attrice nella Compagnia Reale Sarda d ie recitava a
Cariatta N a r tU am l
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