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GIUSEPPE GRASSIS MINIATORE

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Perchè nella definizione geometrica più chiara che

l’uomo abbia trovata, lo spazio si costringe come un

affetto nel cuore, come una visione nella pupilla.

Per questo amiamo i bei tondi botticelliani, i bei

castoni romani, le belle tazze della Cina, le belle

cupole della nostra grande architettura. Anche in

questo gruppo a tre la forma triangolare inscritta

nel cerchio a denotare il perfetto equilibrio: quinta

sfumata di verde; contro quel verde tre sorrisi;

trionfalmente tenero ed orgoglioso quello della gio­

vane madre, incuriosito quello della bimba che si

appoggia sicuro al dolce ovale materno; sorriso a

pena accennato del possesso è quello del bimbo che

siede in grembo alla mamma ed afferma con le

labbra e con le manine che quel giocattolo è tutto

suo. (ìiuseppe (ìrassis non ha bisogno di manuali

di cultura pediatrica per conoscere i bimbi. È sempre

stato e sarà un eterno meraviglioso bimbo; dietro

le sue lenti gli occhi buoni sorpresi dalla vita hanno

sempre interrogata la vita; le piccole cose che la

natura nasconde agli uomini ignoranti ma svela ai

buoni e studiosi del suo volto divino; gli insetti e

la loro vita, i fiori e la loro luce.

Tante volte nelle passeggiate per i monti della

nostra Courmayeur l’ho veduto fermarsi come traso­

gnato davanti all’improvviso grido o gesto di un fan­

ciullo e più spesso mescersi ai giochi, inventarne di

curiosi e raccogliere le ovazioni del suo minuscolo

pubblico. Ma tutta questa analisi innamorata non è

in lui che la leonardesca pazienza della ricerca che

poi si fissa nei suoi piccoli avori. Quando il soggetto

appare la prima volta nel suo studio l'artista è come

un poco diffidente; è l’eterna lotta inavvertita fra il

▼ero vivente e le possibilità creatrici dell’arte. Poi la

conversazione si fa rapida, senza

che trapeli quella sua fatica di

intuizione l’artista cerca attra­

verso le parole, le frasi, il rac­

conto di vedere come affiorino i

sentimenti dall’anima del suo pa­

ziente e poi schizzi, disegni, qual­

che fotografia istantanea presa

dall’autore stesso cominciano ad

essere i documenti tangibili su

cui nel ricordo il pittore opererà;

toma il soggetto ua, due volte;

raramente Grassis ha bisogno di

pose suppletive chè anzi nell’ora

in cui il tema è lì vivo al suo

cospetto, egli lascia la massima

libertà dei movimenti e dell’a-

gire, bastandogli un’osservazione,

un tratto di linea sull’ avorio

perchè l’essenza spirituale del ri­

trattando si realizzi nella co­

scienza dell'artista. Questo largo

e continuo spirito di osservazione,

cui aggiungerò il temperamento

calmo e dolce del pittore, fanno

sì che non uno dei particolari

necessariJsfugga nella'fattura del quadro.

In quest’altro studio in cui la bimbetta bruna

stringe fra le braccine il candido galletto la passione

del Nostro è non solo evidente nella così diversa

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