

GIUSEPPE GRASSIS MINIATORE
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dei secoli passati, lunghi esami dei minii delle biblio
teche quali la Reale e la Nazionale di Torino e fre
quenti viaggi nelle terre d'oltr’Alpe presso le quali
l’arte del minio è stata per secoli un privilegio. 11
suo
curriculum artis et vitae
è molto semplice: nato
proprio a Torino, è davvero un sereno e gentile tori
nese che non sa l'alterigia e detesta la grancassa;
tanto schivo che fargli tirar fuori un quadro o chie
dergli d’una sua miniatura è procurargli un piccolo
fastidio. Uscì giovanissimo dalla nostra Albertina
con parecchi premi e parecchie medaglie; divise nel
1892 il premio del concorso quadriennale, incorag
giato sempre da un maestro di cui conserva affet
tuosa devozione: Pier Celestino Gilardi; espose per
la prima volta nel 1894 alla Promotrice di Via della
Zecca, e ne uscì con vive lodi per quel suo quadro
Primavera,
che qui viene riprodotto; piacque già
fin d'allora quella che è profonda dote di tutta la
sua arte come della sua vita: un nobile e festoso
equilibrio che fa dei suoi quadri un piacere per gli
occhi; piacere che non scema con il succedersi e ripe
tersi della visione dello stesso quadro. A
me
piace
ripensare questo quadro della prima giovinezza,
l’as
sorto colle torinese con i suoi toni tutti signorili
e
gai senza clamore, riposanti ed intimi, con quella
fìguretta che dovette essere la sua dolce sorella
mes
sasi affettuosamente in posa di contadina
così per
accontentare la passione artistica del fratello. Un
quadro dunque da cui
esala
un candore d ’anima
che
placa
e
piace.
Le
frequenti
Mostre di Torino, delle
maggiori
città italiane,
del «Salon »di Parigi lo hanno
sempre avuto indiscusso ospite con quadri di paese,
di genere e con miniature. È la sua favolosa minu
scola scatoletta dai pennelli esigui come fili d’erba
che lo ha messo a contatto con tanto mondo. Egli
infatto fu l’iconografo della grande nostra Regina
Margherita di Savoia, dei Duchi di Guisa, d Orléans,
del Conte e della Contessa di Parigi. Tutti i nostri
Principi lo vollero onorare di commissioni, dal sempre
compianto Duca Kmanuele Filiberto d ’Aosta, al Duca
degli Abruzzi, dalla Principessa l.aetitia d ’Aosta-
Bonaparte a S. A. la Duchessa di Genova Madre;
non finirei l'elenco di grandi nomi se qui volessi
raccontare di tutto il mondo che ha posato per il
nostro Pippo. Dai l’rovana di Collegno ai Castel-
vecchio, dai Sambuy agli Odescalchi, dal Principe
Lanza ai Negrotto Cambiano, dai Morosini ai Serlupi,
dagli Scati Grimaldi ai Di Bagno, ai Fé d ’Ostiani,
ai Pallavicino, e D’Oncieu, Cigala, Ferrerò di Venti-
miglia, Colli, San Marzano, Nigra, Robilant, via via
fino alle aristocrazie delle varie terre d’Italia. E pure
quest’uomo che molti invidierebbero per la felice
possibilità di una vita tra sale e Corti è un mite che
ama il suo solingo ritiro nella pia Courmayeur, o
nella ridente Nervi. Innamorato della natura gli basta
come bastava aU’Ariosto un tenero affetto tra le
pareti della dolce casa e quattro palmi di terra da
zappare, quattro rose da potare e i pesci, 0I1, i
pesci rossi della vasca, su cui affiorano le tranquille
ninfee.
Raramente ho conosciuto un’anima più rettilinea
e serenamente fiduciosa; vicino a lui ed alla dolce
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