

VIE, PIAZZE E CORSI DI TORINO ILLUSTRATI
rialzare il prestigio del potere marchionale rivendicando i
diritti che di mano in mano erano passati ai vescovi.
Dopo la morte di Ottone II imperatore di Germania,
durante la lotta fra i feudatari laici ed ecclesiastici, venne
nominato al trono d’Italia, che già aveva sostenuto aspre
lotte con 1 vescovi-conti di Ivrea e di Vercelli. Alla morte
di Ottone III (1002) fu incoronato Re d'Italia, ma sconfitto
dal successore di Ottone III, Enrico II, tenne ancora con
varie vicende il regno, ma tradito dai suoi, dopo aver cer
cato scampo nel castello di Ivrea e poi in quello di Sparane,
stanco delle lotte e ammalato, eretto il Santuario di Bei-
monte, presso Valperga, si fece monaco nel monastero di
S. Benigno all’Orco (Fruttuaria), dove mori sessantenne
nel 1015. Su lui si volle vedere, durante il periodo del risor
gimento un precursore che attraverso i contrasti con l'im
peratore germanico seppe creare un sentimento nazionale.
Vedi S.
P iv a n o ,
Stato e chiesa da Berengario
/
ad Arduino,
Torino, 1908.
AREZZO (VIA).
La nona a destra del corso Regina Mar
gherita dopo la ferrovia di Milano.
Antica città della Toscana, di origine etnisca, in un
punto importante stradale, divenne più tardi, nel secondo
secolo, municipio romano.
Nel medioevo ubbidì prima
ai Longobardi, poi ai Mar
chesi di Toscana. Erettasi a
comune ebbe a sostenere
lotte con Firenze con cui per
dette a Campaldino (1289).
Ha notevoli monumenti del
l'età medioevale.
Patria di Mecenate, di
Guido Monaco, di Francesco
Petrarca, di Fra Guittone,
del Redi, del Vasari e di
altri illustri. La sua provincia
contiene gran parte dell’alta
valle dell'Arno, una porzione
dell’alta valle del Tevere,
valicando per un tratto l’Ap-
pennino. Dà il nome alla 24* Brigata di Fanteria. Su Arezzo
vedi: L.
F a l c i a i ,
Storia di Arcuo dalle origini alla fine del
Granducato Lorenese.
Arezzo, 1928; G.
F r a n c io s i,
Arem,
Bergamo, 1909.
ARGENTERÒ GIOVANNI (Via).
A ponente della piazza
Nizza.
O fané
meglio Argenterio. Medico e filosofo, professore
all
'Università di Torino, nato a Castelnuovo, nelle vicinanze
di Chieri. A Lione prima, professore a Pisa più tardi
(
1344
)
e a Napoli; tornò poi a Torino dove insegnò neU'Ateneo
le
dottrine mediche fino alla morte che avvenne nel
1572.
Seguace del metodo induttivo, sostenne fiere polemiche
contro la concezione galenica e contro la patologia umorale.
Di lai si ha a stampa — e se ne ebbero ben tre edizioni— il
Commentario affarle medicele di Galeno.
Il figlio suo curò un’ediztooe completa deOe sue opere
pubblicate a Venezia 'nel 1392.
ARIMONDI GIUSEPPE (Cono).
A sinistra del cono Vin-
zaglio, oltre il piazzale Duca t Aosta.
Eroico ufficiale — medaglia d'oro
liano, nato a Savigliano nel
1846
,
militari, dHtngmdM in morto
d*Africa, dove mostrò qualità particolari
A lui à deve la vittoria di Agoniat m i
AREZZD
dell'esercito ite*
ta tti i gradi
di
'Eritrea, che gli
meritò la nomina a generale. Prese parte a molteplici com
battimenti in Abissinia: nella giornata di Adua, soverchiato
dalle orde abissine fu travolto con le sue truppe e vi lasciò
da valoroso la vita. In sua memoria, dopo Adua, gli fu de
cretata la medaglia d’oro.
Torino ha dedicato all'eroico generale la Caserma in
via Verdi, ove i Saviglianesi nel 1899 inaugurarono un
medaglione con la epigrafe: t In memoria del Generale —
G iu s e p p e E d o a r d o A rim o n d i
— nel 1893 vincitore dei
Dervisci ad Agordat — Caduto nel 1896 nella battaglia
d'Adua — illustrando con morte gloriosa — una vita
modesta — tutta consacrata alla patria. — I Saviglianesi
residenti in Torino — offrono all’esercito italiano — questo
ricordo del valore e della virtù — del loro concittadino —
Il 14 maggio 1899».
ARIOSTO LODOVICO (Via).
Seconda a destra del corso
Regina Margherita oltre la piazza Emanuele Filiberto.
È l’autore dell'Or/aiufo
Furioso;
nato a Reggio nel 1474,
morto a Ferrara nel 1533. Il suo nome è legato al romanzo
in veni di argomento cavalleresco che fu l'opera d’arte
più perfetta e pregiata, nel suo ordine, del primo cinque
cento. Gentiluomo di corte del Cardinale Ippolito d'Este,
fratello del Duca Alfonso, più tardi privato dell'ufiicio, ma
richiamato a governare per tre anni la Garfagnana (1522-
1525), si ritirò a Ferrara per godervi tranquillità mentre
attendeva alla composizione del suo poema. Sulla casa di
Ferrara si legge il distico: «Parva sed apta mihi, se nulli
obnoxia, sed non sordida; parta meo sed tamen aere domus ».
Oltre al poema ci lasciò delle
Commedie,
delle
Satire
e
Rime,
dei frammenti di poemi (i canti in terzi*** «n Obizzo
d'Este, in ottave l
'Ottavio Ardito,
i
Cinque Cai.
ettere,
la cicalata
YErbolato.
Su di lui si veda: M.
C a t a l a n o ,
Vita
di Lodovico Ariosto ricostruita su nuovi documenti,
Genève,
1931;
L’ottava d'oro, celebrazioni ariostesche,
Milano, 1930.
ARMI (Piazza d'Armi Nuova).
A sinistra del corso Vinzaglio,
oltre la ferrovia di Susa.
ARMI (Piazza d').
Non più
in uso, in regione
Vanchiglia,
a destra del corso Tortona, tra il cimitero generale e la
Dora.
ARNALDO DA BRESCIA (Via).
Diagonale a sinistra del
Viale Stupinigi, presso il R. Ospizio di Carità.
Figura ben nota nelle lotte del Medioevo. Nato a Brescia
fra gli ultimi anni del
1000
e i primi del 1100. Della sua
vita giovanile poco d è noto: certo fu chierico, e per le sue
idee che si possono dire, per i suoi tempi, moderniste, con
dannato ed abbandonare l'Italia. Fu in Francia ed ebbe,
secondo Ottone da Frisinga. come maestro Abelardo. Lo
vediamo a Roma nel 1145 dove svolge una grande attività
religiosa-politica nella nascente repubblica romana. Inviso
al papato, fu fatto prigionièro da Btrbirossa e da papa
Adriano IV condannato a morte, impiccato e arto. Più che
da un ponto di vista politico, Arnaldo deve essere canai*
dento come un riformatore religioso, chè egh sempre pre
dicò la povertà della chiesa a imitazione di Cristo. Ebbe
dei segnaci negli Arnaldisti.
Si
rimandaper
tatti
a A. D>
S tefano ,
Arnaldo da Brescia
e i snoi tempi,
Roma, 1921.
ARNAZ (VIA).
Cornane della provincia di Aosta. a
411
a sii mare,
posto sai torrente dello stesso nome. Nei dintorni il
1
dei Vailesa e il Santuario detta Madonna detta Neve. I
Gi-Bne.