

amici: Ulrico Geisser, Antonio Bianchi, Emilio Sineo,
Filiberto Allasia, Carlo Compans, Enrico Benazzo e
qualche altro, fra cui il Daneo stesso, i quali si rac
colsero la sera del 29 novembre 1881 nelle sale del-
l’accennata Società Promotrice deirindustria. Riu
nione improntata a fattivo entusiasmo e fonte
d'immediate decisioni. Una settimana era appena
trascorsa e già si radunava il Comitato Generale
(6 dicembre) per la redazione dello Statuto e per la
nomina delle Commissioni. Il 17 dicembre, ricevendo
in udienza il Comitato Esecutivo, S. A. R. il Prin
cipe Amedeo d’Aosta accettava l’offertagli presi
denza e sottoscriveva per cinquecento azioni da
cento lire l’una. Quattro giorni dopo appariva in
tutta Italia il manifesto dell'Esposizione fissata per
il 1884. Re Umberto s’era benignamente degnato
di accordarle il suo Alto Patrocinio.
Vice-presidente del Comitato Generale, composto
di 136 membri, fu il conte senatore Ernesto Balbo
Bertone di Sambuy. Presidente del Comitato Else-
cutivo: l’on. Tommaso Villa, assistito dal vice-pre-
sidente Ulrico Geisser e dal segretario generale
aw . Edoardo Daneo, oltre a undici membri. Tredici
erano le Commissioni; a una trentina ammontavano,
tutt insieme, sotto-commissioni, sezioni e classi in
cui si suddividevano le diverse Mostre. Tali le ori
gini di quella memorabile Esposizione, il bilancio
della quale si aggirò sui sette milioni di spese ed il
cui successo, diciamolo subito, sarà così grandioso
che, alla fine, rimarrà un margine di oltre mezzo
milione da ripartire fra 24.443 azioni. Il Municipio
di Torino aveva assegnato un sussidio a fondo per
duto di cinquecentomila lire, s’era pure impegnato
al pagamento di 34.000 lire per indennizzare i pro
prietari di alcuni terreni su cui dovevano fabbri
carsi i padiglioni e aveva gratuitamente concesso
l’uso di aree di proprietà comunale. Il Consiglio
Provinciale votò un concorso per azioni di duecento-
mila lire.
Sede dell’Esposizione: il parco del Valentino,
scelta che fu unanime, sia per la pittoresca amenità
del luogo, sia per la comodità dei numerosi accessi
e per la facilità di collegarlo con la rete ferroviaria.
Giovanissimo, allora, il pacco del Valentino. Altra
fugace retrospezione. Il suo completamento risaliva
appena a due o tre anni addietro. Era stato siste
mato in due distinti periodi fra il 1860 e l’8o. Fino
alla metà del secolo scorso si può dire che non esi
stessero a Torino veri e propri giardini pubblici, se
si accettua il rialzo di terreno a sud, un tempo sor
retto da massicci bastioni e ridotto a passeggio nel
1835 per cura dell’Amministrazione Decurionale.
Non fu che nel 1850 che si diè mano alla creazione
di estesi giardini con viali, boschetti e aiuole. Quello
del Valentino, iniziato su disegno dell’ingegnere Ba-
rillet-Descamps, giardiniere-capo di Parigi, e prose
guito dal cav. Marcellino Roda (il quale fu a lungo
direttore dei giardini municipali torinesi) verso il '70
non arrivava più in là del Castello. Ma già il Comune
aveva deliberato l ’acquisto dal Demanio della zona
a mezzogiorno, per coltivare anche lì, aprendovi
strade a tracciandovi aiuole.
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ESPOSIZIONE 1884 E ('OSTRI'ZIODE BORGO MEDIOEVALE