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ESPOSIZIONE 1884 E COSTRUZIONE BORGO MEDIOEVALE

e guidò con sagace fervore alla mèta ». Sono così

segnalati i due massimi realizzatori dell’impresa.

Il marchese Scarampi di Villanova, rammenta

il ( arandini nella sua dotta monografia sul Borgo,

pubblicata nel 1925 per i tipi dell’editore F. Vias-

sone di Ivrea, «presiedeva le frequenti e talvolta

tempestose sedute della Commissione con la pa­

zienza, la misura ed il tatto che la differenza di vedute

su taluni argomenti rendeva davvero provviden­

ziali ». Era forse l’unico indicato a dominare «quel

mondo di artisti caldi e battaglieri ». Vi metteva a

profitto la sua energia di militare, il suo intelletto di

studioso, la sua dirittura di squisito gentiluomo.

A diciott'anni, nel '59. sottotenente nei Cavalleg-

geri d ’Aosta, aveva combattuto a Montebello, meri­

tandosi una medaglia d’argento al valore; due set­

timane dopo — il 4 giugno — partecipava alla

battaglia di Magenta; nel ’66, comandando il primo

squadrone delle Guide, si guadagnava una seconda

medaglia d’argento a Custoza. Trascorsi parecchi

anni, ospite del Principe di Monaco, udendo un

giorno malevoli giudizi manifestati da qualche fran­

cese sulla letteratura italiana, non esitò a tradurre

I na partita a scacchi

e il

Trionfo d’amore,

le due

deliziose leggende medievali del Giacosa, in versi

francesi vivamente apprezzati per la loro fluidità

e per il sonoro carezzevole ritmo.

Le riunioni da lui dirette si tenevano di solito

al X. 24 di via San Francesco da Paola, dove, per

una porta da tempo scomparsa, si accedeva allora

nell’edificio della Borsa. A disposizione della Sezione

Storia dell’arte erano due ampi saloni, oltre un’anti­

camera e uno stanzino occupato da un’impiegata.

l ’no dei saloni serviva per le sedute; l ’altro presen­

tava la più caotica e pittoresca confusione di mate­

riale quattrocentesco: modelli, calchi, tracciati,

attrezzi, mobili, dipinti, vasi, destinati ad arredare

e a decorare l’erigendo Borgo.

Il progetto sera definito esattamente la sera

dell’8 maggio 1882 al Caffè-Ristorante della Meri­

diana, situato in fondo alla demolita Galleria Natta,

sostituita ora da quella di San Federico. Quel risto­

rante si trovava press’a poco nello spazio dell’attuale

Cinema Rex.

Alfredo d ’Andrade, chiamato a Torino dal pit­

tore Pastoris, messo al corrente delle intenzioni della

Commissione, durante il pranzo al Meridiana, pro­

babilmente tra un piatto e l ’altro, aveva buttato

giù «a lapis, su due foglietti quadrettati » gli schizzi

che il Carandini, riferendo l’interessante atto di na­

scita, narra d ’aver rinvenuti accuratamente con­

servati fra le carte dell’autore, incollati su un largo

foglio giallo « in alto del quale », a lettere romane

maiuscole «colla firma di pugno del D’Andrade »,

è scritto: «Mia prima idea del Castello e Villaggio

Medioevali che furono eseguiti per l ’Esposizione Na­

zionale di

Torino

nel

1884. Schizzi

immaginati

mentre pranzavo al

Ristorante della Meridiana, da

me presentati

ed

approvati dalla Commissione

della

Vm

C r w * a l l ‘1

Storia dell'Arte all'Esposizione stessa la sera del

primo giorno in cui intervenni alle sedute ».

Il progetto incontrò dunque piena e immediata

accoglienza.

Il primo degli schizzi consiste in un quadretto

d ’insieme ancora un po’ vago, embrionale; il se­

condo ha linee più sicure, particolari più nitidi e

s ’accompagna a ima minuscola pianta topografica.

A brevissimo tempo da quei due abbozzi, il D’An­

drade ne tracciò un altro, rappresentante il Borgo

visto dal fiume, e questo terzo disegno — conservato

dal prof. Piero Giacosa — offre già una completa

visione del Borgo e della Rocca come si ammirano

oggi, con le diverse torri e torricelle, col mastio

quadrangolare, con le mura merlate, le case e le

vie lungo il Po. Quest’ultimo schizzo, che non reca

firma nè data, ma della cui autenticità il Caran­

dini afferma non potersi dubitare, prova che al

D’Andrade, salvo i perfezionamenti di dettaglio ma­

turati nel corso dei lavori, l ’idea madre bsdenò di

getto, subito, integra in ogni sua parte.

Profonda anima d’artista, valoroso pittore, ar­

cheologo coltissimo, la sua fervida e varia operosità,

dopo aver culminato, per usar le parole del Caran­

dini, «nella creazione a Torino del Borgo e della

Rocca » diè alle regioni piemontese e ligure « l’ine­

stimabile beneficio della conservazione di tanti mo­

numenti, votati, senza di lui, a immancabile rovina ».

Oriundo portoghese, nato a Lisbona il 26 Agosto 1839,