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ESPOSIZIONE 1884 E

c o s t r i z i o n e

bo rgo

m e d i o e v a l e

Nell’incantevole località l ’Esposizione dell’84 oc­

cupò in totale un'area di 440.000 metri quadrati,

di cui 130.535 con costruzioni direttamente ordinate

dal Comitato; 8625 con edifici dovuti a privati e

300.840 di spazio scoperto, disposto a viali e a giar­

dini, con bastionate, vasche e terrazze.

Il complesso delle Mostre comprendeva otto

«divisioni »: Belle Arti, Didattica, Produzioni scien­

tifiche e letterarie, Previdenza ed Assistenza pub­

blica, Industrie estrattive e chimiche, Industrie

meccaniche, Industrie manifatturiere, Economia ru­

rale, orticola e forestale. V ’erano, inoltre, Mostre

temporanee e speciali; tra queste ultime: quella del

Ministero dei Lavori Pubblici, del Ministero d ’Agri-

coltura, Industria e Commercio, del Club Alpino,

dei Municipi di Roma e Torino. Il numero degli

espositori salì, in tutto, a ben 14.237.

Superfluo dire che, per la circostanza, la città

aveva provveduto ad abbellirsi di nuovi edifici e

sera arricchita di moderni comodissimi servizi. Data

da quell’epoca la costruzione della funicolare per

Superga. Fino ad allora alla Basilica del Juvara si

saliva in vettura a cavalli o a dorso d’asino. Nelle

osterie del sobborgo di Madonna del Pilone si noleg­

giavano appunto docili asinelli, a prezzo più o meno

mòdico, secondo l’affluenza dei gitanti.

Per la costruzione e l’esercizio della ferrovia-

funicolare si costituì una società presieduta dal sena­

tore Luigi Rango; amministratore delegato: l ’avvo­

cato Alberto Gonella; impresario: Angelo Deivecchio;

direttore dei lavori: l'ingegnere Ermenegildo Perini;

direttore tecnico: lo stesso inventore, comm. inge­

gnere Tommaso Agudio, il cui nome rimase al si­

stema da lui ideato e che trovava finalmente a

Torino fiduciosa accoglienza dopo le ripetute e vane

offerte tentate altrove durante un ventennio.

I

lavori richiesero non più di un anno. Cominciati

nel maggio 1883, il i ° maggio dell'anno successivo

la linea — lunga 3130 metri, dotata di due gallerie

rispettivamente di 67 e 61 metri, con una diversità

di livello di 419 metri fra Sassi e la stazione d’arrivo,

con una pendenza massima del 20 per cento in due

brevi tratti del tronco — veniva solennemente inau­

gurata e aperta al pubblico.

Dell’Esposizione qualcosa di geniale, di caratte­

ristico e superbo rimase poi ad accrescere il patri­

monio edilizio cittadino: alludiamo a quel Borgo

Medioevale — 0 feudale — espressamente creato

per ospitarvi la Sezione Storia dell’Arte: mirabile

insieme di edifìci che, a specchio del Po, in piena

età moderna, risveglia lontane immagini di paggi

e di castellane, di tornei d'armi e di giostre poe­

tiche, di signorotti e di guerrieri in ferrate armature.

Il Borgo è la munifica eredità lasciata a Torino,

per provvido intervento del Municipio, dalla ricor­

data Esposizione. Opera singolare e monumentale,

ricostruzione paziente e precisa, vasta e minuta.

Un fulgente monile fra le morbide ombre del parco.

Un sogno d'altri tempi vissuto, a distanza di quattro

secoli, al centro dello Stato, dai cui valichi e dalle

cui pianure furon tolti i modelli per questa ripro­

duzione rara, strana e affascinante.

Riandiamone brevemente le origini.

La Commissione per le Belle Arti, chiamata a

decidere se si doveva organizzare una mostra retro­

spettiva, si trovò dinanzi alle immancabili difficoltà

di radunare in luogo adatto e degno tanti tesori

della pittura e della scultura, disseminati in pub­

bliche gallerie e in privati palazzi. Scrive il Daneo

che

«

sorrise per un momento la splendida fantasia

d’un grande palazzo, anche di costruzione provvi­

soria, il quale, con una pittoresca fuga di facciate

esteriori e di ambienti interni presentasse al visi­

tatore, in armonica e bizzarra successione, tutti gli

stili successivamente dominanti dall'aprirsi del Medio

Evo in poi ». Ma, per un tal disegno, difettavano

tempo e mezzi finanziari. Di qui, sulla scorta dei

pareri emessi in laboriose discussioni, il partito di

limitare la Mostra alla «illustrazione dello stile, del­

l’arte, delle industrie, della vita intera

di un’epoca

determinata,

ricca di pregi e relativamente poco

conosciuta nelle sue espressioni in Piemonte: il

secolo XV' ». Si aggiunse però che a questa Mostra

dovevansi dare «carattere e ambiente idonei con

una ricostruzione che ne costituisse la parte essen­

ziale e prevalente: quella di un castello piemontese

dell’epoca ».

Alla Commissione per l’Arte antica, testimonia

il segretario generale, spettò «tutto il merito e il

rischio ». La Mostra che si concretò con l'edificazione

del Borgo ebbe infatti, fin dal principio, per la sua

natura e per le sue particolari esigenze, un’esistenza

del tutto autonoma, tanto nella preparazione tec­

nico-artistica, quanto nel funzionamento, esercizio e

gestione degli introiti.

Componevano la Commissione, presieduta dal

marchese Fernando Scarampi di Villanova, le se­

guenti personalità: il cav. Vittorio Avondo, il conte

Ottavio Balbo, figlio di Cesare, investito delTufficio

di tesoriere; il cav. Luigi Belli, l’ing. Riccardo

Braida, il duca Alfonso Breme di Sartirana, Edoardo

Calandra, il pittore Luigi Cantù, investito delle fun­

zioni di segretario, il cav. Alfredo d'Andrade, il

comm. Augusto Ferri, l'ing. Ottavio Germano, Giu­

seppe Giacosa, il cav. Francesco Janetti, l'ing. Carlo

Nigra, il conte Federico Pastoris, l'ing. Pucci Bau-

dana, il conte Guido San Martino di Valperga, il

caricaturista Casimiro Teja, il cav. Pietro Vayra,

Ernesto Bertone di Sambuy, Francesco Carandini,

Adolfo Dalbesio, Francesco Gamba e Alberto Gilli.

Questi i nomi scolpiti sulla lapide commemorativa

inaugurata nel Borgo il 28 giugno 1925, per volontà

del Comune, in occasione del primo cinquantenario

dalla fondazione della Società Piemontese d’Archeo-

logia e Belle Arti.

Dice la lapide: « La Rocca e il Borgo — redivivo

fiore dell’arte medioevale piemontese — Alfredo

d'Andrade ideò e plasmò con passione d’artista e

coscienza d’archeologo insigne. Fernando Scarampi

di Villanova gli sforzi dei devoti all’alta fatica resse

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