

dell’anno 1675 il Duca venne a morire nella
ancor verde età di quarantadue anni.
La Duchessa reggente Maria Giovanna
Battista di Savoia-Nemours in ossequio alla
volontà del defunto aveva ordinato, che la
fabbricazione incominciata venisse prose
guita. Per varie circostanze i lavori ven
nero a languire e furono presto, definitiva
mente sospesi, prima ancora che la proget
tata galleria ed il teatro avessero un prin
cipio di esecuzione.
Giunti a questo punto è necessario di pro-
c~i?re un po’ lentamente e colla massima
cautela, perchè sinora la storia del teatro
Ducale, poi Regio, quale da storici auten
tici, da dilettanti, da compilatori di guide
e di descrizioni della città ci fu narrata,
duce il Cibrario
(quandoque bonus dormi
lat Homerus)
si presenta così piena di fole,
di inverisimiglianze grandissime, da con
fondere le* idee e da perpetuare gli equi
voci. Si prova l’impressione, che tra chi sa,
o crede di sapere, chi si crede meglio rag
guagliato e lo è meno, e chi vuole salire in
cattedra e incespica prima di porre il piede
sul primo gradino, si sia accesa una gara,
che proprio non si può qualificare nobile,
per vedere chi arrivi a spacciarne delle più
marchiane.
Il Cibrario adunque nel secondo volu
me della sua
Storia di Torino (2),
scrive:
«
Quando s’ampliò la città a levante
(a.
1669
circa) Carlo Emanuele fece costruire
il teatro delle feste vicino al sito,
ove sorse
di poi il
teatro Regio
». La notizia venne
allo storico da una patente, colla quale il
Duca donò a Giovanni Pietro Quadro una
striscia di terreno situata dietro il Castello,
attiguamente al palazzo che si doveva co
struire. Di questa patente Quadro (diciamo
così) datata del
12
maggio, molti parlarono,
ma c è da mettere pegno, che nessuno la
lesse.
Cibrarius dixit
e bastò.
Ora il documento in questione è precisa
mente rubricato così : «
Per Giovanni Pietro
Quadro donativo del sito che resta situato
nella facciata della nova Piazza Castello.
V i
si dice che premendo sommamente a Carlo
Emanuele di vedersi compiere l ’allarga
mento della città da parte del Po si è fissato
che attiguo all Accademia «
da erigersi
»
per vantaggio di essa e della Corte, debbasi
labbricare un trincotto. Si regala a tal fine
per motivi speciali al Quadro "
il sito ossia
fondo, che resta situato nell’angolo che for
merà in detta facciata la nova strada da farsi
a dirittura della Contrada detta di Doragros-
sa
(attuale via Garibaldi)
d v ;ttà vecchia
qual sitto è in misura dal detto angolo an
dando di longo la detta facciata di mezzodì
a mezzanotte trabuchi quattordici e mezzo
e dal detto angolo andando di longo la det
ta strada che piglia come sopra la drittura
della Doragrossa
(l’attuale via Giuseppe
Verdi)
cioè da ponente a levante altri tra
buchi tre di lunghezza e trabuchi due e
mezzo di larghezza ad effetto di fabbricarvi
in tutto esso sito d’alto in basso il suddetto
trincotto al piano superiore e casa attinente
conforme al dissegno da noi a parte stabil
i to et di far li portici per quanto dura detta
larghezza, o facciata verso la piazza e tuto
il restante in conformità di detto dissegno,
con dechiaratione che la camera qual resta
dessignata tra il teatro delle feste et corti-
lotto dovrà restare et servir a beneficio al
piano di terra solamente per uso di detto
teatro et dal piano sino al coperto sarà a be-
nefitio d’esso Quadro »
(3).
La descrizione dell appezzamento del ter
reno regalato al Quadro è così minuta e
precisa, che non si può equivocare nè sul
la sua posizione, nè sulla sua dimensione.
Dobbiamo però badare a due circostanze
di molta importanza. La prima ci è espres
s i Torino, Fontana, 1839.
(3) ArcH. di St. di T orin o. Sez. riunite. C on trollo Fi
nanze. R rg. 1669. Patente Quadro.
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