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se un soggiorno discretamente lungo in Pie­

monte. Passato in seguito a Roma, ove

sembra, dovesse acquistare degli odori e

dei guanti per conto della Duchessa di Sa­

voia, entrò al servizio della Regina di Sve­

zia. Per circa otto anni non risulta, si sia

più fatto vivo nè di persona nè con lettere.

1 servizio dell ex-Regina lo assorbiva tut­

to. Riprese a scrivere nell’ anno 1668. Le

sue lettere, dapprima giunsero rade, se

almeno dobbiamo giudicare da quelle che

ci rimangono (17), poi si fecero più fre­

quenti. Lo spazio non ci consente di esa­

minare il tessuto abbastanza fitto di no­

tizie di ogni genere, or liete, or tristi, ora

da pari suo, condite di smargiassate e di

confessioni dolorose, talvolta indecorose,

che tutte rivelano il carattere del nostro mes­

sere. Ci limiteremo a pochi tocchi, che me­

glio lo caratterizzano e ci toccano più da

vicino. •

Nel 1668 adunque quasi per entratura co­

minciò dal pregare il grave marchese Carron

di San Tommaso, primo ministro di Carlo

Emanuele li, di informarsi, se Sua Altezza

Reale gradisse l ’ invio di « ce

qui se jait de

plus galant en vers et en prose à Paris

» (18).

Eira però persuaso, che già per altre parti

egli ricevesse già queste primizie, che si of­

friva di mandare, accompagnate da certe

informazioni segretissime, di quanto avve­

niva alla Corte di Roma. La prima offerta

dovette essere accettata, perchè da una let­

tera posteriore di quattro anni leggiamo che

stava per «

recommencer à envoye des ba-

gatelles, qui ont le bonheur de pas luy dé-

plaire

» (19).

Il carteggio si farà più salace nel 1672.

Fra l ’omaggio di un libretto d ’opera e del­

l ’altro, il nostro uomo si spiega per messag-

giero di Citerà.

Les bagatelles

non gli piac­

ciono più tanto e crede che anche altri siano

del suo parere onde al marchese di S. Tom­

maso offre di mandare, sempre per Sua A l­

tezza «

les relations des amours de Rome

» ,

le rivelazioni dei segreti delle alcove, di cui

s: spacciava minutamente informato, «

et

le nom, l ’age, et la qualité de nos belles

romaines

». Avvertiva poi ancora che nel-

l ’elenco trasmesso, o da trasmettersi, «ce/-

les qui me paroissent les plus agréable. soni

marquées à la marge

». Per invogliare il

Duca a procurarsi questi strani documenti,

che non esistono allegati alle lettere, assicu­

rava che Cristina di Svezia « en

a jait un

cabinet, m. le Cardinal Chigi a suivi son

exemple».

Sarà poi stato vero? Ad ogni

modo, se Sua Altezza R**ale .<

désire les

portraits de quelques unes

de

ces belles,

vous aurez, s’il vous plait, la bonté de me

le faire satìoir

» (

20

)

A l Duca poi scrivendo in un modo un

po’ troppo confidenziale per dargli certe no­

tizie molto pepate della nota Maria Mancini,

nipote del Cardinale Mazarino (2

1

) trovava

modo di mettere innanzi un singolare esem­

pio di

do, ut des,

chiedendo pel suo figlio

primogenito la croce dd l’ Ordine di San

Maurizio.

Negli anni seguenti, pur non cessando

(17) Aich. di St. di Torino. Lettere Ministri Roma. Il

conte d Alibert. a S. A . R. e al Ministro.

(18) Ib., ib., ib.. I'1agosto 1668. Circa all'Alibert cfr.

utilmente

Hitioire det intriguet galante$ de la Reine Chri­

stine de Suide et de Sa Coar pendant

son

tijour à Rome ;

e

AdemolU), /

Teatri di Roma nel teeolo XVII.

Roma.

Pasqualucci, 1888.

(19) Arch. di St. di Torino. Lett. Ministri; Roma, A li­

bert a S. Tommaso, 8 febbraio 1673.

(20) lb.. ib., ib. D'Albert a S. A . R., 24 maggio 1672.

(21) Moglie del conestabile Marcantonio Colonna. Ecco

quanto su questa dama l'Alibert scriveva ai Duca «

Je

sui» si

fori toubmit aax

c

omandemen* doni

il

plait a

V. A. R. de m’honorer que je ne balanceraff paa à la

latùfaire plainement, tant tur ce

qui

regarde

M.

la Con-

netable en partìeulier

que sor

le détaili de» amour

»

de

eette Ville.... Elle a toujour» pia»té

son

amitié, ou

son

«lim e ,

la condotte et dati» le souvenir d'avoir eoi, Tobici

de la première pattion du Grand Rog elle ne

te s i

laute

servir que

par de

s

Prince» ou neve

tu

de pape

s,

bien

que grand nombre de penonne» de la Citi t'emprettat-

*ent de

eommuniquer à son coetrr

la meme flame quelle

avart fmt noitre don» le leur,

mais

je

j i r m i i

quelle

n '«

jamait accordi le maindre faveur ettant toujuon dedotte

enemie de la contommation dea pUàtir». Son humour en-

joué et

se* yeux

plaint de feu pertaaderoient du

con­

A,