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me per fermo intanto, che nella Corte di
Torino non esistette alcun teatro fìsso sino
al 1678 quando cioè si incominciò ad avere
durante il carnevale un corso di rappresenta
zioni d’opera ordinate secondo il sistema
moderno delle cosidette stagioni. In una
delle sale maggiori del Palazzo di S. Gio
vanni si costruì allora un palcoscenico abba
stanza capace, sul quale, come vedremo a
suo tempo si eseguì il Melodramma fissato.
Durante la stagione si dovettero verificare al
cuni difetti facilmente riparabili, special-
mente per quanto riguardava i posti degli
spettatori. Madama Reale, Maria Giovanna
Battista, pensò opportuno di incaricare il
Consiglio delle Fabbriche e delle Fortifica
zioni »
di procurar partito per la fabbrica e
mantenimento dei palchi e della Comedia,
che tanto Noi, come detta A . R. ordinaremo
farsi nella presente città e altrove nei luoghi
di piacere iif i).
1
palchi,
notiamolo bene,
pei quali si cercava, chi si assumesse l ’ im
presa del mantenimento, non erano già pal
coscenici, ma palchetti per la Corte e pel
pubblico.
L ’appalto non allettò gran che i concor
renti, ad ogni modo fu prescelto il mastro
Antonio Battagliero, savoiardo, capo mon
tatore dell’artiglieria, che ebbe addi
8
feb
braio del 1679 patente di «
Capo Mastro da
bosco dei teatri
» e stipendio di trecento lire
d’ argento, «
ad effetto di far e mantenere
per il tempo ch’occorrerà e sarà comman
dato, tutti li palchi o siano teatri della Co
media che
noi
e la Madama A . R . ordina
remo farsi nella presente città et altrove nei
luoghi di piacere e tanto per le nostre per
sone che dei SS.i Ambasciatori e Dame,
mettendovi per suo conto tutti legni, assi,
ferramenti, chioderie et ogni altra cosa ne
cessaria per la costruzione dei sudetti pal
chi, o siano teatri, quali dovranno essere
della grandezza, altezza, larghezza che gli
sarà comandato volta per volta
» (
5
).
Quanto si stabiliva con questa patente,
non era ancora gran cosa se si vuole, ma di
cosa nasce cosa. Passo innanzi, passo, si po
teva arrivare molto oltre e giungere forse
a una mèta non intraweduta da principio.
Dopo la stagione di carnovale dell’anno
1679 il palcoscenico venne ancora deir dito.
Si riprese la vita randagia in omaggio al
Varietas delectat.
Poiché il ritorno all’ anti
co non dispiaceva, chi ordinò, volle che la
stagione d ’opera del carnovale successivo
1680, avesse luogo in Castello in una sala
che troviamo indicata col nome di
Sala vol
tata dei Tedeschi
(
6
). La sua «rarsa ampiez
za suggerì di valersi anche dei vani delle
finestre e di porre in esse delle «
scalina
te
» (7). Tra le ragioni, che suggerirono l ’ab
bandono temporaneo dell’ aula di
Palazzo
Vecchio
di S. Giovanni sembra non sia sta
ta ultima l ’essere essa poco riparata dal
l'aria, difetto che s'incontrava anche in
qualche sala adiacente. Ne fanno fede «
le
tre venere grandi che d’ordine dell’
Ill.moSig. Commendatore Balbiano ha comanda
to di far nella sala delle Principesse in oc
casione che Madama Reale va a vedere VCì
pero nel salone del palazzo di San Gio
vanni
» (
8
).
Per il seguente carnovale 1680-81 si de
cise di far ritorno al palazzo di San Giovan
ni. Prima però si fecero fare dal capo mastro
Piscina certi «
travagli attorno il sallone del-
l ’oppere in palazzo Vecchio di San Giovan
ni per impedir l ’aria che v ’entrasse
» (
9
).
1
lavoro, ci dice il tesoriere delle fabbriche,
importò una spesa di lire duecento.
Il periodo del provvisorio aveva durato
troppo a lungo. A regno nuovo s’addiceva-
(5) Arch. di St. di Torino, Sezioni Riunite. Controllo
Finanze ad ann. 1679 (voi. 167), f. 106.
(6) lb.. ib.. ib. Il Conto dei Tesorieri delie Fabbriche
ad ann.,
paamm.
(7) Ib., ib.. ib.. ib., ib.
(8) Ib.. ib.. ib. Controllo Finanze ad ann.
(9) Ib., ib.. ib., ib. Sez. Riunite Conti Teaorieri delle
Fabbriche.
i