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W A M I il I t L
a Torino, quale
operateur
o volgare
jaiseur
d’Opéra.
In secondo luogo, la
Conversa
-
/ion, ou /Icademie de
jeux,
con questi bei
nomi cercava di nobilitare la casa di giuo
co, di cui era tenitore, costituiva un buon
cespite, che non si voleva mandare mise
ramente perduto. Per riparare a questi due
guai egli chiedeva, che a salvaguardia del
suo onore gli venisse conferito un titolo
che lo rialzasse agli occhi del pubblico, per
esempio quello di
Surintendant des Menus
plaisirs,
che gli si concedesse un assegno di
duecento pistole, pari a quello che aveva
alla Corte della Regina di Svezia
et un ca
rosse entretenu, comme elle me donnait
auparavant.
Doveva anche tener conto, che
il soggiorno di Torino gli era tornato di
ex-
trèmement fatique, d’une grande despense
et extrèmement ruvineux pour mes affaires
tant de Paris, que de Rome. V . E ., scait
par expérionce,
scriveva al San Tommaso,
que sans le secours que j ’ai receu da sa gé-
nérosité je n aurai pas peu me rendre et à
Venise, et à Rome
»> (24).
Chi esamina le lettere scritte in questo
tempo dall’Alibert alla Corte di Torino e
sono piuttosto numerose, prova l ’ impres
sione ch’egli cercasse di avvinghiarsi con
tutte le sue forze al marchese di San Tom
maso e per suo mezzo a Madama Reale per
strappare loro la certezza di essere ben ac
colto e sopratutto ben trattato. L ’acqua gli
saliva alla gola e l’opera di Torino doveva
consentirgli il modo di scampare al naufra
gio, da cui era minacciato.
1
nove mesi già
passati alla Corte di Torino non gli ave
vano purtroppo giovato. Coloro stessi, che
sembravano essergli stati un tempo propen
si, ora apparivano raffreddati. Molte sue
lettere rimasero quasi certamente senza ri
scontro. Si cercava evidentemente di stan
carlo.
Offrì allora un progetto, che nell’animo
suo era destinato a colpire e a far pendere
la bilancia in suo favore. Invece di limitarsi
ad allestire
un opéra
solo propose di farne
rappresentare
deux dans le carnaval et de
mettre toujours plus de cent personnes sur
la scène, vistus très richcment
(25). Sog
giungeva ancora :
J’nvoyerai pour cet eflet
des architectes et les mèmes pointre
: ,
qui
ont servi l’abbé Grimani dans son grand
opéra... afin de jaire voir quelle beauté est
un opéra quand il n’y manque rien
(26).
Maggio veniva innanzi e con esso la sta
gione delle ciliegie, ma le disgrazie, com’es-
se, si succedevano sul capo dell’Alibert.
L ’opera, o le due opere, il numero stava nel
l ’arbitrio di Madama Rtu*c, richiedevano
una preparazione, che il silenzio di Torino
ritardava. I sessanta vestiti usati acquistati
a Venezia e da rinfrescarsi sventolavano
sempre agitati dal vento. Ora veniva la vol
ta delle scene. Le avrebbe fatte
toutes
nou-
velles sans en jaire servir une de celles que
j ’ai présentées a Turin, avec des eloigne-
ments et des manières bien differentes.
An
che i vestiti usati che già aveva a Torino sa
rebbero trasformati per fare
quelque chose
de grand.
Prometteva di assumersi la spe
sa e il mantenimento dei fornitori, che
avrebbe fatto andare da Venezia e da
Roma. Erano complessivamente dieci per
sone, alle quali diceva di avere già spedito
le sovvenzioni e che dovevano essere fra tre
settimane a Torino. Si assumeva anche
di provvedere di suo al riscaldamento, al
l ’ illuminazione, servi, sarti, parrucchieri,
comparse, pure conservando gratuito l ’in
gresso al teatro e accontentandosi delle cin
quecento pistole fissate da Madama Reale e
(24) Loc. cit. Lettere Ministri Roma e Alibert al Mar
chese di San Tommaso 23 marzo 1678.
(25) Ib.. ib.. ib.
(26) Questo divertimento doveva esaere, ben inteso, of
ferto gratuitamente. « sans
que
ni
la
C
out
,
ni la ville ni
le
s
etrangen payent aucune
chose
et
sans
que le» moti-
cient et let joueuri d'intirumen» de S. A. R. puiment
murmurer ne n’Mani recrié» qae tur le payement poar nt
«Ma
marqaer
ane
deaobeiuartee
positiuè ».