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assegnatele per stipendio non le fosse suffi
ciente, oppure non avesse avuto quel suc
cesso, che si riprometteva, dopo tre mesi
aveva lasciato la Corte di Madama Reale.
Si aggiunga ancora, come nella schiera dei
musici istrumentisti serpeggiasse un sordo
malumore per altra ragione, che non pote
va, e non era in realtà incomprensibile. Nel
la stessa primavera dell’ anno 1678, mentre
coll’Alibert sembravano stringersi vieppiù
le fila dell’accordo, era entrato improvvisa
mente nella Cappella e Camera il musico
parigino Francesco Lalouette, francese, al
lievo di C. B. Lulli, scritturato, come dice
la lettera patente di nomina, come
musi
co compositore delle composizioni france
si e regolatore
(o capo)
della banda dei vio
loni in compagnia di Giovanni Antonio
La
Pierre (31). L ’ascesa rapidissima di que
sto allievo del Lulli al primo posto della
banda, mentre prima non si arrivava che
per gradi e dopo alcuni anni di servizio,
i privilegi di cui sembrava godesse, aveva
no suscitato gelosie, invidie, commenti. Si
rifletteva, che anche il La Pierre, quantun
que la sua famiglia fosse da circa vent’anni
stabilita in Torino, era francese.
A queste invidie si annodavano anche
le mene di coloro, pei quali il D’Alibert
era tale individuo da non lasciare troppo
ingerire in Corte, Poco a poco le due con-
giurette finirono per acquistare nuovi pro
seliti e per unirsi. L'Alibert fu presto liqui
dato, e, in capo a pochi mesi, anche il La
louette fu ringraziato e rimandato in Fran
cia (32).
Il marchese di San Germano (Carlo Lo
dovico San Martino d ’Agliè, cavaliere del-
1 Ordine Supremo della SS. Annunziata)
fu colui che dovette intimare all’Alibert il
suo licenziamento, ma assolse l’ incarico co
sì bellamente, che la sua vittima non ebbe
certamente ragione di lagnarsi. I musici, a
sentirlo, non erano disposti a prestare gra
tuitamente l ’opera loro nella esecuzione dei
melodrammi da rappresentarsi. Pretende
vano un
quid
sugli incassi, che li compen
sasse della doppia fatica, che erano chia
mati a sostenere. Occorreva quindi cercar
ne degli altri, pagarli e dare questa soddi
sfazione alla Corte intera, che si era schie
rata recisamente dalla parte degli artisti.
Un altro argomento ancora, che può pa
rere assai strano, doveva trattare lo stesso
personaggio. Aveva letto ed esaminato at
tentamente i vari libretti d ’opera, che l ’A li
bert gli- aveva trasmesso, ma non era stato
soddisfatto. Le sue impreso’" ” ’ nSUltano da
queste parole, che sarà migliore partito co
noscere testualmente : «
J’attens les autres
opéras, n ayant pas trouvé celles de Venise
éxécutable tant dans le sujet, que par les
vers, et ces messieurs, à qui Madame
Royale les a faits lire, trouvent un peu trop
de libertinage dans celle que vous estimez
le plus et qui semble le plus magnifique par
ses décorations et ses machines
» (33).
Che razza di libretti avesse spedito l ’Ali-
(31) Che la presenza dei Lalouette alla Corte di Torino
fosse proprio necessaria o desiderata (non si potrebbe dav
vero affermare, quando si ponga mente al numero rile
vante di compositori di musica che erano in quel tempo
addetti alla Corte. Ecco ad ogni modo la sua Patente
di nomina.
« A l conseglio della Casa di S. A . R. mio figlio Am a
tissimo salute — havendo stabilito Giovanni Francesco
Lalouette per musico compositore delle composizioni
Francesi e regolatore della banda dei violoni di S. A . R.
in compagnia di G io Antonio La Pierre per esercire que
st'ultimo doppo la morte del padre del dotto La Pierre
col stipendio di L . 1300 d ’a rgen to..........20 l'una. V 'o r
diniamo di farlo d esc rive re......... coll'obbligo però di
servire si nell'uno che nell'altro di detti uffici caduno
rispettivamente a suo tempo in tutte le opere et altre
fontioni di musica, che si faranno avanti Noi e dett'A.
R. etc. ». (Ib., ib.. Conti fin., V ad anno 1678).
(32) Il modo col quale Lalouette fu licenziato, appare
un po' sbrigativo persino nell'ordine, col quale il teso
riere fu invitato a regolare la sua partita e quella dei mu
sico francese Dubigny ch’era stato mandato a studiare
la musica a Parigi. La ragione per la quale ciò sia avve
nuto, non è spiegata. Si dice soltanto, che furono licen
ziati dal servizio. La data del documento è il 15 di agosto
dell'anno 1679.
(33) Arch. di St. di Torino. Lettere Ministro Roma e
Alibert al marchese di San Tommaso allegate a Lettera
6 luglio 1678. La lettera
i nel
suo genere, un piccolo
capolavoro, col quale mentre per un verso gli si rivolge
i