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so 1690, fu la ragione, per la quale non si
ebbero più spettacoli a Torino sino al 1694.
Dobbiamo però osservare, che fino dall
’8
novembre del 1692 il marchese di San Tom
maso aveva scritto al conte Pier Paolo Lan-
driani, residente Sabaudo a Milano per ave
re una compagnia di comici italiani
buona
però.
Le condizioni, che si facevano erano
queste:
S. A. R. li somministrerà il luogo,
cioè qualche salone comodo e proprio in
uno dei palazzi e li lascia la libertà di esiger
dal pubblico, denaro alla porta, il che è qui
di competente provento, mentre mediante
una modesta mercede sarebbe grande il con
corso del popolo e S. A . R . desidera li fac
cia sapere come potrà costarle la detta com
pagnia con li vantaggi sovr'espressi. Stia
mo pertanto attendendo la risposta
(49).
Questa venne, ma non del tutto appa
gante. La stagione era già un po’ avanzata,
le buone erano già impegnate pel carnovale.
11 Landriani quando ve ne fosse stata una
in Milano, l'avrebbe chiesta al marchese di
Leganer, ma non ve n’erano. Aveva fatto
scrivere a Venezia, ove il già accennato
abate Grimani avrebbe potuto fare qualche
cosa. Si era rivolto anche al Duca di Sesto,
che era partito per Modena per sentire l ’o
pera, perchè passando per Parma cercasse
di avere la compagnia di quei Serenissimi,
essendo però i Comici Italiani hora molto
deboli potendosi le loro rappresentationi
cgugaliare a quella di Tabarrino
(50). Quan
do poi venne la risposta di Venezia, potè
fare noto a Torino, che le due compagnie
comiche, che si trovavano in quella città e
appartenevano ai Duchi di Mantova e di
Parma, erano già impegnate. 11 Grimani
avrebbe potuto forse averne una pel
tempo
dell’Advento, dove colà non si recita
(51).
Così a quei tempi si trattava per avere una
compagnia di comici.
Per il carnovale dell'anno 1694 si pensò
in tempo a provvedere per uno spettacolo
d ’opera. Si allestirono due opere:
VAldi-
mino re di Cipro e II riso nato fra il pianto
questa con poesia di Aurelio Aureli e mu
sica di don Bernardo Sabadini da Parma
Ci mancano affatto le notizie relative ai can
tanti che eseguirono queste due opere, nè si
trovano nel carteggio diplomatico indicazio
ni, che si riferiscano a ricerca di voci (52V
Il poco che si ha, ci dice, che per questo
anno e pel successivo, 1695, la gestione del
teatro fu sostenuta da Giacomo Maggi, mac
chinista ed ingegnere teatrale, a cui oltre la
solita dote di cinquecento doppie, settemila
duecento lire venne concesso l ’ esclusivo
privilegio di vendita dei libretti dell’ope
ra (53). Le scene e le macchine furono d ’ in
venzione del signor Ferdinando Bibienna,
pittore ed ingegnere al servizio del Duca di
Parma. Inventore degli abiti fu Antonio
Sfrisi servitore attuale dell’eccellentissimo
signor marchese Rangoni.
(Continua).
S.
C o r d e r o d i P a m p a r a t o
(49) Arch. di St. di Torino.
(50) Loc. cit. Lettere Ministri Milano i Landriani
a!
Ministro 18 nov. 1692.
(51) Loc. cit. Ib., ib.
(52) 1 libretti parlano soltanto del pittore delle scene
(Bibienna) e del sarto (Spisi).
(53) « Anna d'Orléans. Havendo S. A . R., mio Signore c
Consorte amatissimo, accordato a Giacomo Maggi la fa
coltà di poter egli solo privativamente ad ogni altro far
stampare e vendere li libri delle Opere da recitarsi nel
l'imminente Carnovale, per le presenti di nostra mano
firmate et col parere dei Consiglio inseguendo l'autorità
d a ll'A . S. R. prohibiamo a chi si sia niuno eccettuato di
far stampare et vendere li libri di dette Opere intitolati :
l’Aldimiro et il rìso nato fra il pianto, sotto pena di acudi
d'oro per ognuno che contraverà al Fisco Reggio appli-
candi salvo ne abbia rapportato licenza in scrìtto dal detto
Maggi. Essendo tale la precisa meate di detta A . R.
Dat. in Torino li 24 dicembre 1693 anno . . . . gratis in
toto virtute conventionis ».