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di esibire a Madama Reale « ce qu’ il y a
de plus spirituel, les essences, savons de
Naples, les gands et les evantails que ce
pays produit », si faceva più castigato.
Gli affari teatrali dell’Alibert ebbero per
varie circostanze (22) a prendere in Roma
una ben cattiva piega, sì da vedersi costret
to ad andarsene altrove, segnatamente a
Firenze e a Venezia. Le sue emigrazioni
non gli fecero tuttavia perdere di vista la
Corte di Torino, donde sperava che gli si
sarebbe aperta la via per rialzare le sue sor
ti, invero assai depresse. Dobbiamo però
confessare, che non fu troppo avveduto. Le
arti, di cui si servì per trionfare dei suoi
avversari e per imporsi, furono quelle pre
cisamente, che finirono per scavargli la fos
sa, nella quale precipitò malamente.
Partito per Venezia, egli cominciò a tem
pestare il suo protettore di progetti, coi qua
li egli si faceva mallevadore di trasformare
il Piemonte poco meno che nel paese di
Bengodi. Nella città di San Marco aveva
avuto agio di ammirare i celebri pizzi, che
vi si fabbricavano e senz’altro egli scriveva
al San Tommaso d’avere «
disposé nombre
des meilleures ouvrieres qui travaillent au
point de Venise d’aller introduire cette belle
manijacture à Turin
». Aveva fatto di più
assai, prima ancora. Pretendeva di avere
«
jait naitre l ’envie à plusieurs personnes
de qualité d’aller grossir le nombre des
Academistes de l ’Academie Rogale de Tu-
rin et comme je n ay voullu rien laisser en
artière, j ’ay disposé les choses de manière
qu’il ne tiendra qu’à l ’Académie des belles
lettres, que Madame Royale veut d’esta-
blir, quelle ne trafique d’esprit avec celles
de toute l ’Italie
» (23).
Un viaggio a Roma fece conoscere al
D’Alibert, che gli assenti sono sempre de
stinati ad aver torto. L ’ ufficio di capitano
delle Armi di Nettuno gli era stato tolto e
Cristina di Svezia, che brigava per farglielo
riavere, si trovava caduta in basso sotto ogni
aspetto.
Mentre era a Roma e badava di rimettersi
in carreggiata, un suo amico da Torino lo
informava, che il partito avversario, appro
fittando della sua assenza, aveva preso il
sopravvento e gli minava il terreno, sul qua
le si credeva così saldo. Altro che Ercole al
bivio! In tanta aspra situazione egli tentò
durante nove mesi di ottenere l ’ ufficio di
agente del clero sabaudo presso la Corte
Romana. Per intromissione del già ricor
dato marchese di San Tommaso, al quale
poco forse garbava la presenza in Corte di
un arruffone di simile fatta, l ’ottenne.
Venne nondimeno a Torino, ove si det
te a brigare per fare un gran colpo presso
Madama Reale, condensando il program
ma del suo vasto progetto musicale in po
che parole, le quali si risentivano del risul
tato creato in lui dal nuovo stato di cose,
quantunque la megalomania incurabile dal
la quale era affetto, cercasse di farvi un velo.
In primo luogo egli pensava a se stesso.
Un perenne rimorso lo avrebbe tormentato,
se dopo avere coperto cariche importanti
alle Corti di Parigi e di Roma comparisse
tratrc à ceux qui ne la ccgnoi**ent pas parfaitement. Elle a
toujours été la mère det amour* et de* plaitir* l'on paur-
roit dire que
son
palai* e*toit
ce/ui
d'Arm ide, lon
y
joue
grand et petit
jeu.
lon
y
fcsoit borine chaire, la mumque
et le* violon*
n’en
torient point et tur le tout
line
douzenne
de* plut aimablet creatura formaient une convertation irèt
charmante... ]e diray teulcmcnt en pa**ant que V . A R
est la lerreur et lcipouuante det marit. Diable qui
a'y
fie
roit
». (Ib.. ib., ib., 14 maggio 1673).
(22) L'avvento al Pontificato del Cardinale Odescalctn
Mnnocenzc XI) e le sue rigide riforme, specialmente per
quanto riguardava i Teatri di Roma, i quali sotto Cle
mente IX (Rospigliosi) specialmente, che fu anche poeta
melodrammatico, e sotto Innocenzo X (Altieri) avevano
goduto di una grande libertà, fu una mazzata sul capo
dell’Alibert. Ce lo dice il segretario Paolo Negri:
» Il
pretente Pontificato
non
è che di danno al
signor
D 'A li
beri. mentre S. Santità ha proibito il teatro della Com
media. dal quale ne ricavava d'affitto tre mila e più tendi
essendone
egli ttato l’inventore
». Loc. cit. Lettere Mini
stri Roma. Segretario Paolo Negri al Marchese di San
Tommaso 2 febbraio 1677). In questo mezzo l’Alibert
perdette anche il Governo di Nettuno.
(23) Loc. cit. Lettere Ministri Roma e Alibert al mar
chese di San Tommaso 11 marzo 1678.
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