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no vedute nuove. Vittorio Amedeo, appena
quattordicenne, risolse finalmente la que
stione del teatro. Siccome il vasto salone
del palazzo di San Giovanni per la sua am
piezza si era rivelato il locale più acconcio
per essere trasformato in sala di spettacoli,
il giovane Duca riscattò dal segretario Ber
nardino Bianco, impresario prò
tempore
del
teatro stesso, e dal capo mastro da legno
Giacomo Mosso il palcoscenico, che già si
stava costruendo, con tutti gli accessori
compresa l ’ossatura dei palchetti. Così
c iò
che era provvisorio finì per diventare sta
bile il ventidue ottobre del 1680(10).
Per altre spese richieste da certi lavori di
«
perfetionamento
» furono pagate altre cen
to doppie d’ Italia, pari a lire millequattro-
centocinquanta (
11
).
Altri lavori furono ancora necessari sia
per abbellirlo, sia per renderlo capace di
accogliere un numero maggiore di persone.
Furono anche accresciuti di numero i pal
chetti, che furono triplicati, coll’ aggiunta
di due ordini al solo esistente.
Riparazioni di una certa importanza fu
rono fatte a questo teatro nell’ anno 1722
sotto la direzione di don Filippo Juvara,
architetto di Sua Maestà. Le «
istruzioni
»
da lui dettate in proposito, il
20
febbraio
dell’anno 1722 parlano addirittura di «
rifa
cimento
» (
12
). I lavori dovevano essere ul
timati pel mese di luglio, «
acciò si possa
far dipingere e gessare con oro di Germania
a spese di S. M.
».
Furono allora fatti anche speciali lavori
di sottomurazione «
per risanare la parte
del teatro, che guarda verso le stalle di
S. M.
». Le istruzioni relative furono detta
te dal Juvara (13) nel giugno dello stesso
anno.
Questo teatro detto di
San Giovanni,
o
Ducale,
da ultimo
Regio,
servì sino al 1740,
e cioè fino a quando non fu ultimato l ’at
tuale. Dal 1680-81 in poi vi si svolsero ven
tisette stagioni d ’opera e alcune di com
media.
La fine di questo teatro è nota. Scono
sciuta invece ne rimase sinora la data esatta.
In quel garbuglio di strane notizie, che
ci ha costretti a fermarci oltre misura per
svellere una buona volta, quanto di errato
si era abbarbicato attorno ad un fatto sem
plicissimo, si parlò, come già fu avvertito,
del decennio
1750-1760.
Qualcuno credet
te aggiungere una molto comoda espressio
ne equivalente al circa. Nulla di tutto ciò.
11 teatro invece finì il 3 ottobre dell’an
no
1745
e non perchè la sua tragica fine
fosse voluta da Carlo Emanuele III, come
quasi s’ insinuò. Egli, manco a farlo ap
posta, era assente dai suoi Stati. Coloro
che lo affermano non possono ingannarsi,
perchè si tratta di testimoni oculari. Le
principesse Felicita e Luisa di Savoia, in
fatti, il 9 ottobre, davano notizia al Re del
l ’ incendio e la seconda aggiungeva queste
parole : «
Quand le théatre a brulé, il a fait
un feu terrible. Tout ce qui na pas brulé,
tombe en ruine presentemente
(14).
Abbiamo un’ altra prova. Il diligentissi
mo barone Giuseppe Vernazza, nel suo pur
troppo incompleto
Dizionario dei tipografi,
scrive parlando dell’ incendio del teatro di
San Giovanni : «
Questo è quel teatro, che
in ottobre
1745
fu consumato dal fuoco
(10) • Lire 2230 pagate a! segretario Bianco Bernardino a
conta delle lire cinquemila stabilite per pagamento del
palco, delle scene, machine, ordegni, legnami et altro
da servire nell'anno corrente per l'opera da farsi al Pai
lasso Vechio di S. Giovanni ». Loc. cit. Contr. Finanze.
1680.
(11) «Lire 450 d'argento pagate al segretario dei Cereme-
mali Bernardino Bianco per supplemento di L . 1450 valute
di doppie 100 d'Italia accordatele da S. A . R. in virtù di
sottomissione passata li 13 ottobre 1680 per perfetionar il
vecchio teatro Reale ove si è rappresentato e si rappre
senta il drama musicale nel Palazzo vecchio di San G io
vanni •. Ib.. ib.. ib.
(12) Ib.. ib., ib. Sez. Riunite Contratti e Fortificazioni
v. 9 (1722-23), f. 24.
(13) Ib.. ib., ib. Sez. Riunite Contratti e Fortificazioni
v. 9 (1722-23) c. 51.
(14) Ib., ib., ib. Sezione I, Lettere Prìncipi del sangue