

T
*
I Z E
s :
sa nella patente stessa con queste parole
non equivoche :
Ove fra il termine d anni
quattro non venghi adempiuto a ll ingrandi
mento sovra proposto della presente città
verso il Po et che detto Quadro per tal man
camento, o per qualsivoglia causa prove
niente da Noi o dal nostro Patrimoniale non
puotesse gioire d e ll effetto et goldita del
suddetto trincotto e case attinenti debba in
tal
caso
farlo indenisare et rimborsare di
tutte le spese di detta casa qual havrà come
sovra fabbricata alla detta l enaria Reale
(4).
Facciamo ora un piccolo calcolo. 1 do
cumento ha la data, come si è detto, del
12 di maggio del I6ò9, quindi il limite di
quattro anni fissato dalla clausola ora ricor
data per il principio dei lavori d ’ ingrandi
mento doveva scadere il
12
maggio del
1673 o, ad essere larghi, alla fine dello
stesso anno. Ora il manifesto per l’appalto
dei lavori per la fabbrica dell’ Accademia,
Galleria e Pavaglione, come anche a quella
del trincotto, sala delle feste ha data del
21 di luglio del 1674, cinque anni due mesi
e pochi giorni dopo la stipulazione del pri
mo atto.
L ’ inclusione poi della fabbrica del trin
cotto nei lavori da appaltarsi dimostra, che
la patente Quadro non ebbe effetto pratico.
Da una pianta di Torino del 1680 appren
diamo, che tutta la superficie destinata se
condo il progetto Castellamonte ad essere
coperta dalla nuova galleria, dal teatro indi
cato dal trincotto, appare segnata con punti
ni. Una nota che si legge ai piedi del piano
stesso ci avverte che «
i tratti punteggiati si
gnificano costruzioni progettate ma non ese
guite
» ! Dunque? Che si conclude? Ecco.
Chi volesse consultare questa pianta, la tro
verà facilmente nel volume secondo della
Storia di Torino
del conte Luigi Cibrario, il
quale ci assicura in altra parte del suo libro,
come tutto il vasto edifizio dove sorge il tea
tro Regio, e che per conseguenza doveva
comprendere anche il teatro della patente
Quadro, fu costruito nel secolo decimottavo
sotto Carlo Emanuele HI e condotto a ter
mine nell’anno 1740.
Cibrario contro Cibrario adunque, o me
glio, Cibrario smentito da se stesso? Sì, per
l’appunto. Qui purtroppo non si arrestaro
no gli equivoci. Molti convinti forse in cuor
loro che il teatro delle Feste dato dal Ci
brario non abbia, com e in realtà mai esi
stito, per non essere tacciati di temerarietà,
0 d ’ irriverenza verso tant’ uomo, a cui non
osavano ribellarsi, mettendo in dubbio le
sue parole, escogitarono un mezzo conci
liativo, veramente stupendo. Affermarono
con animo tranquillo e sicuro la contempo
ranea esistenza dei due teatri distinti disposti
alle due opposte estremità della Reggia ;
l’uno attiguo alla chiesa di San Giovanni,
1altro presso l’ Accademia Militare.
La trovata molta spiccia, che salvava ca
pra e cavoli, non fece fortuna. Quando si
trattò di parlare della tragica fine toccata ai
due teatri, nacque un guzzabuglio da scon
volgere le idee anche a coloro che le hanno
lucidissime. Fra il « ti vedo » e il «<non ti
vedo », credettero di conseguire un certo
accordo, molto (elastico fissandone la di
struzione nel decennio
1750-60.
Qualcuno
andò anche a rinvangare nell’ inevitabile
mucchio delle scempiaggini la strana no
tizia, che il teatro delle Feste di spense
verso il
1
760
quasi «
il tramontante sole
fra il vivo bagliore come inneggiando alla
morte e alla gloria del Serenissimo Princi
pe che Vaveva voluta
» ( !). Vedremo a suo
tempo, come non fossero bene informati
chi ciò scrisse e chi lo riferì.
Dove fu dunque il primo « vero » teatro
di Corte? La risposta ci viene data da docu
menti, che accenneremo in seguito. Tenia-
(4)
A rch . d i St. di T orin o . S ez. Riunite. C on trollo F i
nanze. R
c r
. 1669. Patente Q uadro.
} 282 |