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Accanto al romantico un po’ stanco, ecco

Max Reger classicheggiante, men forse nel­

la

Serenata,

nuova fra noi che in altre opere

più dense e serrate; un poco prolissa, ma

piacevole tuttavia, in parecchi episodi e nel

sapiente uso del quartetto d’archi, suddivi­

so in due orchestre indipendenti.

Del celebrato Gustavo Mahler di cui i

torinesi ignorano ancora le nove sinfonie,

punsero due pezzi soltanto : un

adagietto

della quinta ed un

andante

della seconda ;

i quali certo non possono dare che di scor­

cio un’ idea del valore delle composizioni

intere. Sono brani elegiaci e financo me­

lensi, testimoni di un lirismo intento più

che ad elaborare e a svolgere con crescente

tervore di vita i germi di melodia, a diffon­

dersi e a disperdersi in un canto privo di

reazioni e di contrasti.

Altri due modelli della musica austriaca :

A

lotte rasjerenatrice

di Arnold Schòmberg

e

Molto rumore per nulla

di E. W. Korn-

gold; di una inattesa intelligibilità da pri­

ma, se si pensa all’eloquio dell’autore, pur

senza risalire a quel

Pierrot lunaire

che ha

fatto rabbrividire molti... benpensanti; flui­

da, scorrevole, tutta luce e ritmi giocondi

la (i suite », nella quale si riaccende la

vis

comica

Shakeasperiana, alla quale si risale.

* • •

Un buon posto era riserbato fra tante no­

vità, alle musiche italiane : ad un intermez­

zo dell’Opera

Cassandra

e a una danza :

La rosiera

di Vittorio Gnecchi — un colto

musicista nostrano più conosciuto all’estero

che non in patria ; a due pagine di Ottorino

Respighi —

Vetrate di Chiesa

e

Gli uccelli

cve il colorista, il tecnico formidabile del­

l'orchestra si affermava ancora una volta

con rara maestria; a una delicata rievo­

cazione del torinese Angelo Tortone ;

La

morte di Abele,

a un

'Introduzione e scher­

zo

di Antonio Veretti ed alle

Preziose ridi­

cole

di Felice Lattuada ; 1* « ouverture » di

un’opera che nella stagione scorsa alla Scala

ottenne i migliori suffragi di pubblico e di

critica.

* • *

Ma la cronaca lietissima non sarebbe

esaurita se non accennassimo ancora, accan­

to a Franco Capuana, Giuseppe Antjnicel-

li. Rudolf Nilius, Adriano Lualdi, Erman-

nc Scherchen, Antoine Fleischer, Oskar

Fried, Ernest Wendel, i nomi dei soliti ; Er­

manno Rovere, Benedetto Mazzacurati e

Ulrico Virgilio della nostra orchestra, Zol-

tan Szekely e Gezo Frid : questi due ultimi

in una rutilante rapsodia di Ravel : il Sze­

kely pure nel concerto per violino e orche­

stra del Glazounow ; il Rovere ed il Mazza­

curati nel doppio concerto per violino, vio­

loncello e orchestra di Brahms, il Mazzacu­

rati nel concerto per violoncello e orchestra

di Dvorak, ed il Virgilio nella « suite » in

si minore

di Bach.

Tranne che per Bach, pagine sconosciute

come le precedenti che la mirabile interpre­

tazione rese doppiamente accette.

Con una quarantina di pezzi di reperto­

rio, in totale circa settanta opere, tra cui pa­

recchie di gran mole : sei sinfonie di Bee­

thoven, una di Brahms, una di Haydn, una

di Mendelssohn, una di Mozart, una di

Schumann, una di Sibelius; quattro fram­

menti di Wagner; rappresentate le figure

più eminenti con Bach, Berlioz, Borodine,

Cherubini, Debussy, Elgar, Franck, Gluck,

Goldmark, Lualdi, Mascagni, Rossini,

Schubert, Sinigaglia, Smetana, Verdi,

Weber...

Un bilancio veramente cospicuo : un’ ini­

ziativa che i torinesi debbono tener cara e

sostenere, non solo per i fini eh'essa si pro­

pone, ma per debito di gratitudine verso il

Comune e quante persone si prodigano af­

finchè anche in fatto di cultura musicale,

Torino non sia a nessuna seconda.

F. B.

£ 303

i