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di Venezia, recentemente riordinato nelle

sale dell’edificio delle Procuratie nuove, già

Palazzo Reale, in piazza S. Marco.

Nella stessa sala si potranno vedere anche

alcuni frammenti dell’ultimo Bucintoro del

1728, prima spogliato delle dorature dagli

invasori francesi nel gennaio 1798, e usato

come cannoniera ed ergastolo, poi demolito

completamente nel 1824. 11 più notevole di

quei frammenti è costituito dalla portella o

valva che era a poppa del Bucintoro e che

si abbassava per permettere al Doge di ca­

lare in mare l aureo anello nuziale. Altri

frammenti sono costituiti dalle statue in le­

gno, teste di grifi ecc., pallido ricordo della

lussuosa decorazione di quella bella nave

che riassumeva tutto il fasto della Repub­

blica. Ed è conservata, sempre nello stesso

Museo, anche la bandiera che sventolava in

cima al pennone della nave, di seta rossa

col leone dorato di S. Marco.

Fra i Bucintori più famosi per ricchezza,

le storie ricordano quelli costruiti nel 1520,

nel 1605, e quello appunto del 1728. 11Bu­

cintoro del 1605 pare sia costato cinquecento

mila lire. Quello del 1728, cioè l’ultimo,

era ancora più magnifico, adorno di sculture

di Antonio Corradini, ed è accuratamente

descritto in un curioso libretto stampato a

Venezia nel 1729. Era stato ideato dall’ar­

chitetto navale Michele Stefano Conti, ed

un modellino fatto eseguire al tempo della

demolizione se ne trova nel Museo Storico

Navale dell’Arsenale di Venezia. (V. la ot­

tima Guida di Venezia di G. Lorenzetti,

pubblicata nel 1927, a pag. 302).

Chi vorrà farsi un’idea propria, o visi­

tando i cimelii veneziani, o almeno scor­

rendo le riproduzioni di questi nei libri che

ho indicato, di ciò che fossero i Bucintori

dogali, facilmente si persuaderanno come

questi, e specialmente gli ultimi, e per forma

e per mole e per fasto nulla avessero a che

fare con la ben più piccola e più modesta

peota che il nostro Museo ospita e della qua

le passeremo ora a narrare le vicende.

Un documento del 30 giugno 1730 fir­

mato da Carlo Emanuele e controfirmato

dal ministro Solaro del Borgo, riportato nel­

la monografia di G. Vico sul Reai Castello

del Valentino (Torino 1858) dalla quale

molte altre notizie trarremo, dimostra che

la nostra peota era stata appunto ultimata

a Venezia in tale anno per ordine ed a spese

del nostro Sovrano.

Il

documento è un decreto col quale si

Didina ai Governatori Comandanti ed altri

Ufficiali di giustizia e di guerra di lasciar

liberamente passare con gli arredi che vi

sono dentro e le persone destinate a con­

durla, una peota fatta venire da Venezia

per servizio reale, si richiede inoltre che

« tutti li Potentati, Prencipi e Repubbliche

« sovra gli Stati dei quali dovrà passare

«

detta Peota, di far osservare lo stesso of-

« ferendosi di corrispondervi in simili occa-

« sioni ».

Un altro documento del 4 settembre 1731

è l atto notarile col quale si consegna al

Sig. Gio. Batt. Lanfranchi, custode del Re­

gio Palazzo del Valentino, un Bucintoro

colla sua gondola « fatti fare in Venezia

« d ’ordine di S. M. e qui condurre dal bar-

i«carolo Francesco Rostino di Casale, per

« servire di divertimento alle LL. MM. so-

« pra il fiume Po »>.

Un terzo documento infine, datato 2 gen­

naio 1732, reca l’approvazione dell’archi-

tetto cav. Filippo Juvara, dell'estimo stato

fatto di questo Bucintoro colla sua gondola

nella complessiva somma di fr. 16.228,

lire 12 e 4 soldi, che furono pagati agli eredi

del Padre Cristoforo Maria Ceccati incari­

cato di provvedere e vegliare in Venezia

alla costruzione di quella nave, che non

vide condotta a termine perchè mancato di

vita. Risulta che l’artefice che lavorò gli in