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pianto Molmenti descrive la festa di questo

giorno dell’Ascensione in modo tale che do­

vremmo senz’altro ricopiarla per non gua­

starla. Per non dilungarci con un plagio ri­

mandiamo il lettore al volume terzo dell’o­

pera citata e veniamo senz’altro a parlare

del Bucintoro, che così era chiamata, quel­

l’imbarcazione che serviva alla cerimonia.

Di come fossero i più antichi Bucintori,

quelli medioevali, la memoria si è perduta,

i documenti finora mancano. Sappiamo solo

che essi assunsero il tipo tradizionalmente

noto di sontuosa galera solo nel secolo XIII.

Abbiamo invece documenti del Bucintoro

cinquecentesco. Questo è riprodotto in un

grande quadro proveniente dal palazzo Gri-

mani a S. Luca, ora nel Museo Civico di

Venezia, opera di Andrea Micheli detto il

Vicentino (1539-1614) che rappresenta il

solenne ingresso nel Palazzo Ducale della

Dogaressa Morosina Morosini, moglie del

Doge Marino Grimaldi (1595-1605). Ricor­

diamo a questo proposito come il Bucintoro

non servisse solo alla celebre funzione dello

Sposalizio del mare, ma anche ad altre so­

lenni cerimonie nelle quali il Doge avesse

parte.

Un altro Bucintoro, ma questo nella nuo­

va forma che conservò fino alla caduta della

Repubblica, possiamo vedere raffigurato,

sempre nel Museo Civico di Venezia, nella

tela di Antonio Vassilacchi detto l’Aliense

(1555-1629) che rappresenta l’arrivo a Ve­

nezia di Caterina Cornaro, regina di Cipro,

nel 1489.

Infine, in un bellissimo quadro, che si

trova a Milano, nel Palazzo Sormani, opera

di Antonio Canal detto Canaletto (1697-

1768) eseguito circa il 1730, il Bucintoro

figura appunto nella cerimonia dello Spo­

salizio.

Sorvoliamo su altre riproduzioni in stam­

pe del secolo XVII e del successivo, che

sono esposte in una sala del predetto Museo