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per ciò fare ci varremo di quell'ottimo libro
di Pompeo Molmenti sulla Storia di Venezia
nella vita privata, del quale è recentemente
stata pubblicata la terza edizione riveduta ed
ampliata. Ad esso perciò rimandiamo quelli
dei nostri lettori che vorranno maggiori par
ticolari, illustrati da tutte le necessarie ri-
produzioni grafiche tolte dai documenti del
tempo.
Fra i festeggiamenti pubblici che la glo
riosa Repubblica di Venezia celebrava, fra
quelli più fastosi e che maggicrmente ri
chiamavano e il consenso dei cittadini e la
curiosità dei forestieri, era universalmente
conosciuto quello detto dello Sposalizio del
Mare.
Nel giorno dell’Ascensione, ogni anno,
il Doge salito sopra una ricca imbarcazione
apposita, si portava fuori del Porto di Lido
e gettava nel mare un anello d ’oro pronun
ciando le rituali parole : <Desponsamus te
Mare, in signum veri perpetuique dominii ».
Orgogliose parole che esprimevano quello
che allora doveva essere il sentimento e il
programma politico di ogni buon veneziano,
il dominio del mare, di tutti i mari, non
solo rispetto alle altre rivali potenze europee
quanto e più, in contrasto ed eterna lotta
contro la sempre minacciosa forza mussul
mana.
La prima origine di tale festa vuoisi che
fosse la vittoria che il Doge Orseolo riportò
sui Corsari, verso il 1000 e la spontanea
dedizione che in tale epoca le città della
Dalmazia fecero di sè a Venezia.
A traverso i secoli la festa simbolica si
ripetè ogni anno e l’ultima volta che il Bu
cintoro uscì fu appunto il 17%: il 12 mag
gio 1797 l’ultimo Doge Lodovico Manin era
depcsto daU’occupazicne francese, la vec
chia stanca Repubblica più non celebrava
glorie del passato, si chiudeva nel duolo e
nel rimpianto.
La brillante e fantasiosa penna del com
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