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famiglia colombina cominciò ad accrescere.

Con ogni verisimiglianza il nuovo contin­

gente di colombi fu dovuto all’intensificarsi

del loro allevamento da parte del privato

per sopperire alla deficienza carnea. Questi,

consenziente l'Autorità municipale, si pose

a tenere animali da cortile, tra cui appunto

i colombi, i quali lasciati liberi, anche dopo

parecchi mesi di prigionia, si dispersero per

U città. Una volta presa stabile dimora in

uno degli edifizi si riprodussero nella più

ampia libertà, di modo che presentemente

il numero dei colombi va di giorno in gior­

no aumentando. E ’ strano il fatto che una

volta che il colombo ha preso possesso di

un determinato edifìcio non solo non l ’ab­

bandona più, cosa del resto innata in lui,

ma non si mescola affatto con quello d* al­

tra località. Ed è questo il motivo pel quale

cgni nucleo conserva per un dato tempo

un determinato tipo.

Nel 1924, intrapresi ad occuparmi del­

l’argomento in questione : ricerche storiche

e studio zoologico sui colombi che osservavo

giornalmente nelle piazze. Mentre le prime

riuscivano del tutto sterili, questo ultimo in­

vece, sebbene mi fosse alquanto scomodo,

dovendo accontentarmi di vedere solo ad

una certa distanza senza mai osservare alla

mano il colombo da esame, mi diede un

frutto copioso di modo che per ogni colonia

di pennuti, dislocata nei vari rioni, potei

riempire più di un foglio di appunti. Orbene

questi, relativamente alla presente nota non

hanno più importanza perchè il colombo

che si osservava nelle differenti piazze nel

1924-25 non è più quello che si vede oggi.

Evidenti modificazioni di razza, di strut­

tura per un zoologo od un allevatore e di

livrea per un profano si sono verificate a

gradi a gradi. Non è prezzo di questa me­

moria la descrizione estesa delle razze, mol­

tissimo incrociate, dei colombi liberi che si

osservano attualmente a Torino. Mi limi-

ì

1

to solo ad un accenno rudimentale : il viag­

giatore belga che ha il predominio asso­

luto ; il torraiuolo nella illegittimità di razza

la più accentuata in numero minore, il zuri-

tos, il bisetz, il mandano, il cravattato, il

triganino, il timpano, il pavone a grande

distanza sempre per qi antità dalle due

prime razze.

In ogni epoca ed in ogni città vi sono

stati ed esistono gli amici dei colombi. Ta­

luni se ne sono fatti un obbligo di cibarli

quotidianamente e l ’hanno adempiuto con

uno scrupolo che ha finito col diventare

commovente.

1 colombi di Torino hanno pure i loro

protettori. Verso il mezzogiorno un sacer­

dote trae i chicchi di granaglie da un sac­

chetto e li lancia con generosità nella piaz­

zetta di Santa Teresa. Dopo aver assistito

con compiacenza l'affaccendato beccare dei

suoi amici si

per soffermarsi po­

scia in piazza ban Carlo, indi in quella di

San Giovanni e talora in altri rioni.

Una donnetta abbastanza attempata,

avente l'aspetto di domestica, con una cesta,

la cui sagoma era un tempo di moda per

fare la spesa mattutina, getta tutta disin­

volta parecchie manciate di veccia e fru­

mento nei pressi del monumento ai Cava­

lieri d ’Italia indi a ll’angolo delle piazze

Carignano e Carlo Alberto.

Non va posto sotto silenzio un mendi­

cante in tristi condizioni fisiche il quale pu­

re giornalmente somministra ai colombi di

San Carlo, previo sbricciolamento, il pane

avuto in elemosina e che gli è avanzato. Da

ultimo è da rammentarsi il venditore di l i ­

moni. Un vecchio di piccola statura, curvo

sul corpo esile che distribuisce ogni giorno,

da circa una dozzina di anni, tre chili di

granoturco che egli acquista presso un ne­

gozio di granaglie, ordinati da una ignota

benefattrice. Egli è orgoglioso di essere

1(