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Tra questi è degno di nota speciale il nome

del Conte Nicolis di Robilant, il quale preci­

samente diede il disegno della principesca

villa " La Moglia », vero gioiello d'arte, tanto

per il »uu aspetto esterno quanto per ciò che

in essa è racchiuso.

La villa « La Moglia >sorge sopra un'amena

collina non lontana dalla città di Chieri.

Anzi, il gitante, avviandosi verso di essa,

la può già scorgere da Pino Torinese.

Questa villa costituisce uno dei pia note­

voli esempi di ville settecentesche del Pie­

monte. veramente tipica per la sua architet­

tura meravigliosa, per i suoi stupendi giar-

dini. per le magnifiche decorazioni interne ed

i lussuosi ed originali mobili.

Il Cicala, nel suo libro • Ville e Castelli

d'Italia •* attribuì il disegno di detta villa

al Juvara, ma il Marchese Federici, patrizio

genovese, a cui essa appartenne potè mostrare

una planimetria con in calce la firma del

nobile architetto torinese. Quindi il disegno

della villa va senz'altro attribuito al Conte

Nicolis di Robilant.

La villa è ora abitata dai Salesiani di San

Giovanni Bosco, i quali vi tengono una fio­

rente casa di formazione.

La costruzione è tipicamente settecentesca,

cominciando dal giardino. Essa appare gra­

ziosamente movimentata coi suoi quattro

bracci sporgenti, da due dei quali è rinser­

rato il cortile d'onore. Il Chevalley attri­

buisce ciò alla disposizione del terreno trovata

daH'architetto ed al desiderio di questi di

utilizzare edifici preesistenti.

II fabbricato è intonacato esternamente e

dipinto con colori chiari, in modo che le

parti ornamentali si staccano in bianco su

di un fondo di tinta alquanto p i j oscura,

mentre i serramenti sono colorati di grigio.

Dal cortile d'onore si accede allo scalone

che, alla sua volta, conduce al piano nobile,

piano preferito dai proprietari delle ville

piemontesi per abitarvi, mentre nelle ville di

altre località si osserva che il piano destinato

all'abitazione dei signori era generalmente

il piano terreno rialzato.

L'imponente scalone è munito di una rin­

ghiera di ferro artisticamente lavorato.

Ed eccoci al primo piano o piano nobile,

dove si aprono le stanze p i j belle e grandiose

disimpegnate le une dalle altre da una galleria.

Magnifica è la sala da pranzo. Al luogo di

dipinti su tele, noi troviamo delle carte inca­

strate negli stucchi con quei disegni tanto

caratteristici di fiorì, uccelli, putti, moti­

vazioni cinesi a colorì sgargianti.

I mobili non sono numerosi nelle sale da

pranzo settecentesche. Il tavolo e le sedie

componevano generalmente in quell'epoca

tutto il mobilio, poiché i piatti ed i bicchieri

venivano riposti negli armadi o nei vicini

locali adibiti a servizio e dipendenti dalla

cucina, quando questa non era collocata nei

sotterranei.

Passando poscia nella camera da letto, si

rimane stupefatti dalla magnificenza dei mo­

bili, a partire dal ricchissimo letto.

Tali mobili, assieme a quelli della galleria

e del salone, mostrano i p i j splendici saggi

di quell'ornamentazione chiamata «

bandere

»,

imitazione libera di ricami orientali, molto

in voga già dal '600. consistenti in ricami di

lana a colori sgargianti su bianca tela, e raf­

figuranti fiori, frutti e paesaggi, ricami che

raggiungono una perfezione artistica pregevo­

lissima.

Ammirevoli sono i sedili a gambe di capra

con imbottiture grandiose, altri invece a

contorni curvilinei in legno nello schienale,

ornati di artistiche scolture e sagomature

e ricoperti coi pregevoli ricami menzionati

più sopra. Degna di considerazione è inoltre

la « Sala degli Angeli » a pian terreno per i

suoi magnifici pannelli.

Ln vero gioiello d'arte è costituito dal­

l'ampia chiesa, o cappella che chiamar si

voglia, nella quale si ammira l'ancona dipinta

dal Beaumont. i magnifici candelabri di legno

scolpiti dal Clementi, i lussuosi paramenti

di stoffe antiche ed i pregevoli dipinti inca­

strati anche questi nelle pareti attribuiti al

Crivelli, al Cignaroli. al Rapons. Magnifico è

poi l'altare coi suoi ornamenti di bronzo.

Alla decorazione della villa lavorarono in

modo particolare i celebri pittori e decoratori

fratelli Ferraris, milanesi.

Ed ovunque stucchi e dipinti, collocati con

meravigliosa armonia di stile ed in perfetta

concordanza coi ricchissimi mobili.

La villa con tutto ciò non può vantare una

grande storia e nemmeno colui che la fece

costruire potè enumerare, durante i princi­

peschi ricevimenti che in essa vi diede, avven­

ture e glorie mirabolanti dei suoi antenati.

Infatti essa fu fatta edificare dal Conte Giu­

seppe Turinetti di Pertengo nel 1760. Costui

però non era signore della località denominata

« La Moglia », nome originato dal piemon­

tese «

la meuia

», ossia pozzanghera o palude,

ciò che doveva essere in orìgine il luogo dove

poi doveva sorgere la villa omonima. Conte

della tfoglia venne creato nel 1778 tale Luigi

Amedeo Taipone di Chieri, aiutante di camera

e tesoriere segreto di Vittorio Amedeo I I I .

Però in tale territorio, erano originati i

Turinetti, discendenti da un certo Ercole,

insegnante di grammatica nelle Scuole di

Chieri. Lo spirito eminentemente pratico di

costui seppe creare la ricchezza e la potenza

dei Turinetti. Egli abbandonò l'insegnamento

per dedicarsi al commercio ed alla filatura