

CABLO GOLDONI A T ORI NO
LA CAP ITALE SABAUDA A METÀ DEL SETTECENTO
Si va allestendo a \enezia un nuovo Museo
che raccoglierà cimeli e documenti sulla vita
e le opere di Carlo Goldoni.
Imponente
è
la mole di materiale su cui
gli ordinatori hanno da metter gli occhi e le
mani. Si pensi ai numerosi luoghi dove Gol*
doni abitò e lavorò, da studente, coadiutore,
gentiluomo d'ambasciata, console, avvocato,
autore di teatro: nel Veneto, a Perugia, a
Riniini, in Lombardia, in Toscana, a Genova,
a Torino e altrove, fino alla lunga tappa ultima
di Parigi. Quivi egli morì il 6 gennaio 1793,
proprio il giorno avanti quello in cui lo Che*
nier — ancora ignaro della grave perdita —
chiedeva in nome del Comitato d'istruzione
Pubblica, durante la seduta della Conven-
zione Nazionale, che all'italiano illustre tosse
continuata l'annua provvisione di lire quat-
trumila concessagli dal Re nel 1768 e il paga
mento della quale gli era stato sospeso dopo
la Rivoluzione (1).
£ stabilito che il tempio dei ricordi goldo
niani avrà sede nell'edificio ove il comme
diografo venne alla luce il 25 febbraio 1707,
«quasi senza dolore » della madre, come scri
verà nelle
Memorie per Vistoria della sua vita
e del suo teatro.
Sottolinea anzi: nascendo
«non detti in pianto »; e fu una sorta di fausto
presagio alla serena letizia cui si doveva
improntare, per la maggior parte, la sua
vastissima produzione.
Le citate
Memorie
(ci serviamo dell’edi
zione uscita a Prato nel 1829, tradotta e
riveduta sull'originale francese) s'aprono con
l’indicazione del luogo natale: « ... a Venezia,
in grande e bella abitazione, situata tra il
ponte di Nomboli e quello di Donna Onesta,
al canto di via di Cà Cent'anni, nella par
rocchia di San Tommaso ». £ un palazzo a
tre piani oltre il terreno, con leggiadre finestre
ad archi tipicamente veneziani. Alcune hanno
stipiti variamente scolpiti e larghi davanzali
a mensola. Al piano nobile s'apre un ampio
balcone a tre colonne. La facciata guarda
un piccolo rio varcato,
lì
presso,
dal
ponte
che
oggi si
chiama
di
San
Toma,
nome che
distingue pure il vicino
compieio.
L'ingresso
è
dalla
stretta calle
dei Nomboli.
Lo sormonta
un
tondo
bassorilievo
con
la testa
del Goldoni.
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Sotto, in un rettangolo di pietra, è l’epigrafe:
« 1707 -
Carolus Goldonius hic obtum hab vit
plaudentibus musis
». Attraverso un cancello
di ferro si vede il cortiletto con in mezzo
l’immancabile marmorea vera del pozzo; a
sinistra, una scala esterna.
Questa diverrà una delle due mète per
quanti, nella città lagunare, vorranno render
omaggio al padre del moderno teatro ita
liano. L’altra non v’è bisogno di cercarla: ci
si casca senza volerlo. È il bronzeo monumento
dello scultore Dal Zotto, sorgente in uno de'
punti più c<
’ i e frequentati: in Campo
San Bartolomeo, a un passo dal ponte di
Rialto. La statua di Goldoni — viso sorri
dente sotto il tricorno e tra i pomposi riccioli
della parrucca — sembra animarsi in mezzo
all’incessante via vai. Eccolo, il sagace osser
vatore e riproduttore di costumi del suo
tempo, ritto a gambe aperte, in atto di sostare
improvviso lungo il passeggio, appoggiando
al bastone la destra uscente dall'abbondante
pizzo del polsino. L'espressione è cordiale.
Pare intento ad ascoltare e studiare la folla.
Così, vagando nel labirinto di calli, ponti,
campi, rivi, egli si soffermava a tratti per
sorprendere i discorsi de' passanti, carpirne
le confidenze, annotarne i gesti, indagarne
le abitudini: per radunare, cioè, quegli elo
quenti appunti che gli sarebbero serviti per
le sue commedie, specchio incomparabile di
piccola vita borghese e popolana. Non diversa-
mente lo dipinge il Gamba nella sua vivace
tela conservata a Torino nella Civica Galleria
d'Arte: in piedi su una gondola, appoggiato
al felze, lo sguardo fisso alle
fondamenta
,
pronto a spiare baruffe di barcaioli, capricci
di putte, smancerie di cavalieri, crucci e
alterchi di comari.
• * *
11 suo soggiorno a Torino è scarsamente
noto. Pochi hanno modo di leggere le
Memorie
nel testo integrale.
E
tuttavia codesto sog
giorno, quantunque relativamente breve, co
stituisce un episodio tutt'altro che trascura
bile nell'esistenza dell'autore insigne.
Nella capitale subalpina, infatti, il Goldoni
trovò stimolo a scrìvere e senz'altro scrisse,
fece mettere in prova e rappresentare una
delle
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commedie più compiesse: il MWière,
cinque atti in versi.
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