Table of Contents Table of Contents
Previous Page  1052 / 1325 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 1052 / 1325 Next Page
Page Background

0 . Gurrieri,

Cesare Borgia,

G. B. Paravia

e C.

Sino

alla

fine del secolo scorso preval­

sero. in grande maggioranza

,

gli avversari dei

Borgia: oggi una più felice e ragionevole sere­

nità ha messo da parte gli avversari per par­

tito preso, e l'esame critico delle circostanze

,

oltre che la somma di nuovi documenti, ha con­

dotto gli studiosi a considerare i Borgia non

come esseri isolati e quindi palesemente mac­

chiati in proprio di peccati ed anche di crimini,

ma come protagonisti di un secolo torbido, in

cui gli eccessi del senso e della prepotenza, de­

littuosa. mascherante ambizioni politiche spesso

sproporzionate, erano normalità di vita.

Da quando poi la lettura e la meditazione de

Il Principe

di Niccolo Machiavelli hanno tro­

vato un ambiente meno settario e se ne sono va­

lutate obiettivamente le finalità politiche, che

sono quelle di dar struttura e forza di Stato a

qualche regione d'Italia

,

vittima dei propri Si­

gnori. divisi e in continuo agguato di sopraffa­

zioni regionali, e quindi vittima dello straniero,

anche la figura di Cesare Borgia ha visto smor­

zare il tragico aspetto che la demagogia anticle­

ricale le aveva affibbiato. Cosicché egli ci appare

meno spregevole, tenendo distinte in lui le im­

pulsività sensitive dalle facoltà meditative.

Il

Gurrieri ha voluto chiarire con questo

libro gli aspetti finora trascurati del Valentino:

e si è soprattutto preoccupato

con nobile e

paziente fatica

di creare la realtà storica di

un Borgia condottiero

,

che ha tentato

,

come

scopo precipuo del suo duro battagliare, di co­

stituire uno Stato nella media Italia, il quale,

dividendo la Penisola in due

,

servisse da bar­

riera tra la Francia, desiderosa di scendere

vittoriosa attraverso il mezzogiorno, e la Spagna,

decisa a salire da padrona verso il settentrione.

La narrazione del Gurrieri mira appunto a

condurre il lettore a far propria questa tesi.

Papa Alessandro VI e il figlio furono quel che

furono, ma nessuno può negare

,

attraverso la

lucentezza degli avvenimenti ormai sviscerati

dalla storia, che entrambi, in perfetto accordo

,

iniziarono l'opera di epurazione della tirannia

spicciola, debellando ad una ad una le Signorie

infestanti la Penisola e causa di tanti mali.

• * *

N. Lisi: Concerto domenicale.

Nel quadro della moderna narrativa italiana

!\icola Lisi rappresenta il magicismo innestato

su una radice paesana e naturale. Una fusione,

una congiunzione che. a prima vista, sembre­

rebbe impossibile come difficilmente si riesce

a pensare ridotta in uno spazio aereo e voli­

tante la corposità degli omini della, pittar? 4*

Rosai. Ma che alla stregua di questi recenti rac­

conti

(Concerto domenicale,

edizioni Vallecchi.

Firenze. 1941) si constata evidente e dichiarata

anche se si ha Vimpressione di trovarsi di fronte

ad un prodigio e ad un miracolo. Lisi si può

dire progressivamente è riuscito a far spuntare

le ali alle sue figure, a staccarle da quel che era il

tondo ed il peso del loro sedimento realistico.

Ed egli deve aver durato una fatica

,

in certo

senso, simile a quella che durano coloro che ten­

tano di dar sagoma e facoltà d'uccello, capacità

di volo al corpo umano.

Ma alla fine è giunto, anche se in termini let­

terari, a dar consistenza a questa aspirazione

magica. Ed oggidì nell'ambito di un atmosfera

bianca ed attonita, in un mondo trasparente

ed incantato in un cielo traslucido e rarefatto

i suoi personaggi s'innalzano, leggeri d'atti e di

gesti, come nel mistero di un'elevazione. Si di­

rebbe,, anzi, che in virtù della loro svanita e

assorta natura, per la eccentrica rarità dei loro

pensieri, per quella loro dose di pacifica follia

abbiano tagliato i nessi con la materialità e gli

interessi della terra.

E la conquista di quella qualità impon­

derabile. di quella capacità d'elevazione divenga

spontanea e fatale; ed impronti di

se,

del suo

schietto ed immacolato candore l'ambiente e lo

spazio in cui si muovono. Gesti

,

atteggiamenti,

situazioni, i minimi atti che

,

a tutta prima,

sembrerebbero inidonei a generare così arcani

sviluppi, in tale modo risultano come l'espres­

sione d'una meccanica silenziosa e necessaria.

In più

,

l'agire di questa gente rustica, umile,

modesta, di questa gente di paese

(campagnoli

d'una ingenuità che rasenta la sciocchezza

,

innamorati d'una semplicità di sentimenti che

ha del primitivo) quasi sempre condotto od

impigliato nei fili del sogno diventa la mani­

festazione d'una metafora, d'un simbolo. Il

simbolo d'una umanità che. per quanto in

origine appesantita da umori e da passioni

ed esigenze terrestri, riesce a scuotere di dosso

questo fardello. Giunge a liberarsene per correre

dietro leggera e soave

farfalla che lascia

l'involucro del bozzolo

alle sue vaghe e cru­

deli fantasie.

S'intende facilmente come a rappresentare

una siffatta umanità, a descrivere un così

stupito mondo occorrano risorse di scrittura e

di stile d’una sottile ed estrema castigatezza.

Lisi

,

si può affermare, specialmente in questa

ultima raccolta di racconti ha in maniera perfetta

accordato lo strumento alla materia

,

l'espres­

sione alle particolarità della rappresentazione.

Per modo che quel senso di distacco

,

di varità che

questi avvenimenti hanno a confronto col solito

ciarpame degli avvenimenti della cronaca quo­

tidiana. quell'aria magica in cui s'inseriscono

ed incidono e planano, è reso con una purità

iT

i

nt*rprelazione e di accenti lsi veda, ad esem­

pio

l a bambola,

un racconto che ha il sapore ed

il respiro

<f

una favola

)

che fa direntar plausibili

ed accettabili i più imprevisti incantesimi.

S. G A T TO