

meno curarsi perchè è senza denaro: sono
tre mesi che non riceve più la paga; non per
questo egli viene meno alla sua fede in Napo
leone: chiama Rodomonte il re di Svezia.
Bernardotte, che in quei giorni ha tradito chi
gli aveva donato il trono e di lui scrive che
« non è certo fatto per turbare il nostro eser
cito; quanto agli Inglesi — aggiunge — la
totale perdita del loro credito e della loro ma
ligna influenza sulle varie potenze, li obbli
gherà a dei sentimenti più convenienti per la
tranquillità dell’Europa ».
Frattanto Napoleone è giunto a Mosca;
Luigi riceve l'ordine di spostarsi col deposito
a Wilna. ma ormai è l’inverno, nevica, non
si trovano cavaiii per i trasporti e sovente sono
i soldati di scorta che devono spingere a
braccia i pesanti convogli; il suo è un penoso
calvario; «preferirei sentir fischiare all'orecchio
la dura gragnuola di Marte » egli scrive op
presso dalle fatiche. Finalmente riesce a rag
giungere Wilna coi 36 carri del suo convoglio;
vi giunge senza stivali, spossato dalle marce
estenuanti, dopo le notti di bivacco dove ha
dovuto dormire sulla nuda terra gelata.
Qui si compie il suo tragico destino: assalito
da febbri altissime, muore all’ospedale di
Wilna lontano dalla madre adorata e dal bel
sole d’ Italia. Per tre anni la madre continuerà
a sperarlo prigioniero e moltiplicherà le ri
cerche, ma alla fine venuta a conoscenza per
raso da un ufficiale presente in quei giorni
a Wilna della certa fine del suo caro Luigi,
scriverà con mano tremante sull’ultima lettera
ricevuta: « dernière lettre de mon trop cher
Louis »: vittima del dovere compiuto sino alla
fine egli può essere considerato fratello di
tutti gli umili eroi di tutte le guerre che con
il muto sacrificio della vita tengono alto il
nome della loro terra.
Mentre Luigi moriva, Gaspare si copriva
di gloria. Dopo le follie di Vienna si era tra-
>ferito ad Amburgo come aiutante di campo
sia del generale Compans sia del principe di
Eckmuhl. Continuano i balli e la corte alle
belle tedesche che cedono facilmente di fronte
al bel capitano dei granatieri dal petto deco
rato dell insegna dei prodi.
La guerra con la Russia interrompe questa
facile vita e di nuovo gli permette di coprirsi
di gloria: a Smolensk combatte sotto gli occhi
dell’imperatore che gli concede l’insegna di
l fliciale della Ijrgion d’onore, decorazione am
bitissima; poi sono le battaglie di Borodino
e della Moskowa: 5 giorni di dori combatti
menti «siamo stati a cavallo dalle 18 alle 20 ore
**inpre combattendo dalle 8 del mattino alle
9 di sera • scriverà alla madre. D iru te queste
terribili giornate è ferito all’anca destra, e alla
'palla sinistra, una pallottola gii attraversa
l'alto fthakò e due cavalli gli soao uccisi sotto
barr •• ->olaaalca - M i— « Caw»a ■Alta Manta (MM)
di lui. 11 generale Compans cade ferito ed è
portato nelle retrovie; Gaspare potrebbe riti
rarsi al suo seguito, ma egli si rifiuta di la
sciare il campo di battaglia e passa di volta in
volta agli ordini di altri due generali di cui
il primo è ucciso, l’altro ferito. Finalmente,
lacero, stanco morto ma ebbro di vittoria,
entra a Mosca; ha perduto la mantella ed il
shakò, ha la divisa a brandelli, ma non può
sostituirti perchè i furgoni di rifornimento
sono stati predati dai cosacchi. In queste tristi
condizioni inizia la terribile ritirata; egli fa
parte della retroguardia: sono continui san
guinosi combattimenti con l'inafferrabile ne
mico sino a Wiasma, sino alla Beresina: « sono
250
leghe con un freddo sovente di
25
gradi
sotto sero; avevo perduto
5
cavalli per il
freddo e la fame, dormivamo il più delle volte
nella neve e nel fango e ci nutrivamo di carne
di cavallo cotta sulla brace ». Giunge a Thorn
sfinito: è pieno di insetti, le ferite vecchie e
nuove gli dolgono, gli occhi gli fanno male e
una terribile dissenteria lo prostra.
Ma la sesta coatisione si para dinansi al
l’imperatore: egli non può due riposo ai suoi
soldati. Rimesso a mala pena dalle ferite, Ga
spare prende parte al combattimento di Lutreu
(2 maggio 1813); qui egfi riceve l’incarico di
portare un ordine da un capo all’altro del
campo di battaglia; egli deve per far questo
passare di fronte ai battaglioni nemici dispaili
in quadrato; u n impatta; spr— ato il cavallo
lo lancia al g*ta galoppo incurante delle palle