

LA B A N D IE R A ING LE SE
Vecchio stendardo fatto a brano a brano
con lembi alle bandiere altrui strappati
** messi insieme «la rapace mano
che ha gli artigli grifagni e insanguinati:
che unisti un giorno in un mosaico strano
fedi. lingue e costumi disparati
di popoli, che alcun potere umano
ha giammai nella vita affratellati.
discendi da quell’asta ove brillavi
sovra i mari, terror dei naviganti,
dove t’avevan collocata gli Avi.
fior di corsari. Bore di briganti
come i pateri loro e sparirai,
per non tornare ad apparir più mai.
SAN G IORG IO
San Giorgio, tu che con la lancia in resta
qual cavalier d’ Italia muovi guerra
ad un drago crudel che tutto appesta
e dominar vorrebbe culla terra,
colpisci fino a fondo e non ti arresta
finché vinto non sia e poi l’afferra
per troncargli d’un colpo anche la testa,
poich'esco rappresenta l’ Inghilterra.
Essa pretende averti a protettore,
benché di sangue e d’oro altrui nutrita
e priva di ogni 'crupolo e pudore
ha perfin la tua immagine scolpita
con sacrìlega man sulla sterlina
frutto costante di ogni sua rapina.
GREC I A
Dell’arte e del sapere la vittoria,
col favor delle muse, ti fu amica
e allor brillasti nell’umana istoria
quale maestra di tirilezza antica.
Ma pari fur la fama e la memoria
di quell’innata e ignobile fatica
che offuscò lo splendor della tua gloria:
« La malafede
«
tua mortai nemica!
«
lo
temo
il greco anche allorquando dona •
diceva Roma un giorno,
e
or lo ripete:
non valgono il Parnaso e l’ Elicona
gli inganni a mascherar di quella rete
che coll’Albion tendesti; a questo giova
soltanto il gladio dell’Italia nova.
GERMA N I A
Dei Nibelungi eroici alla memoria
risuonan note di pugnaci diane
e Federico esulta alle lontane
trombe squillanti per l’antica gloria.
Al fulgor di fatidica vittoria
cade «li Francia, dopo lotta immane,
anche il secondo impero e alla dimane
tosto un altro ne annovera l’istoria.
Mentre il tempo prosegue il suo cammino,
ecco travolto anche il novello impero
tra le vicende di fatai dentino.
Ma oggi un nuovo turbine guerriero
chiama le genti a vindice battaglia
per cancellar l’infamia di Versagiia.
I T A L I A
Da tanto tempo •oleriaa piangenti,
lontane dalla madre so*pirata;
quattro Mitre i f t l t . OK gli eventi
dalla Corsica a Nizza ansioso guata
verso Tunisi e Malta e allora ai venti
lancia il voto dell’anima affannata:
« Tornate a noi, sorelle, ad esse ei grida,
scuotete il giogo che vi opprime ancora
mentre oggi ferve la tremenda sfida
che del trionfo schiuderà l’aurora:
ora l’Italia è grande, forte, unita
perché risorta a più gloriosa vita ».
IL SOGNO A L CAMPO
Tutto
é
tranquillo ed i soldati dormono
sotto le grìgie tende allineate,
avvolti nel silenzio e nelle tenebre
d’una notte magnifica d ’estate.
Da lunge il mar sulla scogliera mormora
e d’usignolo una canzon lontana,
che lieve reca profumato zefiro,
infonde al core una mestizia arcana.
Ad ora ad ora par che intorno luccichi
qualche lama d’acciaio al par di un lampo,
^on l’armi delle scolte che sorvegliano
come scurì fantasmi intorno al campo.
Sopra due fasci di fucili appoggiasi
nell’asta avvolta, come un’ombra nera,
ricca di gloria, ma sbiadita e lacera,
del vecchio Reggimento la Bandiera.
Nella penombra intanto strane nuvole
par che salgan dall’alto delle tende:
dense o leggere in lunghe spire ondeggiano
come nebbia che al sole si distende.
Sono i sorrìsi ed i pensier dell’anima,
memorie, i sogni, i desideri
che lieve il sonno a quei dormenti provoca
lentamente nell’onda dei pensieri.
E quante dolci e (piante tristi immagini,
quante vicende or liete oppur funeste
in tale ridda sembrali che s’intreccino
confusamente sopra quelle teste!
Oh! dormite, figlioli, e il sonno placido
non vi turbino sogni di dolore:
sognate invece i più soavi palpiti,
le più grate memorie dell’amore!
Di quell’amor che non conosce lacrime,
che sussultar fa il sangue nelle vene,
di quell’amore che non fa rimpiangere
alcun ricordo di perduto bene.
Ma ecco che repente in mezzo al vortice
di quelle mute larve evanescenti
altre figure par si sovrappongano
balde, vivaci, in fieri atteggiamenti.
Sono schiere d’armati che s’avanzano,
bronzi ignovomi ed onde di cavalli,
vampe di fuoco e poi bagliori vividi
sprigionati dai lucidi metalli.
e mentre l’ombre dei nemici fuggono.
un sol grido magnifico di gioia
di balza in balza per il del ripetesi:
« Viva l’ Italia, viva il Re, Savoia! ».
Cori sognate! mentre il mare palpita
laggiù sul Bdo e la natura tace,
della vostra Bandiera sotto l’egida.
«otto l’egida sua, sognate in pace.
Più tardi la squillante diana bellica
vi desteri dal sogno che vi abbaglia
e
voi coU’armi in pugno allor seguitela
dove piè viva ferve la battaglia!
E quando, vecchi, al focolai
domestico
ricorderete ai giovani nepod
le vostre getta, dite lar che famino
la nartn Italia e che le «a n devoti!