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avviso dì nostro coniglio lo crea*

mo, et deputiamo Cavalero della

Corte di detta Cità di Turino con

suo inandamento et dependenz*-

con l'autorità, privillegi. preroga­

tive, comodità, immunità, hono*

ranze, preminenze, emolumenti,

stipendi, diritti et cariche che a

tal grado spettano, et convengono,

et che solevano haver gl'altri Ca-

valeri della Corte di detta Cità a

nostro bene placito con che egli

farà il debito et solito giuramento.

Per tanto mandiamo et coman­

diamo a tutti i nostri ministri,

officiali, vassalli, sudditi et massi­

mamente al giudice o sia Vicario

sindici huomini et comunità di

detta Cità di Turino et altri a'

quali spettarà che osservino et faccino intie­

ramente osservar le presenti lettere nostre, et

che accettino, riconoscano, istimino. et repu­

tino il detto Battista Borrelli per cavalero

come di sopra senza alcuna difficoltà per

quanto stimano cara la gratia nostra dando

ad esso Battista ampia autorità et facoltà di

sustituir in suo luogo uno che a lui meglio

parrà sufficiente per l’essercitio di detto officio,

il quale vogliamo che habbi la medesima autto-

rità et facoltà. Che tal è nostra mente. Dato in

Turino alli quattordici di decembre mille cin­

quecento sessanta due.

Firmato

E. FILIBERTO

V.ta

Stroppiàna

V.ta

Vincon Ref.°

V.ta

M a l o p e r a

Controsiguaio

Fabri.

Come dissi il documento mi pare abbia una

certa importanza perchè dimostra anche il

vivo desiderio di riforme che agitava in quegli

anni l'animo del principe. Infatti, subito dopo

Cateau-Cambrésis, egli, da Nizza, aveva intra­

preso il riordinamento del suo Stato, difficile

e grave compito che richiedeva esperienza e

senno per essere degnamente portato a ter­

mine in ogni campo. Un ramo importante era

J

uello della giustizia, e ad esso il giovane

uca rivolse subito le sue cure, adottando per

Torino e Chambéry i Senati, trasformazione

dei Parlamenti del periodo francese, quali su­

preme Corti di giustizia, e iniziando la pub­

blicazione dei • Novi ordini et decreti intorno

alle cause civili », che alcuni anni più tardi

doveva essere seguita dai « Novi ordini et

decreti intorno alle cause criminali *. Notiamo

inoltre che il documento

qui

riprodotto è prova

di un'altra riforma attuata dal duca in

quel

periodo: esso

è

infatti redatto in lingua ita­

liana. e tale provvedimento,

in sostituzione

del

latino e del

francese,

risale al 1561.

Della persona che il principe aveva favorito

con una carica così importante e di fiducia, se

pur così lontana dalle sue normali occupa­

zioni, nulla ci è noto, se non la circostanza,

ricavata dal documento stesso, che era tori­

nese (2).

Musico,

ma in che senso? La parola,

nel Cinque-Seicento, designava tanto i can­

tanti quanto gli strumentisti, ed è difficile

determinare. Forse si può pensare che fosse

uno strumentista dal soprannome col quale è

ricordato: Fiasconot. Più che uno scherzoso

diminutivo piemontese di

fiasco

penso che

questo appellativo possa forse indicare un

antico strumento, il

fiaschinet.

chiamato più

tardi in Francia

fiageolet

, una specie di piffero

a chiavi metalliche (3). Probabilmente il Qor-

relli era suonatore di

fiaschinet,

e gli rimase

l'appellativo, un po' storpiato nella forma dia­

lettale. Non è impossibile che il duca lo tenesse

a Corte, e si dilettasse di lui in quanto suonava

questo originale strumento, come, qualche

anno dopo, tenne presso di sè un nano suona­

tore di liuto (4). Certo il Borrelli doveva essere

persona degna per poter meritare una giusta

considerazione dal suo principe. E non doveva

neppure mostrarsi sprovvisto di cultura, per

essere in grado di adempiere conveniente­

mente ai doveri che la carica di Cavaliere di

Corte gli imponeva. Egli tenne il suo posto

fino al 1581, anno in cui lo vendette alia città

di Torino per cento scudi da 10 fiorini l’uno,

in seguito alla cessione che il duca aveva fatto

di questo ufficio alla città (5).

La Corte di Emanuele Filiberto non rag­

giunse, per il mecenatismo artistico, quel

grado che ebbe poi ai tempi di Carlo Ema­

nuele I, ma sarebbe errato pensare che il

duca fosse del tutto estraneo alle cose musi­

cali. Le feste che si tennero a Nizza per l'in­

gresso solenne di Emanuele Filiberto e di

Margherita di Francia, sposi, provano il con­

trario, e i musicisti Stefano Rossetti e Giu­

seppe Boyleau, che per quell’occasione com­

posero, furono anche più o meno stabilmente

alla Corte Sabauda. L arte dei suoni era consi­

derata dal duca guerriero e amante delle scienze

come un lieto e festevole passatempo, col quale

interrompere, di quando in quando, le gravi

fatiche dello Stato.

NAR1A GIOVANNA HASCaA

(

1

)

Arrfc.ìm

. tirila Città di Torino - Invratario a.

362

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èntariL FjwUnm FondinaIr ■ pergamena roti difillo pmdratr.

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a ln i rapporto di pamitrla roti qnrl Frum ra Maria Borriti. praa-

mt. rfcr vrm la fiar dri ’SOO rra organata di Locrto. r ai primi

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'MS paaaè ala Cortr dTrtitao. Cfr.

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(

3

) Cfr. F m t w Lm m t . Din -aria fru irà

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4

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