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R A P S O D I A

M I L I T A R E

Cesare Abha nel suo libro « Uomini e Sol­

dati » scrisse: « Si ha un bel dire la pace, la

pace. Essa è bella e santa, ma l’amore e la

guerra sono due bellissime cose della vita

».

La storia di ogni tempo e di ogni popolo

esalta infatti sempre i due più salienti feno­

meni della umana natura: l'amore e la guerra.

Il primo tanto nel fulgido candore della sua

santità, quanto nell'acuto profumo del pec­

cato. il secondo nel fiero tumulto della bat­

taglia, come nella gloriosa celebrazione della

vittoria, mentre la letteratura comprende la

sublimazione del patriottismo, dell'onore e del

valore e costituisce ciò che chiamasi poesia

militare la quale sgorga semplice, ingenua e

spontanea dal cuore dei combattenti ripro­

ducendo le intime passioni dello spirito di cui

è animata la più grande delle umane passioni,

l'amor di patria! Nella società civile l'uomo è

sempre l'eroe che la difende combattendo e la

donna la madre che la crea col supremo av­

vento della maternità, per cui eroismo e ma­

ternità sono gli unici elementi che conferiscono

senso e bellezza all'umana esistenza.

Qui non parla nè un cattedrattico sapiente

nè un oratore di professione, nè un rettorico

convenzionale, ma semplicemente un vecchio

soldato costante ammiratore del bello e del

buono, convinto che tutto è bello e buono ciò

che per il supremo palpito dell'esistenza fu

creato dal nostro Iddio (che non è quello degli

Inglesi). Parla infine uno spirito irrequieto

fd ardente pervaso da quella che chiamasi

poesia della vita e che vibra nel cuore di tutte

le razze eroiche com e quella degli Italiani!

G noi, abbiamo sempre dato e continuiamo

a dare le più solenni prove di quel classico

eroismo di cui gli antichi romani ci lasciarono

l'invidiato retaggio.

La guerra e la poesia furono le prime arti

dell'uomo e nacquero contemporaneamente,

sicché i popoli che hanno quella che sola può

chiamarsi vera patria, i popoli che hanno una

storia nazionale, un'alta civiltà ed una conse­

guente atavica tradizione, nonché una propria

letteratura che valga a testimoniare 1origine

loro ed il progresso a cui pervennero, ebbero

sempre soldati valorosi ed inspirati poeti, ciò

che manca ai popoli usurpatori, randagi, in­

frolliti o decaduti. Si è detto

da taluni

che

la poesia non

ha

rapporti

colla

guerra, ma

essa

invece

è

costituita da queU'altissima idea­

lità che

suscita, celebra ed esalta

i

concetti

della forza, del diritto c

dell'onore

i quali

sono gli elementi principali di q «d sentimento

che noi chiamiamo patriottismo, sicché la

poesia militare può ben considerarsi l'anima

della guerra. I canti guerrieri dello zoppo

Tirteo valsero infatti più di 10 falangi e sal­

varono Sparta.

Se i filosofi e gli psicologi studiano la vita

dai loro papiri e dalle loro cattedre, i gover­

nanti ed i magistrati dai loro seggi o dai loro

triounali. i medici ed i chirurgi dalle loro

cliniche o dalle tavole anatomiche, i soldati

la studiano non solo nella storia delle guerre

passate, non solo sui piani strategici e sui

campi di battaglia, ma nel flusso di tutte le

vicissitudini di quella che il DUCE definì vita

pericolosamente vissuta nel costante e preciso

adempimento dei loro gravissimi doveri e ciò

perchè la loro esistenza è tutta e solamente

dedicata alla patria. Se è vero che oggi la

guerra ha assunto un carattere speciale ed un

ritmo non solo accelerato, ma spasmodico,

tanto da modificare perfino la fisonomia dei

campi ' ’ 'attaglia, se è vero che oggi essa

si basa sulla massima potenzialità delle mac­

chine di guerra e sulla rapida e formidabile

azione di nuovi elementi, se è vero che non

rispetta nè città indifese, nè inermi popo­

lazioni e che si vale del logoramento fisico

morale ed economico dei popoli provocandone

l'estrema resistenza, è però sempre altresì non

solo vero, ma verissimo, che tuttociò perde di

valore se lo spirito del combattente di ogni

arma e grado e più che tutto del cittadino

di ogni sesso e condizione non viene animato

da quella fiamma vivificatrice che proviene

dal patriottismo che è il più grande, il più

potente ed il più poetico degli umani senti­

menti, se non agisce la coscienza del diritto

e del dovere di difendere la propria terra, se

non è radicata nel cuore del popolo tutto la

più assoluta ed incrollabile fede nella vittoria

finale. In Italia il fervido appello fatto dal

nostro Sovrano « cittadini e soldati, siate un

esercito solo » assurse

a

principio fondamentale,

a sacra consegna,

a

fatto compiuto, della

nostra vita politica e spirituale. Spetta ora

dunque ai soldati

che

rarono i cittadini di

ieri e lo saranno di domani il primo palpito

e l'ultima parola, palpito e parola

che

costi­

tuiscono non solo la fona,

ma

la poesia di un

popolo quale

il

nostro,

che per il

trionfo

dei

suoi nobili

ideali, che

sono quelli

di una bimil­

lenaria civiltà mondiale, combatte eoa le

braccia dei propri figli, eoa sinceri e valorosi

alleati, con

armi e mezzi

leali

e

non con braccia

mercenarie di quattro continenti, è ogni «so-