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— E ’ anche il mio avviso — rispose Franz com­

punto.

L 'a ltro afferrò la palla al balzo per sfiorare de li­

catamente l'argomento che gli pesava «ni cuore.

— Sono lieto che Vostra Altezza mi confermi le

s u e

disposizioni. Perchè fuori da ciò non vedo altra

strada per voi. La Francia? O h ! sulla Francia at­

tuale non si può contare. E poi laggiù. Altezza, cosi

giovane come siete, non riuscirete mai a dominare

i partiti...

Il

discorso era cauto ma Franz ne valutò la por­

tata: significava il naufragio delle sue illusioni, il

crollo definitivo delle sue speranze. L 'uonio che gli

stava di fronte lo teneva in pugno come un falco

prigioniero e poteva ogni volta che volesse spezzar­

gli i tentativi di volo. Franz si corazzò d'oreoglio.

non volendo confessarsi vinto volle mostrare di su-

Iterare in prudenza il suo improvvisato consigliere.

Lo scopo essenziale della mia vita — disse —

dev'essere di mostrarmi degno della gloria di mio

padre, lo ritengo di poter raggiungere questo scopo

elevato

h

*. per quanto sarà in mio potere, giungerò

un giorno ad acquistarmi alcune delle sue alte qua ­

lità sforzandomi nello stesso tempo di evitare gli

•cogli ch'esse gli hanno fatto incontrare. Mancherei

ai doveri che m 'impone la sua memoria se diven­

tassi il trastullo delle fazioni e lo strumento degli

intrighi. Mai il figlio di Napoleone potrà consentire

ad abbacarsi all'ignobile parte dcU'avventuricro!

C 'e ra nella sostanza di queste parole e nel tono

con cui Franz le pronunciò una naturale fierezza che

impressionò Metternich. il quale fino allora aveva

considerato il duca di Reichstadt come un ragazzo

capriccioso e viziato. Invece esse rivelavano un di-

scernimento raro in un giovane e una maturità d 'a ­

nimo che incuteva rispetto.

Meternich. congedandoci, non nascose a Franz

il suo stupore e la «uà ammirazione.

— Venendomi da voi — disse Franz sorridendo

lievemente — questo elogio è più che un compli­

mento. V e ne ringrazio.

— Altezza — aggiunge Metternich - è giunto il

principe Dietrichstein. fratello del vostro precettore.

Viene dalla Francia. Desidererei che lo vede«te.

— Sta bene — disse Franz — lo riceverò.

Si lasciarono senza diffidenza; e Franz corse su­

bito a render conto del colloquio al suo fido P ro ­

kesch.

Stabilirono d'accordo che invece di far venire il

principe Dietrichstein a Vienna sarebbero andati

loro a visitarlo nella sua villeggiatura di Weidligau.

Fra il pretesto per una deliziosa passeggiata autun­

nale. Anche Maurizio Dietrichstein si uni alla co­

mitiva.

Il

principe, fratello anziano di Maurizio, era co­

nosciuto per le sue idee liberali e per il *uo spirito

critico, ma tutti gli volevano bene e ne appressavano

l'intelligenza. D 'altra parte Metternich pensava che

Dietrichstein avrebbe potuto dire a Franz più d 'una

verità che «e giiel‘ave**e detta lui non sarebbe forte

riuscì** altrettanto eonvineente.

Il

vecchio Dietrichstein, investito della parte,

aveva preparato una specie di memoriale; e dopo

aver ricevuto Franz coi dovuti onori, lo collocò in

una bella poltrona e cominciò a leggergli il suo ma­

noscritto. La lettura durò due ore buone. Le verità

che Franz dovette ascoltare non furono tutte gra­

devoli. In sostanza, Dietrichstein dichiarava che il

duca di Reichstadt non aveva nessuna probabilità

di salire sul trono, anche concesso che l'Europa

non vi si opponesse, in quanto non si sapeva nep­

pure dove si trovassero i suoi veri partigiani.

Franz si sorbi la lettura del memoriale senza fare

un gesto o dare qualche segno di emozione, come se

non della sua persona si trattasse, ma d 'un altro

qualunque, e Dietrichstein gli avesse tenuto una le­

zione di storia antica. Ma l'effetto era ottenuto. Il

memoriale di Dietrichstein veniva a confermare le

caute parole di Metternich e a ribadire la convin­

zione che orinai Franz s'era formata e sotto la quale

aveva seppellito le sue fugaci speranze.

Egli non credeva più nella propria stella. Solo

Prokesch si ostinava ancora a credere. E si sfogava

a scrivere a Gentz, il quale, sebbene addetto al ga­

binetto di Metternich, condivideva le sue opinioni

sul conto di Franz, il pretendente migliore che l 'A u ­

stria potesse desiderare.

Gentz aveva conosciuto Franz a Presburgo, du­

rante le feste per l'incoronazione del principe im­

periale Ferdinando come re d 'Ungheria ; ed era

stato lo stesso Metternich a presentarglielo, al ter­

mine di un colloquio che non era stato del tutto

cordiale.

Metternich aveva preso da parte Franz e con

grande stupore di questi s'era messo a sermoneg­

giarlo sui doveri d 'un principe. Era la prima volta

che accadeva. Metternich parlava senza guardare in

volto Franz, anzi tenendo ostentatamente la testa

volta da un lato e lasciando vagare l'occhio lontano,

come se tenesse un discorso davanti a un'assemblea.

Franz capì subito dove il Cancelliere mirava. La cor­

nice della Corte riunita per una cerimonia dinastica

gli sembrava la più adatta per dare un tono e un

senso a ciò che doveva dire e che gli stava da tempo

sul cuore.

Cominciò:

Sebbene Vostra Altezza non si sia

mai degnata di consultarmi...

E proseguì ammonendo Franz ch'era necessario

nel suo stesso interesse ch'egli si tenesse in rapporti

con la Cancelleria, che non intraprendesse nulla

senza domandar consiglio a lui. Metternich. d ie

agisse soltanto dietro le sue indicazioni...

M en tre 'il Cancelliere parlava col suo accento

grave'e distante. Franz rifletteva:

-

Costui vorrebbe maneggiarmi come uno st

mento della sua politica... Tenermi schiavo de* suoi

disegni...

Represse i moti dello sdegno che l'agitava, e lo la­

sciò finire. O ra Metternich si era finalmente deciso

a guardarlo in faccia; aspettava la risposta.

Frana U Lu c i» aspettare un poco; poi disse con

voce lenta e tranqu il l i :