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ìR 0 -M ' A « T 1 c I S - M 0

Per «'orle!>e ronce*M«ne di lyorenz» (ìig li pubbli­

chiamo uno fra i più notevoli rap ito li del -un ro-

manco -torico di pro**ima pubblirazione. il ru i titolo

provvisorio è:

I l Re di Roma.

« L'amore, la libertà: dèi che non moriranno... •,

LtHttmNl.

Prokesch apprese a Zurigo la notizia della rivo*

limone di luglio. Pensò subito a Franz. Il principe

si trovava nella picroia stazione termale di Baden.

presso Vienna, e passava i giorni nella completa

malinconia, cavalcando solo per i boschi, appena

•cortato da un servo.

Anche Franz pensava all'amico lontano; la spe­

ranza di averlo con sè come aveva progettato, ag­

gregandolo alla propria Casa militare, si faceva

sempre più delmle. Ora la lista era nelle mani di

Metternich: avrebbe deciso lui. Franz aveva pre­

gato Maria Luigia di intervenire presso il Cancel­

liere perchè Prokesch vi fosse incluso; e anche

Dietrichstein s’era mosso. Ma Metternich aveva

detto di no.

— Troppo |>ericoloso — confidò a Gentz. — E*

un individuo che mette nella testa del duca di Reich-

«tadt idee troppo ambiziose!

Con Dietrichstein fu più cauto, e velò U rifiuto

con un pretesto plausibile:

— Mio caro. — disse — Prokesch è un valente

diplomatico e non desidero privarmene. Ho degli

incarichi delicati da affidargli.

Non c’era altro da aggiungere. Dietrichstein si

ritirò per dar conto a Maria Luigia della

Mia

mis­

sione.

Rientrando dalla consueta cavalcata. Franz li

trovò che lo aspettavano insieme. Diede un'occhiata

alla madre e capi subito.

Prokesch? — disse. — E ’ un no?

— - Il Cancelliere... — cercò di spiegare Die­

trichstein.

Franz lo fermò con un gesto.

— Inutile? Me l'aspettavo. Non poteva essere

che così!

— Ma mio caro... — intervenne Maria Luigia

desolata.

— Non parliamone più. vuoi? — fece Franx con

voce che si sforzava di rendere ferma.

Fu disinvolto, quasi allegro. Mutò discorso e rac­

contò d'una fuga di leprotti attraverso il sentiero

del bosco descrivendone i salti e le paure con una

ev idenza che fece sorridere la madre.

Ma dentro il cuore gli sanguinava. Parlando si

premeva una mano sul petto, e se aveste potuto si

-arebbe conficcato le unchie nella carne viva per far

lacere il tormento.

Le notisie dei moti di Parigi, giunte nel

pome­

riggio.

lo

trassero dal suo

abbattimento.

I Boritosi

avevano perduto il trono. Carlo

X

era

in

fuga. Sta­

volta le Potenze non lo

«Trebberà ricondotta

alla

reggia, con le armi in mano, come avevano fatto

nel 1814 e nel 1815 per Luigi XV III. I tempi erano

mutati, diverse le circostanze, e le Potenze avevano

tutto l'interesse che il malcontento popolare non di­

lagasse aumentando focolai di rivolta nelle altre

parti d'Europa. La Francia avrebbe forse potuto

darsi il governo che voleva, scegliersi un altro so­

vrano di suo gradimento...

Frana vedeva lontano. G li tornarono alla mente

le parole dell'esaltato Barthélemy. la invocazione

del « Figlio dell'uomo » ... Forse la sua ora stava per

scoccare. Perchè i francesi non avrebbero dovuto

richiamarlo? Rappresentava ancora molto agli oc­

chi dei superstiti delle campagne napoleoniche e dei

giovani che erano cresciuti al loro esempio. C 'e ra ­

no almeno due generazioni di francesi pronte ad ac­

coglierlo. Il suo richiamo sarebbe stato oltre tutto

un atto di saggezza che non doveva dispiacere alle

Potenze. Meglio lui di un terzo qualunque. Meglio

Napo)

TI. legato per nascita e per educazione al­

l'Austria, e che perriò stesso offriva serie garanzie

anche ai più sospettosi...

A Metternich?

Bastò evocarne il freddo viso sotto l'alta fronte

marmorea perchè la febbre di Franz cadesse di col­

po. A quell'ora Metternich. nel suo gabinetto della

Cancelleria, apriva con le mani aristocratiche i di­

spacci che il conte Apponyi gli spediva da Parigi.

Franz vide quelle mani che giocavano col taglia­

carte d 'oro e un brivido gli corse per la schiena.

Egli era come un gingillo in quelle terribili mani.

I suoi sogni audaci svanirono come cirri d'estate

trascinati via dal vento.

— Ci fosse Prokesch! — sospirò. — Chi sa dov'è

in questo momento?

Prokesch aveva attraversato la Germania, cor­

reva a Vienna.

A Norimberga, a Lipsia, a Berlino, gli avevano

parlato del Figlio di Napoleone; molta gente faceva

voti per lui. G li dissero che per le vie di Parigi il

popolo gridava: « V i v a la libertà! viva Napo ­

leone

II ! ».

Correva a Vienna per essergli accanto come pii

aveva promesso.

A Parigi i giorni della gloria sembravano tornati.

Raccontavano che la grate per le strade cantava le

canzoni antiborboniche di Béranger. e dei ritor­

nelli nei quali ricorreva il nome de ll'Aquilotto:

3 f U i tarlo dirneBtiearr.

il figlio

v a lr

il

pad re ...

I soldati dell'impero

m

cavana dai loro ritiri, ai

trascinavano dietro

i

giavn parlando del poale

d'Areale • del umilino di Ansteriila.

«